CI SONO SEGNI CHE I PROVOCATORI CHE BRUCIANO I CORANI LAVORINO AL SOLDO DELL’INTERESSE RUSSO PER CREARE CAOS
LA RUSSIA VUOLE SPACCARE IL FRONTE BALTICO. TENERE LA SVEZIA FUORI DALLA NATO, PEGGIORANDONE I RAPPORTI CON LA TURCHIA
Un incendio ne accende un altro e nelle ultime settimane si moltiplicano, in Svezia e Danimarca, i raduni pubblici dove vengono bruciate copie del Corano, il testo sacro dell’Islam. Manifestazioni inevitabilmente autorizzate ai sensi delle leggi sulla libertà di espressione; che aggravano però un momento in cui le relazioni con vari Paesi mediorientali, soprattutto della Svezia, sono difficili; e che potrebbero presto venire proibite per legge, sia in Svezia sia in Danimarca, anche dopo contatti tra i due governi.
L’ultimo rogo ieri, di fronte al Parlamento di Stoccolma. Due rifugiati iracheni, Salwan Momika e Salwan Najem, hanno calpestato un Corano e poi gli hanno dato fuoco. Momika aveva riempito di pancetta — cibo impuro per la religione islamica — le pagine del volume e poi lo aveva incendiato.
Il primo ministro svedese Ulf Kristersson e l’omologa danese Mette Frederiksen stanno valutando — così note stampa congiunte — se «il bando di questo tipo di azioni dimostrative sia compatibile con la libertà di espressione»
«Siamo nella situazione di sicurezza più grave dalla Seconda guerra mondiale e sappiamo che sia gli Stati, che gli individui possono trarre vantaggio da questa situazione», ha scritto ieri Kristersson sui social. Il governo danese aveva già annunciato che avrebbe considerato provvedimenti legali per vietare i roghi del Corano.
«Le religioni possono essere criticate», ha detto giorni fa il ministro degli Esteri danese Lars Løkke Rasmussen. «Ma se all’ambasciata israeliana bruci la Torah, metti in pericolo la sicurezza del Paese».
Il ministro della Giustizia svedese Gunnar Strömmer si è detto «disposto» a modificare la legge sulla libertà di manifestazione «in seguito alla furia del mondo islamico». Algeria e Arabia Saudita hanno richiamato ambasciatori e incaricati d’affari dei due Paesi per «proteste formali». Ma le relazioni più delicate, al momento, sono con la Turchia, dal cui veto pende l’ammissione della Svezia alla Nato, chiesta a maggio 2022.
Le relazioni tra i due Paesi sono già difficili per l’appoggio offerto da Stoccolma a indipendentisti curdi che per Ankara sono «terroristi»
(da agenzie)
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