COMUNALI ROMA, LA MELONI NON VUOLE BERTOLASO E LANCIA CHIARA COLOSIMO (IN VISTA DELLE REGIONALI)
CONSIGLIERA REGIONALE, LICEO AL CONVITTO NAZIONALE, UNIVERISTA’ ALLA LUISS, ORIGINI ALTO-BORGHESI ALLA BALDUINA, GENITORI MEDICI, E’ LA PUPILLA DELLA DINASTIA MELONIANA
Giovedì è convocato il prossimo vertice del centrodestra, e la complicata partita per un candidato comune al Campidoglio sembra vicina alla soluzione. Ma soltanto se altre importanti caselle incontreranno il contestuale via libera dei tre alleati.
A partire dalla corsa per la Pisana, prevista per il 2023 a meno che Nicola Zingaretti ceda prima alle sirene che lo vogliono al governo. E passando per il dopo-Sala a Milano, città cruciale per i destini della Lega.
Da tempo Giorgia Meloni chiede di definire le “regole d’ingaggio complessive”, e tutti e tre i leader hanno promesso di ufficializzare i candidati per le comunali di primavera entro l’inizio di dicembre.
Per Roma, i nomi portati al tavolo finora sono soltanto due: Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione Civile sponsorizzato da Silvio Berlusconi, e Chiara Colosimo, giovane consigliera regionale nonchè braccio destro della Meloni nella capitale. Su questo tandem la scelta, però, si è incagliata.
Il Cavaliere ha messo in campo con forza il suo ex sottosegretario a Palazzo Chigi: medico, esperto di emergenze, con esperienza nella gestione del terremoto e dei rifiuti in Campania, è “un nome che in tempi di coronavirus rassicura i cittadini”.
Insomma, la pandemia lo avrebbe “messo su un piano inclinato” difficile da insidiare. Anche perchè arriva dopo che sono stati testati altri nomi “civici” – come il manager di lungo corso Aurelio Regina e l’ex presidente di Unindustria Filippo Tortoriello — non risultati convincenti nei sondaggi. E dopo il no del manager Flavio Cattaneo. Inoltre, Bertolaso ha avuto il via libera pubblico di Matteo Salvini: “Guido è un uomo del fare”. Un endorsement verso un candidato che non è esattamente “il nuovo che avanza” che, dopo le critiche impietose alla candidatura di Raffaele Fitto in Puglia, ha spiazzato e insospettito i meloniani.
Già , perchè la leader di FdI questa candidatura proprio non la digerisce. “Sarebbe sicuramente un ottimo sindaco — ha detto allo scorso vertice — Ma bisogna vedere se sarebbe anche un buon candidato…”. Traduzione: se i romani lo voterebbero.
C’è anche una questione più personale: quattro anni fa, dopo le primarie ai gazebo vinte da Bertolaso, Meloni decise comunque di scendere in campo, sostenuta dalla Lega. E l’ex sottosegretario chiuse a ipotesi di ticket in modo sferzante: “Giorgia deve fare la mamma”.
Finì che Berlusconi virò su Alfio Marchini e al Campidoglio andò Virginia Raggi. Ma tra i due vecchi sfidanti non corre buon sangue. E la “primogenitura” su Roma, nel risiko delle spartizioni all’interno del centrodestra, tocca proprio a FdI. Anche perchè Roma e Lazio sono una roccaforte dei post-aenne, e senza il loro placet non si va da nessuna parte.
L’emergente Colosimo: da “volto pulito” a carta a sorpresa
Meloni, tuttavia, è una politica pragmatica. E il veto su “Guido” potrebbe evaporare sulla base — appunto — di “regole d’ingaggio complessive”.
Che chiamano in causa Chiara Colosimo, la sua “pupilla”, ex presidente della Giovane Italia laziale, a cui dopo aver affidato Atreju (dal 2004) ha dato in mano pochi mesi fa la responsabilità degli eventi di partito nel Lazio. 34 anni, figlia di due medici (un radiologo del Gemelli e una microbiologa), è al secondo mandato in Regione di cui è stata la più giovane consigliera.
Dopo lo scandalo di Franco Fiorito – il “Batman di Anagni” che nel biennio 2010-2012 si mise in tasca oltre un milione di euro di fondi destinati al PdL — Colosimo gli successe come capogruppo perchè il Pdl cercava un “volto pulito” capace di rilanciarlo oltre il caso che costò la poltrona a Renata Polverini.
E lei lo incarnava appieno: liceo al Convitto Nazionale e poi Scienze Politiche alla Luiss, cresciuta alla Balduina, bacino elettorale alla Garbatella, primi passi politici in Azione Studentesca, radici e interessi nella sanità
In consiglio regionale si occupa molto di politiche sanitarie, assistenza ai disabili e alle loro famiglie, tutela e riconoscimento dei caregiver, fino al potenziamento dell’assistenza domiciliare in tempi di coronavirus.
Temi cari alla Meloni, ma spesso recepiti anche dalla maggioranza, grazie a un rapporto di stima reciproca con l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato
Trova spazio anche per iniziative più politiche: la rinuncia all’auto blu, poi al vitalizio, e l’attacco al governatore in carica per il caso delle “mascherine fantasma” nel Lazio.
Adesso, un po’ a sorpresa, l’ex ministro della Gioventù l’ha lanciata nell’arena del Campidoglio. Un nome forse troppo esile rispetto a Bertolaso, ma l’obiettivo non è quello – più immediato — di un ticket per il Campidoglio.
Meloni scalda i motori per il dopo-Zingaretti, sperando che l’attesa non sia troppo lunga. E il nome giusto, a quel punto, potrebbe essere proprio quello della Colosimo.
Salvini punta sulla Madonnina
Il primo nome in campo per la Regione Lazio, va detto, l’aveva avanzato Matteo Salvini. Rivendicando la casella per il fedelissimo Claudio Durigon, originario di Latina e coordinatore leghista a Roma, ex sottosegretario e responsabile del Dipartimento Lavoro, appena entrato nella segreteria politica nuova di zecca.
Tuttavia, i primi sondaggi riservati hanno intiepidito l’entusiasmo. E, sussurrano in diversi, dopo la duplice esperienza di Emilia Romagna e Toscana il Capitano non ha più tanta voglia di rischiare di bruciarsi le ali lontano dalla Padania.
Così, lontano dai riflettori, Salvlni sta già incontrando imprenditori, ceti produttivi e società civile della Lombardia per capire quale candidato potrà sfidare al meglio Beppe Sala o chi per lui. E i giochi sono a buon punto: in cima alla lista c’è il docente di Finanza alla Bocconi Maurizio Dallocchio, seguito dal presidente della Camera della Moda Carlo Capasa. Mentre il medico Paolo Veronesi, figlio di Umberto, ha gentilmente declinato.
(da “Huffingtonpost”)
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