“CHE FAI, MI CACCI?”: DOPO CINQUE ANNI TOCCA A FITTO, PALATE DI FANGO IN ARRIVO
BERLUSCONI SI ADDOSSA LE COLPE DEL NAZARENO E DA’ I SETTE GIORNI ALL’OPPOSITORE INTERNO CHE REPLICA: “CI CACCI PERCHE’ ABBIANO AVUTO RAGIONE? IN DUE GIORNI SI E’ PASSATI DA FORZA RENZI A FORZA SALVINI”
I parlamentari ribelli disertano l’assemblea. Silvio Berlusconi, davanti a una sessantina tra deputati e senatori, sbatte il pugno del comando: “Una settimana, due al massimo e poi Fitto e i suoi devono decidere: o dentro o fuori”.
L’ultimo affresco del declino nell’era del post-Nazareno raffigura la scissione di Forza Italia.
Il Che fai, mi cacci 2.0. Nell’auletta dove vengono riuniti i gruppi parlamentari azzurri per ricevere la linea della rottura con Renzi va in scena il processo agli oppositori interni: “Non si può andare avanti così. La minoranza ha diritto di esprimere le sue posizioni ma poi è la maggioranza a decidere. Ora basta, Raffaele deve decidere cosa vuole fare. Se Fitto se ne va e fa un suo partito arriva al massimo all’1,3 per cento”.
Segno del declino rispetto all’epica cacciata di Gianfranco Fini è che mancano, nello statuto di Forza Italia, pure le regole per epurare.
L’ex premier annuncia che sarebbe opportuna una sospensione di tre mesi, ma statuto alla mano gli fanno notare che la strada non è percorribile.
Alla fine, nel documento messo ai voti, il passaggio minaccioso non viene neanche inserito.
Anche se i capi d’accusa li elenca Renato Brunetta in Transatlantico: “I suoi parlamentari non sono venuti la scorsa settimana all’ufficio di presidenza e hanno convocato una conferenza stampa in contemporanea, in Aula votano non secondo le indicazioni del partito, oggi non sono venuti all’assemblea dei gruppi. Si tratta di una sequenza dei fatti che parlano da soli”.
Diserzione, si sarebbe detto una volta. Frazionismo, nei partiti stalinisti.
Raffaele Fitto, il ribelle, aspetta un’ora, per vedere se arriva una smentita, prima di diramare una nota durissima: “La domanda nasce spontanea, dopo l’ipotesi di una nostra cacciata. Perchè? Perchè facciamo opposizione? Perchè abbiamo avuto ragione sulle riforme, e, purtroppo, su tutto il resto? Perchè troviamo surreale il passaggio in due giorni da ‘forza Renzi’ a ‘forza Salvini’? Dunque, ‘processo popolare?”
Eccola, la raffigurazione della scissione. Di cui sono già scritti i prossimi capitoli. Come quando Raffale Fitto terrà la sua convention dei “ricostruttori” il 21 febbraio a Roma: “Ho dovuto cambiare sala — fa sapere l’ex governatore – perchè quella che avevo prenotato è troppo piccola a vedere le adesioni”.
È questo il risultato della prima riunione romana dopo il “patto con Salvini” e la rottura del Nazareno: l’indicazione del nuovo nemico.
Perchè sul resto quello che va in scena è un timido tentativo di rassicurare le truppe che non c’è un passaggio dalla sudditanza da un Matteo (Renzi) all’altro Matteo (Salvini): “Siamo amici di Salvini — dice l’ex premier – ma nessuno può lanciare diktat sui nomi dei candidati e sui nostri alleati”.
Per chi ricorda i momenti della tragica epica berlusconiana pare il discorso di un superstite ai superstiti.
Berlusconi legge un testo fatto apposta per limitare i danni, evita di andare a braccio come ha fatto per una vita, parla in modo paludato.
E, soprattutto, prova a chiudere la faida interna rivendicando la paternità di tutte le scelte sbagliate, a partite dal Nazareno: “La linea politica seguita fin qui era la mia linea politica. Se c’è una responsabilità quella è solo la mia perchè io ci avevo creduto e sperato fino in fondo”.
Si capisce che il Nazareno ormai è morto, anche se nel documento finale la formula è sfumata, perchè è chiaro che è complicato pure per un abile venditore spiegare che è giusto votare contro se stessi, visto che ciò che è all’esame dell’Aula è stato votato da Forza Italia al Senato con gioioso impegno: “Continueremo ad appoggiare ciò che delle riforme riteniamo utile per il Paese e alla fine del percorso, valutato come il nostro contributo sarà stato recepito dalla maggioranza, decideremo come comportarci al voto finale”.
Ma è chiaro che ormai Renzi è l’avversario, anzi l’Avversario.
Lo accusa di aver condotto la trattativa in modo “autoritario” e quindi sarebbe pericoloso consegnare a uno così questo impianto di riforme.
Lo accusa anche di aver rotto il Nazareno e un percorso nel quale Forza Italia aveva creduto.
Nè l’annuncio che il decreto fiscale slitterà di qualche mese ha sortito effetto. Perchè l’ex premier non crede alla “salva-Silvio” e soprattutto considera quasi ricattatorio questo modo di procedere da parte dell’inquilino di palazzo Chigi: prima il segnale su Mediaset, poi quello sul decreto fiscale.
A microfoni spenti raccontano nel cerchio ristretto che al momento i toni non sono incendiari solo perchè tra un mese c’è la Cassazione su Ruby e l’ex premier è preoccupato da possibili vendette nelle sedi giudiziarie.
Una volta tornato libero e passato il terzo grado di giudizio, a Renzi sarà riservato dagli house organ del Cavaliere un trattamento “alla Fini”.
Perchè, secondo i suoi segugi, nessuno è privo di peccati o di scheletri da cacciare dall’armadio.
(da “Huffingonpost”)
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