COME TRUMP COMMENTO’ L’ATTENTATO ALLE TORRI GEMELLE: “ORA IL MIO GRATTACIELO E’ TORNATO A ESSERE IL PIU’ ALTO”
SE IL 43% DEGLI AMERICANI APPROVA IL SUO OPERATO VUOL DIRE CHE IL PROBLEMA PSICHIATRICO E’ SERIO
L’attacco degli Stati Uniti all’Iran, con l’uccisione di Qassem Soleimani, ha dato il via a una spirale di tensione culminata (per il momento) nel bombardamento delle basi americane in Iraq da parte di Teheran.
Una mossa improvvida quella del numero uno della Casa Bianca, che ha provocato una profonda divisione anche all’interno delle istituzioni americane.
E mentre soffiano venti di guerra, sui social è partita la caccia alle vecchie dichiarazioni del tycoon a stelle e strisce.
Tra le tante ne è spuntata una a poche ore dall’attentato dell’11 settembre 2001.
Intervenendo telefonicamente al telegiornale di una televisione del New Jersey, Donald Trump era stato chiamato in causa perchè il suo grattacielo, il ‘Trump Building’ affacciava proprio sulla stessa pizza del World Trade Center di New York, attaccato qualche minuto prima dai terroristi di Al Qaeda, per quell’attentato che rimarrà impresso negli occhi e nella mente di tutti per sempre.
Insomma, il suo intervento non era programmato. La telefonata arrivò perchè lui poteva essere un testimone oculare di quanto accaduto alle Torri Gemelle.
Ma, oltre al racconto di quei concitati minuti, è arrivata anche una discussione che fece discutere anche all’epoca. Ma si trattava di un business man, di un tycoon. Ma a riascoltare quel suo intervento, ora che è presidente degli Stati Uniti, quella dichiarazione lascia ancor più esterrefatti.
«40 Wall Street (l’indirizzo del Trump Building di New York, ndr), prima della costruzione del World Trade Center, era il più alto della zona di downtown Manhattan. Poi, quando hanno costruito il World Trade Center, è diventato il secondo. Ora è tornato ad essere il più alto».
Così parlò mentre il mondo stava piangendo le quasi 3mila vittime degli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono.
(da agenzie)
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