CASO DICIOTTI, NESSUNA ASSOLUZIONE PER SALVINI, COME VORREBBE FAR CREDERE: PER COMPETENZA IL FASCICOLO PASSA DA PALERMO A CATANIA
IL TRIBUNALE DEI MINISTRI STABILISCE CHE NELLA PRIMA FASE NON VI FU REATO, INFATTI AVVENNE DOPO CHE LA NAVE FECE ROTTA SU CATANIA E FU IMPEDITO PER 5 GIORNI LO SBARCO DEI PROFUGHI
Nella prima fase della vicenda Diciotti, quando la nave con 190 migranti a bordo non aveva ancora fatto rotta sul porto di Catania e il no allo sbarco non era stato pronunciato da Salvini, “nessun reato fu commesso”. Anzi, venne “tutelato l’interesse nazionale”.
E’ quanto scrive il tribunale dei ministri di Palermo, che ha trasmesso la pratica alla procura del capoluogo siciliano: di lì gli atti sono stati inviati ai pm etnei.
Il collegio palermitano, in una relazione di 60 pagine, si sofferma solo su quanto accadde dal 15 al 20 agosto, da quando la “Diciotti” prese a bordo i migranti al largo della Libia a quando ne fece sbarcare 13 – ammalati – a Lampedusa.
In quei giorni, scrive il tribunale dei ministri, nessuno intimò un divieto alla sbarco nè fu negata l’autorizzazione all’approdo.
Anzi, secondo i magistrati, fu “meritorio” il lavoro della Guardia Costiera – che dipende dal ministero delle Infrastrutture – che si spese per indurre Malta a rispettare gli accordi internazionali e accogliere i profughi.
Non c’è un’archiviazione ma la palla passa ora ai pm catanesi che dovranno decidere loro sull’aspetto anche politicamente più importante, dovranno stabilire se è fondata l’ipotesi di sequestro di persona a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini: la “Diciotti” rimase cinque giorni nel porto di Catania senza che il Viminale autorizzasse lo sbarco.
La posizione del leader della Lega, insomma, resta in sospeso.
(da agenzie)
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