BUZZI: “PIU’ ROM A CASTEL ROMANO DOPO CENA CON ALEMANNO”
PARLO’ DELL’ALLARGAMENTO DEL CAMPO NOMADI ALLA CENA CON IL SINDACO
“Tor de Cenci 2010, la Belviso fa la campagna elettorale sullo sgombero de Tor De Cenci”. Il problema è che i rom “non sanno dove cazzo portarli. Allora fanno quella famosa cena de Alemanno (…) e lì diciamo ‘Caro sindaco, ci allarghiamo noi a Castel Romano perchè c’abbiamo lo spazio”.
La gestione dei campi nomadi raccontata, come in una telecronaca, dalla viva voce di Salvatore Buzzi.
C’è anche questo nelle carte di Mafia Capitale, l’inchiesta che ha svelato la complicata rete fatta di rapporti, interessi e denaro che per anni ha legato la banda dell’ex Nar Massimo Carminati e l’ecosistema politico-imprenditoriale capitolino. Qual è la “famosa cena con Alemanno” a partire dalla quale, secondo Buzzi, la banda comincia a guadagnare “87 mila euro al mese” solo dalla gestione del campo di Castel Romano?
Quella immortalata dalla foto poi postata su Facebook in cui il sindaco è a tavola con il ministro Giuliano Poletti, lo stesso Buzzi, l’ex ad dell’Ama Franco Panzironi e il deputato Pd Umberto Marroni?
Le tempistiche narrate da Buzzi farebbero propendere verso questa ipotesi.
E’ 11 aprile 2014. Il presidente della cooperativa “29 giugno” viene intercettato nel suo ufficio mentre istruisce il suo collaboratore Claudio Caldarelli, incaricato di “presentare presso i competenti uffici amministrativi comunali la documentazione contabile per ottenere il pagamento dei canoni di locazione dei campi nomadi di proprietà o gestiti dalle cooperative riconducibili allo stesso gruppo”.
E poichè Caldarelli al V Dipartimento, che gestisce le Politiche sociali del Comune di Roma, deve andarci preparato, Buzzi gli racconta come è cominciato tutto.
Il racconto parte dal 15 settembre 2005 “quando viene fatto lo sgombero” del campo rom di Vicolo Savini e “i nomadi vengono portati a Castel Romano dove c’era un accordo tra Veltroni (ai tempi sindaco della Capitale, ndr) e Deodati”, proprietario dei terreni. Una parte degli ospiti del campo, però, “vanno a finire” su un terreno adiacente la cui proprietà è riconducibile a Salvatore Buzzi: “Questo avviene il 18 settembre 2005″.
Buzzi comincia a percepire dal Comune un affitto per il terreno, un rapporto che continua anche sotto l’amministrazione Alemanno (oggi indagato con Buzzi per associazione mafiosa): “Succede che prima pigliavamo 72 mila euro al mese perchè prendevamo 40 mila euro sul campo K e 32 sul campo M perchè finalmente Alemanno ce paga l’affitto”. “Tempo al tempo che succede?
Tor de Cenci 2010, la Belviso (Sveva, allora vicesindaco in quota Pdl, ndr) fa la campagna elettorale sullo sgombero de Tor de Cenci…sgombero Tor de Cenci non sanno dove cazzo portarli (i rom, ndr).. allora fanno quella famosa cena de Alemanno.. quanto costa la cena.. e lì diciamo <caro Sindaco ci allarghiamo noi a Castel Romano perchè c’abbiamo lo spazio.. perchè i 3 ettari e mezzo che abbiamo comprato.. il campo (inc) solo con un ettaro..2 ettari e mezzo sono liberi..ci possiamo allargarci noi su questa parte del campo e ne facciamo un altro in cambio se tu me dai l’affidamento a 24 mesi>..e lì sono gli 87 mila euro al mese“.
Il racconto di Buzzi si sposta, quindi, al 2010 e si concentra sul campo di Tor de Cenci, del quale nella precedente campagna elettorale la Belviso aveva promesso la chiusura.
Il 2010 è l’anno in cui anno entra nel vivo il Piano nomadi avviato dall’amministrazione Alemanno nel 2009 e l’ex vicesindaco preme sull’acceleratore: allora assessore alle Politiche Sociali, il 1° aprile la Belviso prende carta e penna e scrive una lettera a tutti i residenti della zona tra Eur, Tor de Cenci, Spinaceto e Mezzocammino per annunciare che il campo stava per essere chiuso.
Obiettivo: spostare tutti a Castel Romano, tra i 7 campi autorizzati previsti dal Piano nomadi insieme a Salone, Camping River, Candoni, Lombroso, Gordiani, Camping Nomentano.
Il 2010 è anche l’anno della cena in cui Buzzi siede a tavola con il gotha della politica capitolina. E’ quella la “famosa cena de Alemanno” di cui parla il capo della “29 giugno”? L’ex ras delle cooperative non dà riferimenti temporali in merito, ma le date sono compatibili.
La foto del convivio aveva fatto il giro della stampa nel 2013: il 28 settambre 2010 al Centro di Accoglienza “Baobab” sedevano allo stesso tavolo tra gli altri Salvatore Buzzi, Gianni Alemanno, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, Franco Panzironi (ex amministratore dell’Ama, arrestato), Daniele Ozzimo (al tempo consigliere Pd, quindi assessore alla Casa con Ignazio marino e oggi indagato), e il parlamentare del Pd Umberto Marroni.
“Quella sera non si parlò del campo di Castel Romano — racconta il deputato a IlFattoQuotidiano.it — la cena era stata organizzata per festeggiare la fine della vertenza tra il mondo della cooperazione e la giunta capitolina e la firma del protocollo di intesa. Anzi, noi, come gruppo Pd, prendemmo più volte posizione contro lo smantellamento del campo di Tor de’ Cenci. No, a quel tavolo non si parlò della cosa”.
Ma, ad avvalorare l’ipotesi, nella foto compare un altro protagonista di quella che, secondo gli inquirenti, costituirà poi il nucleo gestionale del campo.
Dietro la tavolata dei politici, con indosso una maglietta della nazionale di calcio siede Luciano Casamonica che a Castel Romano, secondo quanto scrivono i pm nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva un ruolo preciso, quello del mediatore culturale: “Il territorio in esame (…) rientrava in quello in cui era maggiore la permeabilità all’influenza del clan Casamonica, senza contare la natura della popolazione (nomade) con cui il sodalizio del Carminati si sarebbe dovuto relazionare. Per tali motivazioni, l’organizzazione si avvaleva del supporto fornito dal clan presente in quel contesto, in modo da tenere sotto controllo le problematiche che sarebbero potute sorgere nel rapporto con i nomadi. In particolare, il sodalizio si avvaleva dell’opera prestata da Casamonica Luciano” che “a fronte del sostegno prestato aveva ricevuto un corrispettivo di circa 20mila euro al mese“.
Marco Pasciuti
(da “il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply