CONTI PUBBLICI: SERVONO 47 MILIARDI ENTRO IL 2014, ALTRO CHE I TRE MILIARDI ANNUNCIATI DAL PREMIER
SULLE TASSE TREMONTI SMENTISCE BERLUSCONI E FRENA SULLA RIDUZIONE DELLE TASSE: “NON SI PUO’ FARE CREANDO DEFICIT”… L’EUROPA CHIEDE IL PAREGGIO DI BILANCIO ENTRO TRE ANNI, ALTRO CHE LE PALLE CHE SILVIO E UMBERTO VOGLIONO FAR CREDERE AGLI ITALIANI
La nuova legge si farà , e sarà come vuole l’Europa: servono 7 miliardi per il 2011 e il 2012, poi ci sono altri 40 miliardi da annunciare ora e recuperare entro il 2014
Ma quanto è grande la manovra che il governo si prepara ad annunciare prima dell’estate? Alla fine 47 miliardi.
Pur senza fare cifre, il ministro del Tesoro Giulio Tremonti aveva fatto intendere che si trattava di 7-8 miliardi.
Ma l’Europa, cioè la Commissione e il consiglio europeo, si aspettano l’annuncio di un risanamento drastico da 40 miliardi che porti al pareggio di bilancio nel 2014.
Poi arriva Silvio Berlusconi, giovedì, e annuncia una “manovra da 3” miliardi. Mentre la nebbia dei numeri diventa più fitta, il governo annuncia pure la riforma fiscale che rende il quadro ancora più incerto perchè — se davvero si andrà ad alzare l’Iva per ridurre le aliquote più basse dell’Irpef — nessuno può sapere davvero quale sarà il gettito dopo i cambiamenti.
Ma almeno sui soldi che bisogna trovare, qualche punto fermo si può già mettere.
La premessa è questa: servono 40 miliardi di tagli (tagli veri, non basta ridurre un po’ gli aumenti di spesa già previsti) per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014, un obiettivo imposto dall’Europa che il governo ha già recepito nell’ultimo documento ufficiale di politica economica (il Def).
Come richiesto dalla Commissione Ue e sollecitato dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, bisogna cominciare subito a spiegare come si troveranno questi 40 miliardi, visto che tagliare la spesa corrente di 10-12 miliardi all’anno per tre anni non è cosa politicamente facile, ed è bene attrezzarsi per tempo.
A questo risanamento colossale, uno dei più pesanti della storia repubblicana, si aggiungono spese impreviste per 7 miliardi: 2,5 nel 2011 e altri 4,5 nel 2012.
Quando Berlusconi parla di “3 miliardi” si riferisce ai soldi che mancano nell’anno in corso, un piccolo buco dovuto soprattutto alla campagna di Libia, tra missioni militari e interventi umanitari per la gestione della crisi.
Ancora venti giorni fa Tremonti assicurava che nel 2011 “non ci sarà alcuna manovra correttiva”.
Adesso a palazzo Chigi preferiscono chiamarla “manovra di manutenzione”, ma il concetto è praticamente lo stesso: si tratta di un intervento sull’anno in corso, che non c’entra con la maxi-manovra da 40 miliardi.
Riassumendo: le rassicurazioni di Berlusconi rassicurano poco, perchè la manovra per arrivare al pareggio di bilancio ci sarà , come si aspettano i mercati e l’Europa, ma oltre ai 40 miliardi bisogna trovarne altri 7.
Totale: 47 miliardi di euro.
Lo ha ribadito anche il numero due della Banca d’Italia, il direttore generale Fabrizio Saccomanni, ieri: serve “l’adozione di misure correttive nell’ordine di 2,3 punti percentuali di Pil”.
Cioè circa 40 miliardi.
Il ministro Tremonti ha ben chiara la situazione e da settimane cerca di spiegare a Berlusconi che la priorità non può essere ridurre le tasse.
Prima di fare promesse bisogna farsi venire idee su dove trovare le decine di miliardi di euro da recuperare.
La ricetta suggerita da Draghi è il ritorno al metodo che usava Tommaso Padoa-Schioppa, predecessore di Tremonti: spulciare il bilancio voce per voce e tagliare le spese non indispensabili.
Tremonti ha seguito finora quella che considerava l’unica strada politicamente percorribile: i tagli lineari, riduzioni in percentuale delle dotazioni ai ministeri e agli enti locali, lasciando loro il compito di decidere cosa fosse meritevole di essere finanziato e cosa no.
Come succede sempre in questi casi, iniziano a circolare diverse proposte non ufficiali, anche per sondare il terreno e prevedere da dove arriveranno le reazioni più dure.
Si parla, per esempio, di alzare l’età per la pensione di vecchiaia a 65 anni anche nel privato, una misura che garantirebbe un risparmio permanente (come è stato per l’aumento dell’età pensionabile degli statali).
Per i dipendenti della pubblica amministrazione rischia di arrivare un ulteriore congelamento degli stipendi, provvedimento abbastanza condiviso da molti economisti che notano come i salari pubblici siano cresciuti molto più di quelli privati negli anni scorsi e un certo riequilibrio sia inevitabile.
Difficile che si possa evitare un’ulteriore riduzione dei trasferimenti agli enti locali, nonostante fosse questa una delle parti principali della manovra dello scorso anno (25 miliardi).
C’è poi sempre la possibilità che l’eventuale riforma fiscale (per ora si parla di una legge delega, che implica tempi molto lunghi) non sarà a somma zero, ma abbia il vero scopo di aumentare il gettito, pagato soprattutto dai contribuenti a basso reddito, tramite l’aumento dell’Iva su molti beni di consumo che ora sono tassati meno del 20 per cento standard.
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