COME LA PENSIAMO SUL GOVERNO DRAGHI: C’E’ UNA DESTRA LIBERISTA E UNA DESTRA SOCIALE
IN POLITICA CONTANO I VALORI E LA VISIONE DEL MONDO: DRAGHI QUALI E CHI RAPPRESENTA?
Premesso che i governi siamo abituati a giudicarli sulla base dei fatti e tale è il criterio a cui ci siamo sempre attenuti con tutti gli esecutivi degli ultimi 14 anni (pari agli anni di vita del nostro blog), segnalando le decisioni che condividiamo e quelle che ci trovano critici, non siamo tra coloro che si adattano “a tutte le stagioni” e lanciano grida di gioia quando la politica viene scippata (anche se per manifesta incapacità della sua classe dirigente) dalle sue prerogative e ci si affida a “tecnici”, veri o presunti.
In primo luogo perchè gestire un Paese non è come amministrare un condominio dove basta un onesto ragioniere, ma occorre fare scelte “politiche” in ogni caso, privilegiando una visione piuttosto che un’altra.
Quindi sgombriamo il campo dalla narrazione che il governo Draghi non abbia una sua collocazione.
Si è definito europeista (e fin qui ci siamo, almeno in linea teorica), atlantista (e qui ci siamo meno, essendo fautori di una Europa-Nazione indipendente dai blocchi Usa-Russia-Cina) , liberista ( è cosa diversa da essere eticamente liberali), oggi facilmente coniugabile con prossimità agli interessi imprenditoriali se non a gruppi finanziari (e qui proprio non ci siamo).
Un governo con “dentro tutti” può andare bene se “di scopo”, ovvero che affronti le due emergenze “pandemia” e “recovery” e basta: qualche mese e poi si vota (la scadenza prevista invece è almeno un anno, quando Draghi andrà al posto di Mattarella e libererà la poltrona di premier).
E’ impensabile che visioni contrapposte possano durare di più di qualche mese.
I partiti dovrebbero essere al servizio dei propri elettori, prendono il consenso sulla base dei propri programmi e a tale delega dovrebbero attenersi.
Nello specifico: una destra “sociale”, dove noi ci collochiamo, MAI andrebbe a sostenere un governo con i razzisti, tanto per capirci, il discorso con loro è chiuso, come accade in altre parti d’Europa.
E non abbocchiamo alla “svolta europeista” della Lega, costruita su misura per poter partecipare al banchetto dei 209 miliardi. Se un partito politico legittimamente vuol cambiare linea politica manda a casa il segretario interprete della linea precedente e ne nomina uno nuovo: così è sempre stato per tutti i partiti del dopoguerra.
Se rimane quello di prima è una presa per il culo.
Se poi la sinistra avesse la nostra stessa coerenza e i tanti presunti “moderati europeisti” lo dimostrassero anche nei fatti, i sovranisti sarebberoda tempo ai margini della vita politica.
Basta con la favola della “fine delle ideologie” per giustificare i più sconci poltronismi: senza visione del mondo non esiste politica, ideali e valori.
E i nostri sono all’opposto dei mercanti xenofobi, dell’egoismo, della ignoranza, dei favori agli evasori, dell’istigazione all’odio razziale, dei politici arrestati per collusioni mafiose.
Meritocrazia vuol dire dare possibilità di partenza uguali a tutti (ricchi e poveri, bianchi e neri) e poi far emergere i migliori nei rispettivi settori, senza con questo affogare i più deboli, aumentare le diseguaglianze e bloccare l’ascensore sociale.
Il secondo motivo del No al governo Draghi sta nella sua formazione: doveva essere un governo “dei migliori” , è finito per essere una ammucchiata di politici bolliti. Salviamo solo Lamorgese e Speranza, che hanno dimostrato competenza, il resto è quasi tutto da dimenticare.
Il terzo motivo è nella presa in giro sulla “transizione ecologica”, cui dovrà essere destinato il 37% del Recovery.
Quel ministero in Francia raggruppa gli ex ministeri delll’Ambiente, dello Sviluppo economico e delle Infrastutture, strettamente connesse.
Draghi lo fatto diventare un Ministero dell’Ambiente mascherato per i pirla grillini, non solo togliendo le Infrastutture, ma pure lo Sviluppo Economico, assegnato alla Lega.
Come affidare la tutela dell’ambiente ad aziende che gettano i rifiuti nelle discariche abusive.
Nessuna visione “ambientalista” come ci raccomanda l’Europa, ma tutto si ridurrà a finanziare le imprese per una riconversione ipotetica a una produzione un po’ meno inquinante. Mentre calerà una colata di cemento e quattrini per cantieri che continueranno ad aggravare il dissesto idrogeologico del nostro Paese, per il quale non si spenderà un euro (e si continueranno a contare morti per frane, alluvioni, eventi sismici che ci costano 10 miliardi l’anno).
Perchè non si investe qualche miliardo del Recovery per costruire o ristrutturare le case popolari, garantendo finalmente la fine della “guerra tra poveri” alla ricerca di un tetto? Almeno la colata di cemento avrebbe un senso.
Ultimo motivo che non ci convince è il modo in cui si è arrivati al governo Draghi: con un killer professionista che esegue la mission proprio quando occorre spartirsi i fondi del Recovery, che da mesi va in pellegrinaggio a Città della Pieve, con la pressione di gruppi industriali del nord per “riaprire i cantieri”, con l’interesse dei fondi finanziari internazionali.
Al di là della manovalanza, chi c’e’ dietro a questa operazione?
Questa è la domanda che dovrebbero porsi gli italiani, oltre a porsi la domanda fondamentale: “chi rappresenta” il governo Draghi?
Basta dare un’occhiata ai gruppi editoriali che hanno monopolizzato la stampa e che suonano la grancassa per avere una prima risposta.
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