“DA PRATICANTE AVVOCATO PRENDEVO 200 EURO AL MESE, POI NON HO PIU’ TROVATO LAVORO, MI DICONO CHE SONO VECCHIA”
CRONACHE DI ORDINARIO SFRUTTAMENTO NELL’ITALIA SOVRANISTA DOVE SI TUTELANO SOLO GLI EVASORI FISCALI
Alice (nome di fantasia) è una donna di 37 anni, laureata in giurisprudenza. A Fanpage.it racconta l’esperienza traumatica del praticantato in uno studio legale, dove guadagnava 200 euro al mese. A oggi non riesce ancora a trovare lavoro, nonostante abbia inviato centinaia di curriculum.
Alice (nome di fantasia) è una donna di 37 anni che è nata e cresciuta a Milano. Laureata in giurisprudenza, dopo i 18 mesi di praticantato non è riuscita a trovare un lavoro né in uno studio legale né in altri settori. Eppure ha inviato centinaia di curriculum vitae, ma in pochi hanno risposto e quelli che lo hanno fatto le hanno proposto contratti a cifre irrisorie.
“Sto ancora cercando lavoro e non mi arrendo”, ha raccontato a Fanpage.it. “Ho iniziato a lavorare già prima di conseguire lal laurea. Ho svolto un tirocinio come collaboratrice legale nello studio dove poi ho svolto il praticantato. Già all’epoca ho iniziato ad avvicinarmi al mondo legale: curavo alcuni contratti, le comunicazioni con i clienti e l’agenda dell’avvocato”.
Dopo la laurea, ha iniziato il praticantato. I primi mesi li ha svolti in piena pandemia da Covid-19: “Durante questo primo periodo, ho cercato di trovare un altro studio perché l’offerta che mi era stata fatta era davvero bassa. Ricevevo un compenso di duecento euro al mese. In quel periodo avevo una relazione stabile, ma ho scelto di non andare a convivere con il mio compagno perché non avrei potuto sostenere le spese. Non volevo essere un peso. Sono quindi rimasta a vivere con mio padre e mia sorella”.
“Le persone non pensano che i praticanti legali abbiano una vita di inferno. Nel mio caso specifico, il mio avvocato non faceva giudiziale. Quindi ho trovato altri due studi per poter svolgere il minimo di udienze necessarie. Loro non mi pagavano nonostante passassi le mattinate in tribunale”, ha continuato.
“Non potevo andare fuori a cena con gli amici perché, con duecento euro al mese, come facevo? Vedo ancora oggi i miei amici che hanno fatto carriera e si possono permettere viaggi e cene fuori. Io dico sempre che non posso”.
La fine del praticantato è stata molto traumatica: “Non ho ricevuto lo stipendio per diversi mesi. Ho dovuto rincorrere l’avvocato. È stato tragico. Finito il praticantato, ho iniziato a studiare per l’esame da avvocato e contemporaneamente cercavo un lavoro. Ho mandato curriculum in ambiti che fossero minimamente connessi con quello che avevo studiato. Inoltre, durante il praticantato, mi ero occupata di 231 e antiriciclaggio. Ho pensato che avrei trovato un posto di lavoro”.
Alice si è però scontrata anche con stipendi veramente molto bassi: “Mi hanno offerto un contratto a tempo determinato o stage a tempo pieno da cinquecento- seicento euro. Erano però proposte per occupazioni temporanee. In un’occasione, durante il colloquio per uno studio di commercialista per la posizione di payroll, mi è stato detto che ero vecchia perché fino ai 29 anni era previsto una specie di rimborso per la formazione”.
Nonostante questo, continua a mandare curriculum: “Nel frattempo faccio qualsiasi cosa: lavori di grafica, scrittura di articoli di giornale. Non mi piace stare con le mani in mano. So che troverò qualcosa”.
“Ho avuto anche il pensiero di andare via dall’Italia perché forse qui non c’è il mio futuro. È vero però che se ti laurei in giurisprudenza, a meno che tu non faccia diritto internazionale, starai in Italia. Io amo il mio Paese, ci sono nata e cresciuta però a un certo punto sarò costretta ad andarmene”.
(da Fanpage)
Leave a Reply