CANDIDARE BERLUSCONI AL COLLE SPERANDO CHE SI RITIRI PRESTO
L’UNITA’ RESTA SOLO DI FACCIATA… SARANNO ALMENO 50 I FRANCHI TIRATORI NEL CENTRODESTRA
Dietro l’unità di facciata, e le pubbliche dichiarazioni di lodi, il clima del day after non è quello delle migliori feste.
La notizia della candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale era certamente attesa, ma il corpaccione dei parlamentari di centrodestra l’ha accolta senza alcun entusiasmo. Anzi.
Monta la preoccupazione per aver bloccato il dibattito sul nome del leader di Forza Italia, stroncando altre ipotesi che vengono caldeggiate da più parti.
Una di queste vede Franco Frattini, fresco di nomina alla presidenza del Consiglio di Stato, come possibile punto di caduta per raccogliere l’eredità di Sergio Mattarella. Un’offerta che potrebbe essere digeribile per il Pd, meno per il Movimento 5 Stelle, mettendo comunque in campo una proposta.
Al netto dell’identikit di altri aspiranti al Colle, c’è Berlusconi a occupare e ingombrare il campo: così nella Lega e in Fratelli d’Italia, si alimenta una speranza. Quale? “Che nei prossimi giorni qualcosa possa cambiare qualcosa, magari con il passo indietro di Berlusconi”, è la sintesi consegnata a HuffPost da alcuni deputati, teoricamente grandi elettori dell’ex presidente del Consiglio . Una prospettiva bocciata, al momento, «andrà avanti», garantisce un deputato forzista.
L’ipotesi che la ricognizione sui numeri, prevista la prossima settimana, possa intaccare le ambizioni quirinalizie del Cavaliere è al momento esclusa.
«Combatterà fino a quando potrà vincere», è il motto che viene diffuso dal suo partito. Ignorando il suggerimento di Gianni Letta sulla necessità di non «guardare agli interessi di parte».
Eppure il beau geste, l’atto da statista che include il ritiro per favorire il confronto tra le parti, resta l’auspicio di tanti parlamentari di centrodestra, alcuni dei quali si preparano a indossare la mimetica dei franchi tiratori.
«La sensazione è che in molti non lo voteranno», rimbalza da Lega e Fratelli d’Italia nelle conversazioni telefoniche. Quanti? In questo caso la stima è variabile: su circa 450 grandi elettori dati per “certi”, si può arrivare anche a un 20 per cento di defezioni.
Una riedizione dei 101 di Prodi, o giù di lì. Nella migliore delle ipotesi potrebbe mancare un 10 per cento, quindi una cinquantina di preferenze, una quota decisiva comunque a sancire la sua sconfitta.
Il tutto senza bisogno che i leader, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, debbano fare alcunché: il lavoro sporco spetta ai grandi elettori. L’attenzione è rivolta in particolare alle nuove leve, parlamentari che arrivano da un percorso non caratterizzato dalla leadership berlusconiana del centrodestra. Un conto, insomma, sono leghisti e meloniani della prima ora, che hanno condiviso esperienze e cammino con Berlusconi, diverso è l’approccio di chi ha costruito la carriera in un centrodestra più sovranista, in cui Forza Italia era un alleato minore.
Sugli effetti di un’eventuale debacle nessuno si sbilancia. Di sicuro l’ex presidente del Consiglio non vivrebbe bene lo schianto. C’è chi immagina la deflagrazione di Forza Italia e chi preconizza un colpo di scena, in pieno stile berlusconiano, che vede Silvio trasformarsi nel pivot dell’operazione-Quirinale. Dando le carte per indicare il nuovo capo dello Stato. Ma si torna al punto di partenza: «Meglio fermarsi prima della soglia del burrone» con il passo indietro.
In un quadro magmatico, si cristallizza la certezza che in pubblico nessuno si azzardi a parlare dello scarso gradimento verso l’ex premier.
Una nota di Osvaldo Napoli, ex forzista di ferro e ora deputato di Coraggio Italia, diventa la bussola per orientarsi negli umori tra gli alleati di Berlusconi. “Non vedo come il centro-destra possa sottrarsi al confronto largo proposto dal Pd per eleggere il presidente della Repubblica sulla base di un patto che deve necessariamente comprendere governo e Quirinale”, è la premessa di un discorso che si conclude in maniera netta: «Aver bloccato la coalizione di centro-destra sul nome di Berlusconi sta lasciando campo libero all’iniziativa parlamentare del Pd. Con tutti i rischi del caso per il centro-destra». Parole che gli sono valse messaggini e telefonate di congratulazioni, a sinistra e ancora di più a destra, dove la sua analisi è insomma più che condivisa.
“In questa condizione non si può pensare a eleggere un presidente con il pallottoliere”, ribadisce Napoli a Huffpost, consegnando la plastica immagine della caccia al voto scatenata nelle ultime ore. “Mi spiace – aggiunge il navigato deputato torinese – che Berlusconi, con la sua storia, voglia portare avanti questo discorso. Non gli rende onore per quello che ha rappresentato. Davvero non esiste la campagna elettorale per la Presidenza della Repubblica, è una cosa che non si è mai vista, non funziona così. Serve una convergenza ampia”.
“E – chiosa Napoli – voglio specificare che che non sono contro Berlusconi, nutro sempre stima, rispetto e ho gratitudine nei suoi confronti”. Come tanti altri, che però non sono intenzionati a manifestarla con il voto per il Quirinale.
(da Huffingtonpost)
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