CHI PAGA LE TASSE IN ITALIA? IL 60% I DIPENDENTI, IL 34% I PENSIONATI E SOLO IL 4% PROFESSIONISTI, IMPRENDITORI E COMMERCIANTI
MENO SI DICHIARA E PIU’ LO STATO EROGA PRESTAZIONI… TUTTI I DATI DI UN SISTEMA FISCALE CON TROPPE FALLE
Nel 2016 gli italiani hanno dichiarato ai fini del pagamento dell’Irpef (per l’anno 2015) redditi per 832,9 miliardi. Di questi ben 455 sono erogati dallo Stato: 325 circa per pensioni, prestazioni assistenziali, sostegno al reddito e rendite Inail e altri 130 circa per stipendi della pubblica amministrazione.
In pratica gli italiani producono da soli, senza l’aiuto dello Stato, meno della metà del reddito totale.
Le dichiarazioni presentate lo scorso anno confermano la situazione di criticità del nostro impianto fiscale per due motivi: da un lato, lungi dal far emergere i redditi, il sistema «incentiva» a dichiarare il meno possibile per beneficiare di una numerosissima serie di agevolazioni e benefici collegati al reddito, con un Isee aggirabile sulla base del quale meno si dichiara e più Stato, regioni ed enti locali, erogano prestazioni basandosi quasi esclusivamente sui dati reddituali ed in assenza di una banca dati nazionali dell’assistenza.
Secondo motivo, le alte aliquote sui redditi e sull’Iva incentivano a pagare in modo irregolare. Come più volte abbiamo sottolineato su queste pagine, per un Paese come l’Italia l’unica soluzione non può che essere l’introduzione del «contrasto d’interessi» tra produttori finali e consumatori.
È anche una strada per disinnescare l’aumento delle aliquote Iva. L’altra è lo scambio tra meno Irpef e più Iva, a tutto favore delle classi che le tasse dirette non le possono proprio evadere.
Complessivamente i contribuenti hanno pagato 171,71 miliardi di Irpef, ma considerando il bonus Renzi di 80 euro di cui hanno beneficiato ben 11.155.355 contribuenti (il 27,3% dei dichiaranti) per uno sgravio di 8,96 miliardi, la spesa effettiva si riduce a 162,75 miliardi.
E così accade che, per effetto del «bonus» il 45,5% circa degli italiani paga solo il 3,13% del totale Irpef, con una imposta media davvero bassa che si riduce da 53 a 30 euro per redditi fino a 7.500 euro, da 600 a 369 per quelli da 7.500 a 15.000 euro e da 1.662 a 1.371 nella fascia da 15.000 a 20.000 euro.
Considerando anche i redditi da 15 a 20 mila euro in pratica il 59,84% dei cittadini paga 17,1 miliardi (il 10,51% del totale) ma ne riceve per la sola sanità 50,13.
Queste sono le medie, ma chi paga effettivamente l’Irpef?
I contribuenti sono suddivisi in tre categorie: i dipendenti, gli autonomi e i pensionati.
Su un totale di Irpef versata di 172 miliardi, i lavoratori dipendenti ne pagano 103 pari al 60% del totale (il conto si riduce a 94 miliardi, pari al 56,7% al netto del «bonus»).
Pur essendo 17 milioni secondo il censimento Istat, rappresentano poco più della metà dei contribuenti complessivi arrivando a essere 20.880.245, ma rappresentano ben il 54% di quanti dichiarano redditi positivi (16,797 milioni su 30,879 milioni).
Si può quindi affermare che il 100% dei dipendenti (forse loro malgrado) sono «fedeli contribuenti».
In termini di classi di reddito, troviamo 20.115 persone con redditi dichiarati oltre i 300 mila euro, che pagano pro capite una imposta di ben 183.989 euro l’anno, somma che corrisponde a quella versata da ben 622 lavoratori con redditi da 0 a 15.000 euro.
Giusto per rendere evidente la situazione, questi lavoratori, pari allo 0,10% dei contribuenti pagano più tasse del 37,6% di quelli con redditi fino a 15.000 euro.
Passiamp ai lavoratori autonomi.
Qui è tutta un’altra musica; se ne stimano circa 7,5 milioni, ma i dichiaranti sono 5.115.540, (341.000 in meno rispetto al 2014) di cui solo 2,598 milioni presentano redditi positivi.
Ma di questi il 78% del totale dichiara redditi fino a 15.000 euro lordi l’anno e paga un’Irpef media di circa 173 euro.
Il successivo 15,4% di autonomi con redditi tra 15.000 e 35.000 euro paga un’Irpef media di circa 1.516 euro, ancora insufficiente per coprire i costi della propria sanità .
In pratica solo il 6,75% degli autonomi pari a 335 mila soggetti, paga imposte sufficienti a finanziarsi la sanità , mentre il restante 93,25% (non considerando i quasi 2 milioni che non risultano al fisco) è a carico di altri lavoratori. In questa categoria il livello di concentrazione delle imposte è il più elevato; il 6,75% paga il 72,% dell’Irpef di categoria e addirittura il solo 14,52% paga l’82,07% (contro il 36% dei pensionati e il 40% dei dipendenti).
E così il totale Irpef pagata da questi lavoratori è pari a 9,4 miliardi di euro cioè il 5,5% del totale del gettito Irpef del 2015, pur rappresentando il 12,5% dei contribuenti.
I pensionati
Sono 16,19 milioni di cui circa 8,2 milioni con prestazioni integrate o totalmente a carico della fiscalità e quindi non soggette a imposizione Irpef.
Tuttavia, poichè coloro che fanno la dichiarazione dei redditi sono 14,77 milioni e quelli che pagano almeno 1 euro di imposte sono 11,483 milioni, significa che una parte non modesta di «assistiti» (oltre 3 milioni) percepisce altri redditi oltre alla pensione o ha fatto la dichiarazione per portare in deduzione o detrazione le spese sostenute.
Nel 2015 i pensionati hanno pagato 59,6 miliardi di euro di Irpef pari al 34,7% del totale. Tra i dichiaranti il 45,4% pari a 6.700.000 pensionati, ha pagato un’Irpef media di 580 euro; su questo universo è prevista una no tax area fino a 7.500 euro di reddito l’anno per chi ha meno di 75 anni e fino a 7.750 euro per quelli over 75 (cifre aumentate dalla legge di Bilancio per il 2017).
Tra i pensionati, i redditi sono distribuiti in modo più regolare, con riflessi anche sul finanziamento della spesa sanitaria. Il 45,38% (identico alla media nazionale relativa a tutte le persone fisiche) paga solo il 6,52% dell’Irpef e il 36,64% paga l’81,16% dell’intera Irpef della categoria.
(da “il Corriere della Sera”)
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