CON TRUMP LA CINA COMUNISTA ORA SOGNA DI ESPANDERSI: MANO LIBERA NEL MAR CINESE MERIDIONALE
GLI STATES POTREBBERO DIMINUIRE IL SUPPORTO MILITARE E FINANZIARIO AGLI ALLEATI NELL’AREA… LA CLINTON NON ERA AMATA A CAUSA DEI SUOI RICHIAMI AL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI IN CINA
Le prime a registrare la vittoria epocale di Donald Tump sono state le borse asiatiche. Hong Kong è andata giù di 800 punti non appena il candidato alla Casa Bianca ha vinto lo stato storicamente chiave dell’Ohio. Ha poi chiuso al -3 per cento.
Risultati simili in tutta l’Asia: il Nikkei registra un — 5,3 per cento, Shanghai un – 0,4, Singapore -1,9 e Mumbay -6. Non se l’aspettava nessuno, ma i neitezen cinesi avevano già trasformato Donald Trump in un meme con un video ambiguamente ironico.
Sulle note de «L’Oriente è rosso», la canzone che inneggia a Mao, avevano già sovrapposto le due egotiche e vittoriose figure.
Secondo Xinhua la sua elezione dimostra che «la maggioranza degli americani si sta ribellando a alle èlite politiche e finanziare statunitensi», mentre gli altri media di stato continuano a battere sullo stesso punto: «la democrazia è malata».
C’è da dire che nonostante Trump abbia accusato la Cina di rubare il lavoro agli americani, svalutare la propria moneta per concorrere commercialmente e di attacchi informatici sponsorizzati dallo stato, i cinesi invece di prendersela ne hanno amato le potenzialità .
Non solo perchè la Clinton la conoscono bene e in questi anni non ha fatto altro che criticare la Repubblica popolare dipingendola come un monolitico stato totalitario dove non si fa altro che ignorare i diritti umani senza mai dare conto della complessità di governare 1,4 miliardi di persone.
E neanche si può ridurre alla stima che i cinesi sono felici di consegnare all’uomo forte soprattutto quando, con un passato di uomo d’affari, li affascina il suo mito di self made man.
Secondo diversi analisti, è la leadership e la classe più colta ed educata ad apprezzare l’avvento di Trump alla guida della prima economia.
Certo ha promesso nuove forme di protezionismo contro la Cina ma, cosa che più interessa loro, ha ventilato l’ipotesi di fare un passo indietro nel pivot to Asia (abbandonando il ruolo degli Usa negli equilibri dell’Asia-Pacifico) in assenza di un supporto finanziario e militare degli alleati.
Un’ipotesi che permetterebbe alla Cina di espandersi senza tante polemiche nel Mar cinese meridionale.
Da bravo uomo d’affari, potrebbe dunque negoziare con la Cina e lasciarla più libera di operare in quello che la seconda economia mondiale ritiene «il proprio cortile».
Cecilia Attanasio Ghezzi
(da “La Stampa”)
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