CALANO GLI STIPENDI DEGLI INSEGNANTI ITALIANI (- 1%) MENTRE IN EUROPA CRESCONO DEL 7%
LE PALLE DELLA GELMINI SULLA RIFORMA DELLA SCUOLA CHE AVREBBE DOVUTO PREMIARE I DOCENTI…BASSA LA SPESA PER L’ISTRUZIONE, APPENA IL 4,8% DEL PIL: SIAMO AL 29 POSTO SU 34 NAZIONI…MANCANO ISPEZIONI E VALUTAZIONI
Italia fanalino di coda per la spesa nella scuola, gli stipendi degli insegnanti e il numero di laureati, ma ai primi posti per le ore passate sui banchi e anche per le ridotte dimensioni delle classi, per lo meno sulla base del rapporto allievi/insegnanti.
È la fotografia fatta dall’Ocse nello studio sul sistema scolastico dei principali Paesi che l’organizzazione stila annualmente.
Gli stipendi di prof e maestri italiani sono notoriamente tra i più bassi d’Europa.
Ma il guaio è che la situazione non accenna a migliorare. Anzi.
Mentre gli stipendi dei colleghi degli altri paesi aumentano, quelli degli insegnanti del Belpaese diminuiscono.
Dal 2000 al 2009 – rileva il rapporto sull’educazione diffuso dall’Ocse – gli stipendi nella scuola italiana sono diminuiti dell’1%, mentre nel resto dei paesi Ocse hanno registrato aumenti medi del 7%.
Non solo. Un insegnante della scuola media nel Belpaese deve attendere 35 anni di servizio per ottenere il massimo salariale, quando la media Ocse ne prevede invece 24.
E comunque, in generale, i docenti italiani guadagnano il 40% in meno rispetto ad altri connazionali con lo stesso grado di istruzione.
Un maestro alle prime armi guadagna poco più di 25mila dollari l’anno, quando la media Ocse si attesta sui 26.512 dollari.
A fine carriera guadagnerà 37mila dollari (42.784 media Ocse).
Ammontano a 27.358 dollari invece gli stipendi annuali dei prof delle scuole medie (28.262 media Ocse) e superiori (29.472).
A fine servizio questi docenti possono aspirare al massimo a 41.040 dollari l’anno o a 42.908 dollari a seconda che insegnino alle medie o alle superiori.
Una cifra decisamente inferiore alla media Ocse, che rispettivamente si attesta a 45.664 e 47.740 dollari.
I docenti però continuano a essere tanti: in Italia c’è un insegnante ogni 11 alunni, il rapporto medio dei Paesi Ocse è 1 a 16.
Quanto alla spesa destinata all’istruzione, nel 2008 in Italia era pari al 4,8% del Pil: 1,3 punti percentuali sotto la media Ocse (6,1%).
Un dato che posiziona il nostro Paese al 29esimo posto sui 34 Paesi che aderiscono all’Organizzazione.
Tra l’altro, solo l’8,6% della spesa totale in istituti di istruzione è stata fornita da fonti private, la metà rispetto alla media Ocse.
Tra il 2000 e il 2008, la spesa nella Penisola per la scuola primaria, secondaria e post-secondaria non universitaria è aumentata solo del 6% contro la media Ocse del 34%, facendo segnare il penultimo incremento tra i Paesi avanzati.
Il numero di giorni di istruzione (172) è tuttavia inferiore alla media Ocse (185), così come le ore di insegnamento (757 contro 779 alle elementari e 619 alle medie contro 701).
Al tempo stesso con un totale di 8.316 di ore di istruzione previste per il ciclo dell’obbligo l’Italia è al primo posto contro una media Ocse attorno a 6.800 ore.
Inoltre le classi in proporzione al numero di insegnanti sono piccole (10,7 alunni per maestro contro 16 alla scuola primaria e 11 studenti per prof contro 13,5 alle medie). L’Ocse sottolinea anche che la Penisola è uno dei rari Paesi a non richiedere ispezioni nelle scuole o auto-valutazioni (solo Messico, Grecia e Lussemburgo fanno altrettanto) e quindi ha meno meccanismi per assicurare la qualità degli istituti, i punti di forza e di debolezza.
Il rapporto evidenzia anche la scarsità di laureati: sono il 14% della popolazione adulta (solo Turchia e Brasile ne hanno meno) e il 20% della fascia di età 25-34 anni contro 37% della media Ocse (il che relega l’Italia al 34esimo posto su un totale di 37 Paesi considerati).
Il loro tasso di occupazione è del 79% contro l’84% Ocse, ma è di 28 punti più alto rispetto a chi non ha concluso gli studi superiori.
Nel corso della sua vita, inoltre, un laureato in Italia può guadagnare oltre 300mila dollari in più rispetto a un diplomato (contro la media Ocse di 175mila dollari), uno dei livelli massimi dell’Ocse (va meglio solo a portoghesi e americani).
La laurea insomma «paga» in Italia.
Basta non essere donne, perchè in questo caso, nella Penisola come in Brasile, le laureate guadagnano solo il 65%, se non meno, dello stipendio dei colleghi. .
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