DA NAPOLI A TORINO, RENZI MUOVE LE PEDINE
VEDE DE LUCA E TESSE LA TELA PER FASSINO
Palazzo Chigi, un paio di settimane fa. Matteo Renzi ha di fronte De Luca: “Vince’, trovate un candidato su Napoli per giocarcela. Se Bassolino vince le primarie poi perdiamo le elezioni. Serve uno condiviso così evitiamo le primarie e proviamo ad andare al secondo turno”. Vincenzo De Luca ne traccia l’identikit: nel partito non c’è nessuno; deve essere uno non del Pd, che venga dalla società civile, e che rispecchi i canoni del renzismo, insomma che dia l’idea della novità e delle riforme.
Lo studio del premier e anche dei suoi principali collaboratori (a partire da Luca Lotti) è diventato, per la prima volta, la cabina di regia delle amministrative.
Perchè, a dispetto della strategia di minimizzazione all’esterno di queste settimane (l’obiettivo è il referendum, non mi importano le amministrative) Renzi gioca a vincere.
Sa bene che il voto a Milano, Torino, Roma, Napoli sarà comunque interpretato come un voto politico. E per la prima volta si sta muovendo come un segretario di partito (e non solo come premier) che si occupa di amministrative.
Ecco l’incontro con De Luca su Napoli. E l’idea di cercare un “civicone” per far saltare Bassolino e primarie.
Sia De Luca sia Renzi sono convinti che quella dell’ex sindaco sia solo una “posizione negoziale” e che, a determinate condizioni e a determinate offerte politiche, possa rientrare.
Un calcolo che non trova conferma nelle confidenze che Bassolino ha fatto a qualche amico: “Io — col percorso che ho alle spalle — non vado alla ricerca di incarichi. Non mi interessa se mi offrono di tornare in Parlamento o in Europa. Mi interessa questa sfida su Napoli, sennò sto bene lo stesso”.
L’effetto Quarto rende frenetica la ricerca del “civicone”. Perchè è evidente che lo scandalo ha “azzoppato” i Cinque stelle su Napoli a vantaggio di De Magistris.
E il Pd, al momento, non è in partita. Nel corso delle riunioni del partito a Napoli si è materializzato il “piano b”, ovvero la ricerca di un anti-Bassolino, con solito nome di Gennaro Migliore da gettare nell’agone delle primarie. Piano già bocciato dal governatore campano: “Bravo ragazzo — il commento di De Luca — ma i voti dove li prende?”.
Ma non c’è solo il dossier Napoli sulla scrivania del premier a palazzo Chigi.
Qualche giorno fa Luca Lotti ha chiamato a Palazzo Chigi Giacomo Portas, il leader dei Moderati, da sempre nel centrosinistra e molto forte a Torino.
Quando si candidò nel 2011 all’interno della coalizione di centrosinistra prese il 9,6 per cento: “Ce la dobbiamo fare a vincere al primo turno — il ragionamento di Lotti — perchè al secondo si rischia. Tu che hai il polso, che dici?”. Risponde Portas: “Si può fare, con una coalizione larga, sia al centro che a sinistra”.
A sinistra non tutta Sel sostiene Airaudo. L’assessore regionale al Welfare, Monica Cerruti, ad esempio sta lavorando per sostenere Fassino.
Poi ci sono i Cinque Stelle. A Venaria, dove governano, è iniziato lo smottamento: “Lì — prosegue Portas nella sua ricognizione — governano in modo imbarazzante, non sanno neanche cosa sia una Asl. Una di loro, la Viviana Andreotti è venuta con noi e sostiene Piero. Se ci si lavora non sarà la sola”.
Lo schema non è Partito della Nazione contro il resto del mondo, ma “coalizione larga”: un pezzo di Sel-Pd-Moderati civiche.
E non è un caso che Fassino abbia messo i manifesti e iniziato la campagna elettorale dalle “periferie”. Al centro arrivano pezzi di centrodestra tipo l’ex governatore Ghigo, Vietti, ma in parecchi nel Pd, tipo Stefano Esposito, hanno consigliato di “tenerle basse queste operazioni” perchè è gente che non ha più un voto ma un nome legato ad altre storie. Piuttosto, oltre ai Moderati, vanno costruite anche altre liste civiche che peschino al centro. Col Pd attorno al 35, i Moderati tra il 9 e il 10, non è impossibile l’impresa di Fassino.
Impossibile sulla carta dopo Mafia Capitale, ma non nella testa del premier l’operazione Roma, ovvero la candidatura di Roberto Giachetti: “Giachetti è Renzi — sussurrano in Parlamento i fedelissimi — e se Matteo non ci avesse creduto non avrebbe messo una faccia che è la sua. E poi chi lo ha detto che non va al ballottaggio? In uno schema con una marea di candidati ci vai pure col 25 per cento. Lì inizia un’altra partita”.
Per ora la scelta ha avuto un impatto interno fortissimo. Perchè rompe definitivamente il controllo del partito romano da parte di Bettini e Zingaretti: “Matteo non dà spazio alla restaurazione, prosegue l’opera di Orfini sul partito e asseconda l’azione di Mafia Capitale, visti i buoni rapporti di Giachetti con la procura”.
L’effetto Quarto si avverte anche a Roma, secondo i renziani, perchè semmai i Cinque stelle conquistassero la Capitale ci sarebbe una Quarto al giorno sui vari dossier.
Infatti tutto lascia intendere che non vogliano vincere e siano alla ricerca di un Carneade, preservandosi per le politiche.
Di Milano si è parlato poco a palazzo Chigi, perchè è l’unica operazione che viene considerata avviata bene con Sala. Anzi, la notizia è che Renzi ha messo la testa su tutte le altre città e non solo su Milano.
(da “Huffingtonpost”)
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