CAPITALI SCUDATI E GRAZIATI: LA NUOVA TASSAZIONE DELL’1,5% HA UN’ALIQUOTA TROPPO BASSA
PRIMA TREMONTI AVEVA TASSATO SOLO DEL 5% I CAPITALI CHE L’EUROPA HA TASSATO DEL 27%… ORA MONTI APPLICA UNA MAGGIORAZIONE RIDICOLA PER NON URTARE IL PDL… MA CHI DIFENDE GLI EVASORI?
La nuova tassazione dei cosiddetti “capitali scudati” ha il sapore della beffa per chi da mesi la invocava.
Se n’era parlato molto nel corso dell’estate, durante la laboriosa gestazione della manovra firmata Berlusconi-Tremonti.
E il punto sembrava abbastanza chiaro.
Chi aveva portato irregolarmente i soldi all’estero si era potuto avvalere di un generoso condono, ideato e realizzato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, potendo rimettere tutto in regola con il pagamento di un’aliquota del 5 per cento, laddove in altri Paesi si era arrivati anche al 27 per cento.
Quando Berlusconi dovette mettere mano alla maxi manovra estiva, in molti chiesero di far pagare i furbetti dell’off-shore.
Il Pd propose un’aliquota del 15 per cento: essendo stati “scudati” circa 90-100 miliardi, si potevano mettere in cassi 15 miliardi.
La trincea del governo di centro-destra fu inespugnabile. Dicevano che era una mossa inconstituzionale, che avrebbe dato luogo a un contenzioso infinito, visto che tassava retroattivamente capitali sui quali lo Stato aveva firmato un patto di non aggressione.
Ora il premier Mario Monti e il ministro dell’Economia Mario Monti hanno deciso che quel problema di legittimità non sussiste e hanno ritassato i capitali scudati.
Però con un’aliquota omeopatica dell’1,5 per cento: gettito previsto tra 1 e 1,5 miliardi.
Il Pd, che durante l’estate tuonava contro il ministro amico degli evasori e dei paradisi fiscali, adesso protesta.
Dice il segretario Pier Luigi Bersani: “È importante che sia passato il principio degli scudati, l’abbiamo voluto e abbiamo insistito per tanto tempo, ma l’1,5 per cento è un buffetto”.
Durante l’estate, quando alcuni esponenti del Pdl avevano aperto all’ipotesi di una tassazione nell’ordine dell’1-2 per cento, Bersani aveva definito “risibile” l’idea.
Adesso ha il problema di come ingoiare il risibile buffetto, e votarlo.
Si apre dunque un braccio di ferro.
È evidente che Monti ha toccato i capitali scudati con mano leggera per non suscitare le reazioni del Pdl, e i margini di manovra sono assai ristretti, vista la singolare conformazione della maggioranza che sostiene il governo.
Anche da parte di qualche associazione che rappresenta le piccole e media imprese c’è nervosismo per l’occhio di riguardo che il governo riserva alle grandi ricchezze.
La Confcommercio, per esempio, ricorda a Monti che andrebbe fatto il famoso accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali italiani depositati nelle banche elvetiche, come hanno già fatto Germania e Gran Bretagna, portando nelle casse statali qualche decina di miliardi di euro.
Il problema è che oltre alla beffa c’è il danno.
Il denaro che Monti non ha voluto, o potuto, chiedere agli esportatori di capitali, lo ha chiesto a chi tiene disciplinatamente i risparmi nelle banche italiane.
La nuova imposta di bollo sui prodotti finanziari, presentata durante la conferenza stampa di domenica sera come un aggiustamento quasi marginale, si è rivelata ieri una notevole stangata.
In pratica, ha spiegato Monti alla Camera, tutti i titoli finanziari, comprese le polizze vita, verranno tassati con la stessa aliquota degli scudati, l’1,5 per cento.
Il gettito previsto, anche se il governo non ha dato in merito una comunicazione precisa, è stimato attorno ai 4 miliardi di euro.
Si tratta in pratica di una tosatura abbastanza severa delle ricchezze finanziarie di tutti gli italiani, anche dei fondi d’investimento.
Nella migliore delle ipotesi, in questi anni di vacche magre, la tassa dell’1,5 per cento rischia di portarsi via tutto il rendimento di un fondo comune o di una polizza vita.
Nella peggiore, la tassa erode il capitale.
È una piccola patrimoniale, come ha detto lo stesso Monti, con una caratteristica precisa. Non solo non colpisce le grandi ricchezze, ma con l’aliquota unica non è nemmeno progressiva.
Insomma, chi ha meno sarà più colpito.
Giorgio Meletti
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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