CASO REPORT -VACCINI: LA RETTIFICA PROMESSA DA RANUCCI AL “CORRIERE” E QUALCHE AMNESIA
IL CONDUTTORE E LE DIFFERENZE TRA LE DUE VERSIONI
Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, scrive oggi una lettera al Corriere della Sera in cui prende atto che il servizio è stato inteso come «contro i vaccini obbligatori» e prende atto di non essere stato «sufficientemente chiaro», anticipando l’intenzione di «fornire ogni chiarimento ai telespettatori nella prossima puntata». Ecco la lettera integrale di Ranucci:
Caro direttore,
sento il bisogno di scrivere queste righe in seguito al clamore che ha suscitato il servizio trasmesso lunedì sul Papilloma virus. Il servizio è cominciato con una grafica che specificava nei dettagli l’utilità del vaccino, nella quale abbiamo affermato che questo vaccino previene il tumore al collo dell’utero. Il programma proseguiva con un mio intervento nel quale letteralmente affermavo: «Quest’inchiesta non è contro l’utilità dei vaccini, in tema di prevenzione si tratta della scoperta più importante degli ultimi 300 anni», anche se tale vaccino è consigliato, ma non obbligatorio. Specificavo poi che il tema del servizio erano le reazioni avverse, e fornito gli elementi dimostrati dall’Oms, nel centro di Uppsala in Svezia. Su tali reazioni avverse, il Mediatore europeo ha accolto il reclamo di un gruppo di ricercatori danesi del Cochrane.
Si tratta di scienziati accreditati, a cui dobbiamo il ritiro dal commercio di un farmaco a base di Sibutramina, un farmaco antiobesità , che aveva provocato decessi. Su questo reclamo accolto dal Mediatore, ha espresso la sua valutazione in contraddittorio la dottoressa Enrica Alteri,a capo del Comitato di valutazione dei medicinali per l’ Agenzia europea del farmaco. In Italia le reazioni avverse devono essere comunicate alla Farmacovigilanza, e si è scoperto che coloro che hanno reazioni avverse non sempre riescono a segnalarle. Su questo punto è stato chiesto il parere del più importante farmacologo italiano, Silvio Garattini, il quale ha confermato che il sistema della farmacovigilanza ha delle criticità . In onestà ci sembrava doveroso portare all’attenzione delle autorità competenti una mancanza di trasparenza.
Tutto questo è stato inteso come un servizio contro i vaccini obbligatori. Se è stato compreso in questo modo, prestando di conseguenza il fianco a strumentalizzazioni, significa che non sono stato sufficientemente chiaro. Di questo mi assumo ogni responsabilità , e anticipo attraverso il suo giornale l’intenzione di fornire ogni chiarimento ai telespettatori nella prossima puntata di Report. Ci tengo a ribadire l’importanza delle vaccinazioni obbligatorie e quelle consigliate anche perchè ho sempre fatto vaccinare i miei figli.
Benissimo.
Solo a mo’ di promemoria per Ranucci, allora, facciamo notare al conduttore di Report che quello che racconta nella lettera al Corriere non è ciò “è stato inteso” come un servizio contro i vaccini obbligatori. Per il semplice motivo che il servizio che Ranucci ha così ben riassunto nella sua letterina non è il servizio che è andato in onda. Non sappiamo se Ranucci non abbia visto il servizio o è semplicemente in malafede ma ci si chiede come mai abbia omesso, nel suo resoconto, di menzionare gli aspetti controversi del servizio.
Perchè per come la racconta Ranucci al direttore e ai lettori del Corriere effettivamente c’è poco da dire: un servizio di quel genere non sarebbe mai stato visto come un’inchiesta contro i vaccini (obbligatori o meno visto che quello anti-HPV è facoltativo).
Ma ci viene il dubbio che un servizio costruito in quel modo probabilmente non sarebbe mai andato in onda su Report.
Nell’inchiesta di Alessandra Borella ci sono infatti alcuni elementi ulteriori che convenientemente Ranucci non cita. Ad esempio curiosamente non viene menzionata l’opinione del dottor Yehuda Shoenfeld, forse a Report si sono accorti che le sue ipotesi per il momento non sono supportate da dati scientifici dimostrati?
L’unico esperto citato è Silvio Garattini che non a caso nell’intervista mandata in onda non parla di vaccini ma rileva la mancanza della replicazione dei dati e solleva il sospetto di un possibile conflitto di interessi con le case farmaceutiche.
Ed è giusto chiedere maggiore trasparenza e controllo sui dati, strano però che la stessa richiesta di controllo non si applichi anche ai ricercatori che vengono intervistati nel servizio.
Ranucci poi non menziona l’intervista a Beniamino Palmieri dove il medico dell’Università di Modena spiega di aver riscontrato partendo dal 2008 e fino al 2011 “come il 60 per cento delle ragazze vaccinate con i due classici vaccini Gardasil e Cervarix anti-HPV manifestassero delle reazioni avverse”.
Nè Palmieri nè la Borella specificano di che tipo di reazioni avverse si tratta: sono gravi?
Il contesto nel quale è inserito il contributo di Palmieri — ovvero dopo i drammatici racconti di alcune ragazze che sostengono di aver subito gravi reazioni avverse dopo il vaccino contro il Papilloma virus — lascia intendere di sì.
Questo però è scorretto sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista giornalistico. Del resto anche quando si parla dei 71 mila casi di reazioni avverse registrate dall’Uppsala Monitoring Center la cifra sembra esagerata rispetto ai dati dell’UMC (qui il link) che parla di poco meno di 40 mila casi riportati e riferisce che la maggior parte delle reazioni avverse (Adverse Event, AE) riferite sono lievi (Report non lo specifica) e che conclude:
A causal association between these AEs and HPV vaccination remains uncertain; however, given the medical seriousness of this safety concern, we believe that a more definitive study of the findings presented here is essential to ensure continued confidence in the HPV vaccine.
Un’altra cosa che Ranucci evita accuratamente di menzionare nella sua lettera è il riferimento al caso di Pasqualino Rossi: nel servizio la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Rossi — accusato di aver preso una mazzetta per non far ritirare dal commercio l’Aulin — viene presentata da Borella in un altro modo.
La giornalista di Report infatti in due occasioni ricorda agli spettatori che Rossi è stato fotografato mentre prendeva una tangente (vero) ma senza dire che era per la vicenda di Aulin e invece dicendo chiaramente:
Ora, metti tutto questo, e metti che i controllori sono finanziati dai controllati. E metti anche che chi era nel comitato di valutazione del vaccino è stato beccato mentre percepiva una mazzetta da chi doveva appunto valutare e che invece di essere cacciato via è stato promosso.
Non discutiamo qui dell’opportunità di promuovere un dirigente beccato con le mani nella marmellata (è evidente che Report ha ragione) ma l’utilizzo della vicenda per dire che EMA non funziona e che la valutazione del vaccino anti-HPV è stata condizionata da tangenti è quanto meno pretestuosa, visto che Rossi è stato arrestato, indagato e poi prescritto per un altro caso di corruzione.
Ci sono prove che Rossi abbia percepito tangenti per far approvare Gardasil o Cervarix? Anche questa volta la risposta è no. E anche questa volta Ranucci non ne parla nella sua lettera.
L’ultimo aspetto controverso è quello che riguarda l’intervista alla dottoressa Antonietta Gatti che ha spiegato agli spettatori che i vaccini sono contaminati da metalli pesanti.
Lo ha fatto utilizzando una criticatissima ricerca fatta in collaborazione con il marito Stefano Montanari, una vecchia conoscenza del mondo dell’antivaccinismo che qualche tempo fa ha deciso di lasciare la battaglia.
La Borella si è difesa dicendo che non ha intervistato Montanari: vero, ha intervistato sua moglie che ha esposto i dati della loro criticatissima e contestatissima ricerca. È da quella ricerca (link) che la Gatti snocciola le cifre sulle contaminazioni da metalli pesanti ritrovate nei vaccini Gardasil e Cervarix (due delle 44 formulazioni esaminate).
Convenientemente, oltre ad omettere il fatto che Montanari è co-autore della ricerca la Borella non riferisce che i due coniugi sostengono che il vaccino contro morbillo-parotite-rosolia “è associato con casi di autismo”.
Nè Borella si preoccupa di evidenziare tutti i dubbi sulla veridicità dello studio come ad esempio la mancanza di un gruppo di controllo o di studi che mettano in correlazione la presenza di nanoparticelle con le reazioni avverse descritte all’inizio del servizio.
Questo collegamento viene lasciato allo spettatore che — oopportunamente imbeccato dal taglio del servizio — è portato a pensare che sono i metalli pesanti che contaminano i vaccini a causarle. E dal momento che la Gatti dice di averne rilevati in 44 vaccini la conclusione è che tutti i vaccini sono contaminati da metalli pesanti e che tutti i vaccini non sono sicuri.
Infine c’è il modo con cui è stato deciso di gestire il contatto con Roberto Burioni: in prima battuta Report si è giustificato dicendo che Burioni — contattato dalla redazione — non ha risposto.
Si è scoperto poi che la giornalista di Report ha mandato un messaggio privato a Burioni su Facebook il 2 gennaio e che dopo che in un commento il 16 febbraio Burioni (senza per altro sapere che Alessandra Borella è una giornalista di Report) le ha dato della capra ignorante la giornalista ha dedotto “che non fosse interessato”. Questo significa che per oltre un mese la redazione di Report non è riuscita a trovare il modo di contattare il dottor Burioni attraverso canali più diretti e sicuri ma che semplicemente ha affidato ad un unico messaggio su Facebook (uno delle migliaia che Burioni riceve al giorno) il tentativo di contatto.
Questo se non altro dà la misura di quanto a Report abbiano a cuore il contraddittorio. Ma di tutto questo Sigfrido Ranucci non chiede scusa e non ne parla e preferisce continuare a chiedersi come mai il loro servizio è stato inteso (da anti-vaccinisti e pro-vaccini) come un servizio “contro i vaccini”.
Chissà quale servizio ha visto Ranucci. Di sicuro non quello che è andato in onda. In ogni modo adesso ha un (lungo) elenco di cosine da rettificare nella prossima puntata di Report.
Visto che alla trasmissione della Gabanelli abbiamo sempre riconosciuto serietà , non dubitiamo che sarà così.
(da “NextQuotidiano”)
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