C’E’ L’ASSASSINO, MA MANCA IL MOVENTE: IL PD LOTTIZZATO VOTA “IL NULLA” A PALAZZO CHIGI
COME SE FOSSE COSA LORO: NON DECIDE IL PARLAMENTO, BASTANO 136 POLTRONISTI
Teatro dell’assurdo: Renzi dà il benservito al presidente del consiglio con una relazione che parla di “cambiamento”, ma senza indicare motivi specifici per il cambio della guardia a Palazzo Chigi.
La relazione approvata con 136 sì, 16 no e due astenuti. Pochi minuti dopo l’annuncio del premier: “Domani le mie dimissioni al Quirinale”
Il presidente del Consiglio non andrà in Parlamento per formalizzare la crisi (come chiedono Forza Italia e M5s).
Solo Civati e i suoi votano contro la relazione che mette alla porta il capo del governo. Tutti gli altri (sinistra del partito compresa) no.
Gianni Cuperlo aveva chiesto di non votare, per salvare almeno le forme, ma il regolamento prevede una pronuncia del “parlamentino” sulle relazioni del segretario. In più lo prevedono anche le norme della chiarezza politica, si potrebbe dire.
Alla fine, poco dopo le 18, la Direzione nazionale approva la mozione del segretario (leggi il testo) con 136 sì, 16 no e due astenuti.
Pochi minuti dopo il voto, Enrico Letta detta una nota: “A seguito delle decisioni assunte oggi dalla Direzione nazionale del Partito Democratico, ho informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della mia volontà di recarmi domani al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio dei ministri”.
C’è l’assassino, ma manca il movente.
Il 18 gennaio Renzi aveva lanciato addirittura un hashtag su Twitter (“Enricostaisereno”), oggi “ringrazia il presidente del Consiglio per il notevole lavoro svolto alla guida del governo, un esecutivo di servizio nato in un momento delicato.
E per il significativo apporto dato in particolar modo per il raggiungimento degli obiettivi europei”.
Una formula di poche parole neanche tanto addolorate da presidente di società di calcio che esonera l’allenatore.
Quale sia il punto di svolta che ha trasformato Renzi da Dottor Jekyll a Mister Hyde nessuno ancora l’ha capito.
Renzi pretende un cambio della guardia “all’inglese”: il nuovo leader del partito prende anche la guida del governo.
Propone un governo per una “legislatura costituente“, quindi fino al 2018 perchè “il Pd si deve assumere la responsabilità ”.
Contenuti pochi, al momento, a parte la feroce definizione data al programma presentato da Letta: “Contributo”. Niente contenuti, quando ci si limita alla politica.
Proprio Letta ha atteso il voto da Palazzo Chigi perchè voleva il timbro su una decisione che con il passare delle ore è diventata largamente maggioritaria tanto che — oltre all’Areadem di Franceschini, il cui voto favorevole era scontato — anche la minoranza Pd in una riunione precedente alla direzione nazionale aveva dato il via libera a Renzi, presente il nume tutelare Massimo D’Alema.
Il presidente del Consiglio non c’era alla direzione. Il paradosso è che ha atteso il voto seguendo la diretta streaming di una riunione del suo partito che quasi in massa gli ha voltato le spalle.
“Decidete con serenità ” scrive Letta in una nota alla direzione nazionale.
Forse c’è dell’ironia, nella speranza che la serenità sia la stessa che gli ha augurato il suo segretario che ora vuole prendere il suo posto.
Le trattative erano andate avanti per tutta la mattina per evitare il rischio che Pippo Civati aveva ipotizzato di un “western”. E’ stato peggio: un mattatoio, pieno di “Grazie Enrico, ma…”. Per dirla di nuovo con Civati è stato qualcosa a metà tra la Prima Repubblica e Shining.
In una situazione, ragiona Civati, in cui il timore è che ancora una volta ne esca vincitore Silvio Berlusconi.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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