DA GALAN A BUZZI, IL DELITTO SCONTATO
SIAMO IL PAESE PIU’ CORROTTO D’EUROPA, MA SOLO LO 0,6% DEI DETENUTI E’ IN CARCERE PER REATI FINANZIARI, CONTRO IL 6% DEL RESTO DEL CONTINENTE
Nessuno immaginava che Salvatore Buzzi, la cui delicatezza d’animo abbiamo conosciuto dalle intercettazioni, potesse perseguire dostoevskianamente la salvezza attraverso la sofferenza.
Ma la sua minimale richiesta di patteggiamento per Mafia Capitale ha un che di urticante: 900 euro di multa (mentre gli scovavano un tesoretto di 16 milioni e chissà quanti altri tesoretti latitano) e tre anni e sei mesi (che non farà mai).
L’esiguità della pena proposta, oltre al braccino corto, se vogliamo rivela la consapevolezza della vice-star di Mafia Capitale, per esperienza personale, che in Italia per i reati quasi nessuno paga mai il dovuto: condannato a vent’anni per aver ucciso un tizio con trentaquattro coltellate, ne trascorse solo sei in carcere e due in semi-libertà , finchè ottenne la grazia dal presidente Scalfaro.
Stavolta ha contribuito a assassinare metaforicamente quasi un’intera classe dirigente già di per sè corrotta.
Doverosamente, i pm gli hanno negato il patteggiamento a prezzo stracciato, interrompendo così l’uso invalso nei grandi scandali della stagione 2014-2015, nei quali la corruzione e i reati connessi dei cosiddetti colletti bianchi danno l’idea di essere stati sostanzialmente depenalizzati, sia pure attraverso il legalissimo sistema del patteggiamento, inaugurato nel 1989 da un prete di Torino colpevole di violenza sui minori.
Un sommario censimento dei patteggiamenti concessi tra Expo e Mose porta a un totale di una trentina.
Molti dei colpevoli non rivedranno più una cella, ma almeno dovranno pagare multe un po’ meno simboliche di quella, pari a qualche divieto di sosta, offerta graziosamente da Buzzi.
Il campione dei “patteggioni” è l’ex presidente del Veneto Giancarlo Galan, che ha concordato due anni e dieci mesi, ma una multa di 2,6 milioni.
Per vedere l’ argent lo Stato dovrà sudare, perchè l’ex doge ha chiesto una rateizzazione della multa perchè dalla sua reggia di Cinto Euganeo ha fatto sapere di non disporre di quella somma.
Primo Greganti, il mitico compagno G., ha concordato per l’Expo tre anni e 10 mila euro di multa, l’ex parlamentare berlusconiano Luigi Grillo due anni e otto mesi e 50 mila euro, l’ex generale della Guardia di finanza Emilio Spaziante quattro anni e 500 mila euro.
In fondo, pene assai miti per farla franca e magari tornare presto su piazza, come è stato per i due nonni delle tangenti, Greganti (ex Pci) e Frigerio (ex Dc), che si erano già distinti ai tempi di Tangentopoli, quando le stecche le trasferivano in buona parte ai loro partiti, finchè nella seconda Repubblica decisero che conveniva mettersele tutte in saccoccia.
Con la pandemia patteggiatoria seguita agli scandali dell’annata, lo Stato incamererà una dozzina di milioni di multe, contro la stima di un miliardo di tangenti fluite solo sopra le paratie del Mose.
Ma dice bene il pm Carlo Nordio, che finalmente ha innescato le inchieste su eventi che nel Veneto erano ignote soltanto agli ipovedenti, che i patteggiamenti sono «pragmatismo utilitaristico».
Consentono di sfuggire a processi infiniti e non intasano ulteriormente le case di pena, dove, per la verità , i criminali dal colletto bianco, colpevoli di reati economici e finanziari, sono sempre stati una specie che sembrava estinta.
Secondo le ultime statistiche conosciute soggiornano nelle patrie galere 226 corrotti. Gran parte di queste detenzioni non sono dovute soltanto al reato di corruzione, ma ad altri reati connessi, come l’associazione per delinquere.
Per turbativa degli incanti (e altro) sono 84, per peculato 44, per abuso d’ufficio 33.
Cosicchè nel paese più corrotto d’Europa, come sostengono le ricerche di Transparency, i detenuti per reati economici e finanziari sono lo 0,6 per cento, contro il 6 per cento del resto d’Europa.
Quando ci indigniamo per come mostrano di considerarci i tedeschi in termini di legalità bisognerebbe allora mettere nel conto che nella carceri germaniche soggiornano quasi 8 mila criminali dal colletto bianco.
Da noi su 39.571 detenuti con sentenza definitiva 14.994 sono stati condannati per spaccio di droghe, contro i poco più di 200 colpevoli di reati economici e finanziari. Di qui la sensazione – o qualcosa di più – che la corruzione sia di fatto depenalizzata in Italia per una èlite di ricchi e potenti.
Alberto Statera
(da “La Repubblica”)
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