CASO ALMASRI, IL LIMITE ALLA RAGION DI STATO
NESSUN POTERE E’ SUPERIORE AL DIRITTO … LA PUNIZIONE DI CRIMINI COME TORTURE E VIOLENZE PREVALE SU TUTTO
Deportare i disperati in catene e rendere la libertà a un torturatore ricercato dalla Corte penale internazionale, riaccompagnato nel suo Paese con un volo di Stato. La nuova età dell’oro, parole di Trump, inizia così e se avessimo un po’ di onestà intellettuale, dovremmo parlare di questo e non di “toghe rosse” o complotti della magistratura.
La questione, sotto gli occhi di tutti, è non voler raccontare la verità su quella che, a tutti gli effetti, suona come una menzogna di Stato, abilmente nascosta dietro il dito della realpolitik.
Sulla testa del generale Almasri, capo della polizia giudiziaria libica, pende un mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aia per “crimini contro l’umanità e crimini di guerra”, compresi omicidi, torture, stupri, violenze e abusi sessuali commessi nel carcere di Mitiga ai danni di prigionieri politici e migranti; persone bisognose della protezione internazionale, perché richiedenti asilo, che hanno il “diritto alla vita”. Gente disperata che dall’ottobre del 2011, con la caduta del regime di Gheddafi, urla al mondo il “diritto di non subire torture, pene o trattamenti inumani” (come già stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo).
L’Italia però sceglie di cancellare con un solo colpo d’inerzia più di un secolo di storia del diritto internazionale, che dalla Società delle nazioni, passando per la Dichiarazione universale dei diritti umani (stabilita dall’Onu nel 1948) arriva allo Statuto di Roma per affermare che il delicato mosaico della pace rischia di essere distrutto in ogni momento. Perlomeno finché “milioni di bambini, donne e uomini” saranno “vittime di atrocità inimmaginabili” che non possono non turbare la coscienza dell’umanità intera.
Restituire un assassino al suo Paese è una decisione politica. Bisognerebbe spiegarne i motivi, magari con un atto di coraggio in Parlamento, per dire una semplice verità, che gli italiani hanno capito benissimo: quel criminale di guerra è utile ai nostri interessi perché di fatto, da anni, è diventato il nostro carceriere.
Ovvero colui che, dalle prigioni libiche, svolge per l’Italia un ruolo essenziale tenendo chiusi i flussi d’immigrazione dalla Libia verso il nostro Paese. Lo stesso Paese che nel 1977 permise la fuga del criminale di guerra Herbert Kappler dall’ospedale militare del Celio.§Certo, però, contestualmente andrebbe ricordato che nessun potere è superiore al diritto e che la punizione di crimini come torture, violenze e reati di genocidio prevale su qualsiasi ragion di Stato. Se non altro perché la giustizia non manda in prescrizione crimini contro l’umanità: non solo per obblighi tecnico-giuridici (nel caso di un mandato di cattura non eseguito, anche a distanza di anni, come accaduto con gli ex nazisti), ma perché il dolore e il lutto per le vittime dura per sempre. Ed è grazie alla giustizia di un organismo sovranazionale come il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia che stupri e gravidanze forzate sono diventati crimini di guerra.
Tutelare la pace mondiale e riaffermare i principi della civiltà e della democrazia: è in nome di questi valori universali che a Norimberga persino a Hermann Göring o a Rudolf Hess fu data la possibilità di difendersi. Capi nazisti che non vennero trucidati in piazza o mandati a morire in campi di tortura, ma condannati con regolare processo, in base al principio della presunzione di innocenza.
La volontà politica può sempre lasciare il segno. E proprio in nome del diritto il ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Maria Flick fece riarrestare l’ex capitano delle Ss Erich Priebke, assolto dal tribunale militare di Roma per prescrizione dei reati.
Era l’1 agosto 1996 e il ministro corse in tribunale per ascoltare il dolore e la rabbia dei parenti delle vittime della strage delle Fosse Ardeatine. Discendenti di un massacro che, insieme ai superstiti dei campi di sterminio, con i numeri della morte ancora tatuati sulle braccia, avevano impedito a un criminale di guerra, scortato in una stanza isolata e pronto a uscire dalla porta secondaria, di prendere il primo aereo per sparire chissà dove.
(da agenzie)
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