DA FUTURO E LIBERTA’ A FUTURO IN LIBERTA’: I VERTICI PRENDONO TEMPO QUANDO ORMAI E’ SCADUTO
FUORI DAL PARLAMENTO, FINI RINVIA OGNI DECISIONE INVECE DI DIMETTERSI SUBITO, INSIEME A TUTTI I VERTICI DEL PARTITO
Il “dopo esito elettorale” in Futuro e Libertà pare caratterizzato da due aspetti: il silenzio dei vertici che si sono limitati a un breve comunicato del presidente Fini in cui ogni decisione viene rinviata a un confronto con i suoi principali collaboratori e il dibattito in atto tra i militanti, allargato a coloro che avevano da tempo abbandonato Fli in dissenso vuoi per la conduzione organizzativa, vuoi per la linea politica.
Sono pochi i parlamentari uscenti che hanno espresso un’opinione ufficiale sul futuro del partito e si intuisce ovviamente che i punti di vista sono diversi: se la speranza di vedersi confermati in parlamento aveva fatto da tappo a tante perplessità , ora emergono le stesse critiche che avevano portato all’allontamento di tanti iscritti nell’ultimo anno.
Peraltro, se certe prese di posizione fossero state espresse nelle sedi opportune dai parlamentari a tempo debito, forse avrebbero fatto cambiare il corso degli eventi.
O forse no, vista l’impermeabilità dei vertici a cambiare metodi di gestione e linea politica.
A fronte della debacle elettorale, nessuno ci ha messo ancora la faccia con una qualsiasi argomentazione e conseguente decisione.
Con la consueta sincerità , dopo aver seguito il dibattito interno tra gli iscritti, riteniamo che l’esperienza di Fli debba ritenersi conclusa.
Restano validi i principi di Bastia Umbra, ma la classe dirigente si è dimostrata inadeguata.
Ci saremmo aspettati almeno lo stesso doveroso atto che hanno compiuto altrove Ferrero e Diliberto, ovvero le immediate dimissioni e la convocazione di un’assemblea degli iscritti, aperta a tutti coloro che sono stati emaginati nel tempo, alla ricerca di una nuova classe dirigente.
Ce lo saremmo aspettato dai principali responsabili della disfatta: Fini, Bocchino e relativa corte.
Ce lo saremmo aspettato il giorno dopo lo spoglio elettorale.
Così non è stato e così non sarà .
Ma il problema non è solo questo: ci sono anche tra i militanti di base troppe idee diverse sulla linea politica e manca una personalità credibile per rappresentare un’alternativa.
Ereditare un partito comporta intanto averne il titolo notarile e questo già non è.
Comporta non essere attaccabile su temi “sensibili” da parte della stampa berlusconiana e anche qua non è facile.
Necessita un’immagine pubblica credibile che in Fli attualmente vediamo solo in due donne, ma con controindicazioni .
Occorrono poi tante altre cose, compresa una politica a basso costo per evidenti ragioni di badget e una organizzazione territoriale affidata a referenti politicamente preparati, non al primo che bussa alla porta vantando amicizie e interessi.
Mantenere in vita Fli con le stesse persone che non ne hanno azzeccata una o che hanno fatto più danni della grandine non avrebbe senso.
Stessa cosa dare spazio a giovani raccomandati che hanno dimostrato di avere più difetti di chi li raccomanda.
Non parliamo poi di fondazioni o associazioni da reduci solo per mantenere visibilità in attesa di riciclarsi.
L’affermazione dei Cinquestelle ha cambiato la politica, chi non se n’è accorto in tempo si ritiri e non illuda più nessuno.
I tempi decisionali sono sempre più ristretti, i leader si bruciano prima, la politica o è movimentista e mediatica o non è, il nuovo diventa vecchio in pochi anni se non ci si rinnova velocemente.
Ecco perchè quei valori di destra moderna, eredità di Bastia, vanno veicolati in un nuovo contenitore con poche ma efficaci linee guida, una struttura agile, un supporto web adeguato e presenza politica territoriale aperta alla discussione e al contributo di tutti.
Una ventata di novità , facce nuove, cultura politica, scelta movimentista e slogan efficaci: il mix per chi vuole ricominciare a crederci.
E una linea autonoma, senza ricerca di alleanze: alleati solo col popolo italiano.
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