BUCCI INCIAMPA NEL TAPPETO ROSSO: A CHE TITOLO “LIGURIA DIGITALE”, CON LUI AD, HA SCUCITO 30.000 EURO AL SINDACO FORZISTA DI RAPALLO PER LA MARCHETTA DEL RED CARPET?
TOTI PRIMA NEGA POI AMMETTE IL CONTRIBUTO… UNA SOCIETA’ PUBBLICA AMMINISTRATA DAL CANDIDATO SINDACO LEGHISTA DI GENOVA CHE FINANZIA UNA INIZIATIVA CHE NON C’ENTRA UNA MAZZA CON LE FINALITA STATUTARIE… UN ELETTORE DI DESTRA DOVREBBE VOTARE UN PERSONAGGIO DEL GENERE?
L’ultima perla della corte dei miracoli forza-leghista del Gabibbo Bianco Toti, dell’efebico modello sotto processo per peculato e del neoacquisto candidato sindaco di Genova Mario Bucci, espressione della Lega di potere, è stata portata alla luce dal consigliere regionale Fabio Tosi del M5S, grazie a qualche soffiata locale (Fabio è di Rapallo) e alla sua richiesta di accesso agli atti.
Nel mirino un finanziamento al Comune di Rapallo (sindaco di Forza Italia) destinato al Red carpet, e partito dalla società pubblica Liguria Digitale: «Quasi 30mila euro da parte di Regione Liguria. Quello che due settimane fa Toti non ha confermato in Commissione Bilancio, ora è scritto nero su bianco su due fatture pagate da Liguria Digitale, di cui la Regione è azionista di maggioranza. È quanto risulta da un accesso agli atti” scrive il consigliere regionale Fabio Tosi del M5S .
Continua Tosi: «Per settimane Toti e la grancassa dei suoi giornali al seguito ci hanno ripetuto alla nausea che il Red carpet era una straordinaria operazione di marketing territoriale a costo zero, finanziata interamente da Carispezia. Ora scopriamo — fatture alla mano — che in realtà a pagare la scenografica passeggiata eravamo noi, e per giunta profumatamente. Ora è chiaro perchè Toti in Commissione era stato così vago. Ma cosa c’entra Liguria Digitale con il tappeto rosso di Rapallo? Cosa ha a che fare un’azienda informatica con l’iniziativa di propaganda politica di un comune? Stiamo parlando di soldi pubblici utilizzati da Toti, attraverso un gioco di scatole cinesi, per sovvenzionare lo spot all’amico, collega di partito e sindaco di Rapallo, Carlo Bagnasco”
Ma come sottolinea Tosi, il problema è ancora più grave per il candidato sindaco leghista di Genova: “cosa sapeva Marco Bucci, che fino a poche settimane fa era amministratore delegato proprio di Liguria Digitale e ora è in piena corsa per Palazzo Tursi? È questa l’idea di trasparenza e limpidezza che il centrodestra targato Toti e Salvini ha in mente per la Liguria e per Genova?»
A metà pomeriggio il governatore della Liguria ha ammesso che «il Red Carpet complessivamente è costato 30mila euro.
Questo “Red Carpet” consiste nello stendere un tappeto rosso per qualche chilometro sul lungomare fino a Santa Margherita: per capirci, Paolo Villaggio l’avrebbe definita in altro modo…
Le domande a Toti
1) Perchè, se non aveva nulla da nascondere, in Commissione Bilancio non ha ammesso che la Regione ha sovvenzionato di tasca propria il Red carpet di Rapallo?
2) Ritiene opportuno che un’azienda informatica come Liguria Digitale paghi due diverse fatture, per un totale di 30mila euro, per finanziare un’iniziativa turistica del Comune di Rapallo, guidata dal suo collega di partito e amico Carlo Bagnasco?
3) Marco Bucci, amministratore delegato uscente di Liguria Digitale e candidato sindaco a Genova per il centrodestra da lei sostenuto, al momento delle due fatture (19 e 26 aprile 2017) era ancora a tutti gli effetti al timone dell’azienda informatica.
Cosa sapeva, il candidato Bucci, di quell’operazione?
Quali rapporti intercorrevano tra lei e Bucci? Non ritiene che si possa configurare un conflitto di interessi? È questa l’idea di trasparenza che il centrodestra ha in mente per la Liguria e per Genova?
Documenti alla mano, Liguria Digitale ha finanziato il Red carpet con due distinte fatture: la prima, datata 19 aprile 2017, per una cifra di 6175,31 euro a titolo di acconto del 20% alla ditta incaricata della fornitura e della posa del tappeto rosso; la seconda, in data 26 aprile 2017, da 24801,28 euro. Se la matematica non è un’opinione, fanno un totale di 30976,59 euro di soldi pubblici.
E’ per porre in essere marchette di questo genere che un anno fa la Lega volle piazzare un uomo legato alle multinazionali farmaceutiche alla guida di Liguria digitale?
E quante altre marchette ha “garantito” Bucci in caso di sua elezione a sindaco di Genova?
Quante poltrone ai grandi rivoluzionari da salotto della destra genovese?
Cosa hanno da dire i tanti destrorsi genovesi (che evitiamo di chiamare per nome e cognome, visto che li conosciamo tutti), che spaccano i marroni in nome di “legalità e trasparenza” per poi far votare un personaggio del genere?
Quei destrorsi che per una vita attaccavano “il clientelismo della sinistra”, salvo ora tacere sulle analoghe marchette della loro pseudodestra sovranista.
Orgogliosi di non far parte del coro dei venduti ai poteri forti che rappresentate.
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