CON I RESPONSABILI MORALI DEI CRIMINI RAZZISTI TOLLERANZA ZERO
L’AGGRESSIONE AL BENGALESE CHE TORNAVA A CASA DOPO IL SUO LAVORO DA LAVAPIATTI DA PARTE DI CINQUE DELINQUENTI
E così una domenica di fine ottobre giunge notizia che cinque giovani tra i 17 e 19 anni hanno accerchiato, insultato e picchiato un bengalese e un egiziano.
Il bengalese è al Fatebenefratelli (guaribile in trenta giorni) con il viso massacrato perchè anche dopo averlo buttato a terra, i giovani hanno pensato bene di continuare con i calci a risolvere la questione e a dimostrare la loro superiorità di razza e cittadinanza.
Ora la questione dell’immigrazione è risolta.
Non fosse per l’abominio e la tristezza dei fatti, esisterebbero altri pensieri che premono per uscire.
Il primo riguarda l’imbecillità disumana di questi “eroi liberatori dell’Italia”
Poi sono altre le emozioni che mi scuotono, ossia il dolore e la rabbia per la rovina a cui ha condannato la propria vita proprio chi si voleva fare “eroe del nulla”; perchè questi diciasettenni e diciannovenni avranno ancora una vita da vivere e dovranno fare i conti con le mostruose gesta compiute
Vorrei sapere in che misura questi poveri emarginati si frapponevano come ostacoli da odiare tra i carnefici e la felicità a cui ambivano; vorrei sapere chi (anche se lo so già benissimo) ha indotto questi carnefici a pensare che la loro infelicità fosse colpa di qualcun altro certamente più disgraziato.
Certo, sono dei delinquenti, non c’è dubbio, nessun paternalismo o comprensione, ma chi e cosa ha corrotto l’animo di questi ragazzi fino renderli inumani?
A rovinare l’esistenza di questi giovani plausibilmente già disgraziati e facilmente lobotomizzabili da deliri di violenza e razzismo sono state tutte quelle dichiarazioni sentite in chissà quale contesto (forse anche in casa), proclamate da chissà quale cialtrone politico in cerca di voti orrendi, riportate e rilanciate — condivise — all’infinito da chissà quante pagine sui socialdeadwork.
A questo punto non serve più l’indignazione; occorre una tolleranza ZERO nei confronti di quelle parole orrende, apparentemente goliardiche, apparentemente ininfluenti e scambiate per humor nero (“è solo una battuta”: così si dice in genere); perchè come vediamo, è facile che le menti e le personalità più fragili le assumano come idea, a modello, a dogma, ad esempio; stimolando solo la diffusione del male e del dolore, distruggendo a vuoto esistenze di vittime che per qualche minuto di follia han voluto essere disumani carnefici.
Occorre una guardia feroce a difesa del Bene.
Punto.
(da “NextQuotidiano”)
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