COME FUNZIONA IL VOTO SU ROUSSEAU E DOVE STA L’INGHIPPO: IL VOTO E’ SUL PROGRAMMA NON SULL’ACCORDO CON IL PD
IN REALTA’ LA CONSULTAZIONE NON E’ VINCOLANTE E GRILLO E DI MAIO POSSONO ANNULLARE IL RISULTATO COME DA STATUTO ART 4
Non è decisivo. Si tratta di una “consultazione” non vincolante. E Di Maio o Grillo possono chiederne la ripetizione annullandola.
C’è un’altra cosa da spiegare a chi sta facendo confusione in queste ore: si parla di un possibile veto di Mattarella se la scelta di Giuseppe Conte come premier del governo-bis grillino con il Partito Democratico al posto della Lega venisse sottoposta preventivamente a Rousseau. Se così fosse, si tratterebbe in effetti di una questione di incostituzionalità palese.
Ma in realtà Di Maio ha specificato che non si vota sull’incarico a Conte per il governo con il PD, ma sulla “Proposta di progetto di governo che sarà stata condivisa tra le forze politiche che intendono entrare in maggioranza”.
Chi dice che non è mai successo poi dovrebbe ricordare il precedente dello scorso anno, quando Rousseau ratificòa larghissima maggioranza il patto gialloverde, ovvero il contratto di governo tra grillini e Carroccio che nel frattempo è diventato carta straccia.
All’epoca su 44.796 partecipanti al voto, 42.274 votarono sì e 2.522 no, con una percentuale di sì superiore al 94%.
Ma rispetto al 2018 una differenza quest’anno c’è e si chiama Giuseppe Conte. Nel 2018 Rousseau si espresse sul contratto di governo quando il nome dell’incaricato ancora non c’era. Anzi il voto della piattaforma fu un ulteriore elemento per sancire l’accordo tra i partiti e consentire al presidente della Repubblica di affidare l’incarico.
Ecco quindi come appare chiaro che a differenza di quanto sostengono i parlamentari, tutto quello che è stato indetto finora è nella perfetta “legalità grillina”
E ancora. L’AGI riporta, senza attribuirlo a un parlamentare preciso, queste obiezioni uscite nell’assemblea dei parlamentari:
Il problema non è dare la parola alla rete, visto che questo è uno dei principi fondanti del Movimento, ma la tempistica. Siamo sempre e saremo sempre favorevoli a mettere ai voti le nostre decisioni, afferma una voce qualificata, ma in questa situazione, dopo il mandato pieno dato ai capigruppo di trattare con il Pd, le consultazioni in corso al Quirinale, la prospettiva di un Paese che bisogna continuare a difendere con i nostri obiettivi da raggiungere, il tempo limitato per arrivare ad una soluzione, il rischio è che dalla rete non arrivi un voto ponderato, ma di pancia.
Ora, sentire un esponente del partito del Vaffanculo che si lamenta del voto di pancia, quando è stato il voto di pancia a permettergli di finire in parlamento a guadagnare soldi pubblici come nostro dipendente (copyright: Beppe Grillo), fa già ridere di per sè. Ma è la riga successiva a stupire ulteriormente:
Può essere un sì o un no, ma bisognava deciderlo prima di avviare la trattativa. Conte per altro si sarebbe fatto interprete, riferiscono ancora fonti parlamentari, dei dubbi di tutti coloro che ritengono un voto a ridosso delle decisioni del Colle circa un eventuale incarico al nuovo premier possa essere vissuto come una possibile interferenza con quanto il capo dello Stato stabilirà .
In primo luogo la storia e l’esperienza del M5S da prima della sua fondazione a oggi ci dicono che non “bisognava deciderlo prima”: le decisioni le prendono Grillo, Casaleggio Jr. e Di Maio (prima le prendevano Grillo e Casaleggio Sr.) e le prendono quando dicono loro.
Se non vi piace, quella è la porta in omaggio alla Democrazia Diretta da Beppe.
Ma bisogna anche aggiungere che se non vi piace, dovevate lamentarvi prima (quando cacciavano gli oppositori, chi criticava, chi esprimeva semplice dissenso) e non oggi che avete il culo al caldo.
Infine, a rassicurare i parlamentari M5S dovrebbe esserci il quarto comma dell’articolo 4 dello Statuto grillino, oggi giustamente ricordato dall’avvocato Lorenzo Borrè:
Ovvero: la democrazia del MoVimento 5 Stelle è talmente diretta che il Garante (cioè Beppe Grillo vita natural durante, se non lo sapete) e il Capo Politico (cioè Luigi Di Maio eletto nel 2017 e in carica per appena 7 anni, come il presidente della Repubblica), possono farvi votare su Rousseau finchè non esce il risultato che dicono loro
Tra l’altro, la votazione si annulla se non c’è il quorum che hanno deciso loro.
Altro che “iscritti” che “avranno sempre l’ultima parola“, come scrive Di Maio nel post. Adesso avete capito? Bene. Avanti, marsch. In silenzio, grazie.
(da “NextQuotidiano”)
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