CONTE INGOMBRANTE ANCHE COME COMMISSARIO UE
IL SUO NOME TRA I PAPABILI MA COMPLICA LO SCACCHIERE DI VON DER LEYEN… IPOTESI LETTA O CONTE ALLA UE E GIOVANNINI PREMIER
La telefonata di Angela Merkel. Tantissime mail di sostegno arrivate alla casella di posta elettronica di Palazzo Chigi. Il suo intervento in Senato che fa il giro dei social: virale. All’indomani delle dimissioni, Giuseppe Conte trova conforto in questi segnali. Eppure si allontana per due giorni dai riflettori di Roma, rifugiandosi in famiglia, per prepararsi comunque a rappresentare l’Italia al G7 di Biarritz in Francia sabato prossimo, da premier dimissionario. Cosa farà Conte in futuro?
A sentire Nicola Zingaretti non farà il premier di un governo Pd-M5s: il Pd non entra in un governo Conte bis, dice il segretario dopo la direzione dem, serve “discontinuità ”.
Conte commissario europeo? Nei palazzi della politica se ne parla, se ne parla anche a Bruxelles da tempo, almeno come suggestione. L’idea piacerebbe a M5s, specchio delle altre voci che – sempre oggi – fanno salire le quotazioni di Raffaele Cantone e Enrico Giovannini per Palazzo Chigi, entrambi di area dem.
Per la commissione resta in ballo anche Enrico Letta, se il premier fosse invece di area M5s secondo una spartizione di massima che sembra regolare questa complicata trattativa fin dall’inizio. Ma ci sono complicazioni che arrivano anche da Bruxelles.
L’Italia è in ritardo sull’indicazione del nome del commissario. È vero che anche la Francia deve ancora indicare un proprio candidato.
Ed è vero anche che la presidente Ursula von der Leyen non sta col fiato sul collo di Roma ora che si è aperta la crisi di Governo, la scadenza fissata del 26 agosto è più fittizia che vicina. Ma è la stessa crisi di Governo a suggerire altri schemi, riferiscono fonti europee. Schemi diversi da quelli iniziali, quando per l’Italia si prospettava un portafoglio alla Concorrenza con la vicepresidenza della Commissione.
Per uno come Conte, ex premier uscente, questo portafoglio potrebbe risultare troppo leggero – oltre al fatto che la Liberale Marghrete Vestager non fa mistero di volerlo tenere per sè. C’è il precedente del lettone Valdis Dombrovskis, ex premier entrato in commissione Ue con vicepresidenza e portafoglio pesante con delega all’euro. Insomma, non è facile incasellare Conte. Oltre al fatto che, segnalano alcune voci di Bruxelles, è pur sempre l’ex premier del primo Governo populista dell’Europa occidentale e questo complica il suo futuro anche in Europa, oltre che a Palazzo Chigi per i veti di Zingaretti.
C’è dell’altro. Il tempo sta per scadere.
Nonostante la pazienza che sembra prevalere a Palazzo Berlyamont, arrivando ultima Roma rischia di trovare solo ‘posti in piedi’. Con l’aggravante che Ursula von der Leyen ha urgenza di accontentare i paesi dell’est, dalla Polonia di Kaczynski all’Ungheria di Orban, leader che l’hanno sostenuta in Consiglio europeo e all’Europarlamento e che sono ancora in attesa di ricompensa: si aspettano incarichi pesanti.
Anche Conte, certo, ha sostenuto von der Leyen e questa è una carta che userà per accreditarsi ancor di più negli ambienti europei negli incontri a margine del G7 in Francia. Ma certo con la crisi, niente più è scontato malgrado a Bruxelles abbiano tutto l’interesse a trattare bene l’Italia, soprattutto ora che si appresta ad avere un governo filo-europeista, senza le incognite del sovranista Matteo Salvini.
Ed è proprio il filo europeista che conduce all’altro candidato in campo: Enrico Letta. Anche lui è un ex premier, anche per lui dovrebbe prospettarsi un portafoglio importante. Ma c’è anche il fatto che Letta entrerebbe in squadra con una valenza politica maggiore per i due contraenti del nuovo patto di governo.
Il M5s potrebbe così dimostrare di non aver fatto patti con Renzi, l’accusa salviniana che li ferisce di più. Stesso ragionamento per Zingaretti. Le sue quotazioni sono alte. Lui oggi è ospite alla festa di Cl a Rimini ma non commenta.
Il puzzle fatica a comporsi.
I nomi di Cantone, ex capo dell’autorità anti-corruzione, e di Giovannini, ex ministro del Lavoro di Letta premier, ora a capo dell’Asvis, associazione per lo sviluppo sostenibile, girano per Palazzo Chigi.
Ma è ancora presto, alla vigilia della seconda giornata di consultazioni al Colle, quella dei partiti principali. Sergio Mattarella vuole una soluzione al più presto.
(da “Huffingtonpost”)
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