COERENZA DELL’UOMO “TUTTO D’UN PEZZO”: MUSUMECI PREMIA I REGIONALI CHE “SI GRATTANO LA PANCIA”
DOPO AVER ACCUSATO I DIPENDENTI DI INEFFICIENZA, HA FIRMATO L’OK ALLA RELAZIONE CHE CERTIFICA IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI E FA SCATTARE IL BONUS PER I RISULTATI CONSEGUITI
Nello Musumeci è — formalmente — il presidente di questa squadra di “inetti e incapaci” chiamata burocrazia regionale.
E’ il governatore, ogni anno, a impartire le direttive agli assessori che, a cascata, le trasmettono ai dirigenti generali, a quelli di struttura e, infine, ai dipendenti.
Una squadra, tuttavia, che ogni anno, mantiene una performance da Champions League. Altrimenti non si spiegano i premi a pioggia che ricoprono dirigenti e comparto non dirigenziale, costituito per l’80% da gente che si gratta la pancia (cit.).
I dipendenti, ad esempio, possono contare su un tesoretto che supera puntualmente i 40 milioni annui. E oltre ad accedere al salario accessorio mediante il ‘piano di lavoro’ — ossia la produttività certificata dai dirigenti generali in base agli obiettivi fissati da ogni dipartimento — possono contare sulla remunerazione delle indennità (di guida per gli autisti, di turnazione per i custodi, e così via).
Non ce n’è mai stato uno, nella storia, che non abbia raggiunto l’obiettivo.
Anche i dirigenti, va da sè, ottengono valutazioni altissime, impeccabili, quasi immacolate, da parte dell’Oiv (l’indennità di risultato pesa — mediamente — il 30% dell’indennità di posizione).
L’organismo indipendente di valutazione, invia la relazione sul tavolo di Musumeci che, dopo aver ottenuto l’apprezzamento della giunta, firma, sbloccando i pagamenti della ragioneria generale.
E non eccepisce nulla rispetto a queste performance esplosive. La cerniera che tiene insieme l’amministrazione, che spinge questo squadrone verso successi (confutabili), e comprova la qualità dei giocatori in campo (i dipendenti), sono appunto i dirigenti generali che Musumeci premia e si ostenta a confermare nel ruolo di allenatore.
Senza turnarli mai.
L’altro aspetto che fa riflettere delle dichiarazioni di Musumeci, è la parola “sostituire”. Sostituire come, se la Regione non fa un concorso da vent’anni?
Il 28 novembre 2019, magnum gaudium, il governatore e l’assessore alla Funzione pubblica, Bernadette Grasso, annunciavano l’approvazione del piano triennale dei fabbisogni di personale, con la previsione di 1.500 assunzioni in tutti i settori della pubblica amministrazione: dall’ufficio stampa e documentazione (smantellato da Crocetta), passando per il rafforzamento dei Centri per l’Impiego e per il superamento del precariato storico.
Comprese le procedure di mobilità all’interno della Cuc, la centrale unica di committenza che nel frattempo è finita al centro dello scandalo di Candela e Damiani. “La macchina Regione — annotava Musumeci — ha bisogno di forze nuove e fresche per affrontare la sfida del futuro”.
Ma dopo otto mesi siamo al punto di partenza.
Per i Cpi, dove sono stati arruolati 400 navigator (ma dall’Anpal, a seguito di un concorso nazionale), non è stata avviata alcuna procedura di selezione pubblica.
Idem con patate per il resto della struttura burocratica regionale, ad eccezione dell’ufficio stampa.
Eppure le condizioni ci sarebbero tutte: le politiche di spending review adottate a livello centrale sono venute meno, così come i divieti di assumere nelle pubbliche amministrazioni.
Le gazzette ufficiali regionali sono piene zeppe di concorsi. Ad eccezione di quella siciliana. Dalle nostre parti si preferisce stabilizzare senza concorso — come, di recente, gli albisti della Sas, passati da 12 a 32 ore settimanali — o al massimo “nominare”.
Perchè non si facciano i concorsi è un mistero che nessuno ha voglia di svelare, tranne poche voci libere. Che riconoscono il profondo “legame” tra istituzioni e lobby, soprattutto in materia di consenso.
(da agenzie)
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