BUON ANNO A CHI E’ SOLO
IN QUANTE CASE QUESTA SERA ENTRERA’ LA SOLITUDINE? GLI AUGURI DEDICHIAMOLI A LORO
Gli Auguri, ogni augurio, sono il futuro. Pretendono la speranza. Obbligano alla fiducia. Per la nostra bella società fortunata, dove la larga maggioranza per adesso fame non ce l’ha, gli auguri sono diventati un rituale.
La regola impone di scambiarseli e li ha trasformati in una versione anodina, un modo fatico, dice la linguistica. Cioè un modo di dire. Un modo per dichiarare la propria presenza come interlocutore.
Gli auguri sono ormai un flusso continuo di frasi stabilite, che arrivano in serie sui cellulari, che ci vengono rivolti da conduttori e conduttrici tv che li hanno registrati giorni prima, dal postino, dall’ortolano, dalla cassiera del supermercato, dal commesso. Auguri Auguri cinguetta la colonna sonora delle nostre Feste.
Ecco, io proverei a dire Buon Anno a chi è solo. A chi stasera sarà solo. A chi sarà solo anche domani. A chi stasera si sente solo. A chi domani si sentirà solo.
Se c’è una parola festosa che va perdendo tanta della sua allegria, in questi tempi inattesi di pandemia, è “single”. Lo si diceva con un guizzo negli occhi, fu una conquista, cancellò la orribile “zitella”, il giocoso “scapolone”, Trasformò la solitudine in scelta.
Ma ora? Ora cosa è, la solitudine? Ci nasce dentro l’anima una crepa, io credo sia questo.
Essere soli, sentirsi soli, questo Capodanno 2021 è prima di tutto un problema di salute, se mi ammalo, e vivo solo, e sono solo, chi si prenderà cura di me?
Chi si attaccherà al telefono per chiamare un dottore che poi difficilmente verrà a casa?
Chi mi terrà la mano, se avrò paura?
Quante case, stasera, resteranno vuote di amici, di risate, di parenti? Quanti televisori si accenderanno?
La tivù la guarda, in maggioranza, chi giovane non è. I ragazzi guardano il cellulare. E le famiglie dove c’è un genitore solo, la mamma il più delle volte, nove volte su dieci, sono ormai un milione, in Italia.
Poi ci sono gli anziani soli, che l’Istat conta ogni anno, e sono quasi un milione anche loro. I ragazzi usciranno, la giovinezza costeggia il rischio per sentirsi viva e i più sono vaccinati, adesso.
Tante coppie resteranno a casa, o divideranno una cena speciale, magari portata dal catering, da un ragazzo che pedala nel freddo e parla un italiano faticoso, però sorride, sorride anche quando nessuno gli lascia la mancia. Si incontreranno piccoli gruppi di amici solidi, sicuri.
In tante case, quante?, stasera, entrerà la solitudine e si siederà in salotto, silenziosa. Le voci allegre arriveranno dal telefono, dai video, si riderà dei meme, dei comics, delle battute, si metterà la musica, si canticchieranno canzoni.
Si scarteranno dolci, cioccolatini, delizie che trasgrediscono le regole ferree della dieta obbligatoria per essere socialmente presentabili.
Qualcuno aprirà un libro, beato lui che nei libri ci crede, e dunque anche io beata. Qualcuno cucinerà per sé solo e poi posterà la foto del suo impiattamento su instagram.
Qualcuno si attaccherà a twitter, a facebook, a tik tok. Nessuno sarà solo, perché il bello adesso è che siamo tutti interconnessi.
Ma se ci fosse ancora qualcuno che, per sbaglio, per un urto di coraggio. stasera accettasse l’idea di sentirsi solo, questi auguri sono per lei, per lui.
Che sia un Anno Nuovo come noi.
(da Huffingtonpost)
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