DA REPORT A GRUBER, DA REPUBBLICA AI CRONISTI NELLE CONFERENZE STAMPA: L’ALLERGIA DI MELONI E FDI PER IL GIORNALISMO NON ALLINEATO
ARROGANZA, OFFESE, ALLUSIONI: UNA LUNGA SEQUELA DI ATTACCHI
Un altro attacco contro Repubblica, l’ennesimo contro i giornalisti. Stavolta la premier davanti alle telecamere di Rete4 ha irriso il titolo di prima pagina “L’Italia in vendita”, senza rispondere alle notizie né controbattere nel merito, ma provando a delegittimare il giornale riferendosi alla proprietà: “Non accettiamo lezioni di italianità che vengono da questi pulpiti”.
Nei quindici mesi a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni non ha perso occasione per prendere di mira chi scrive di lei o le riserva domande scomode.
Una lunga sequenza di insinuazioni, allusioni e sortite, che nella maggior parte dei casi eludono le questioni e travalicano nel complottismo e in un’offensiva contro la libertà di stampa. Fino alla più sistematica e strutturale manovra contro l’informazione che sta portando all’approvazione delle leggi bavaglio, contro le quali la Fnsi ha formalmente protestato anche in occasione della conferenza stampa di inizio anno della premier.
Repubblica è tra i bersagli preferiti. Nell’ottobre scorso, durante il punto stampa dopo il vertice Ue a Bruxelles, la presidente del Consiglio si è rivolta ad un nostro giornalista contestando pubblicamente un suo articolo che, invece, aveva avuto riscontro da parte di diverse fonti alla premier. Un anno prima, in occasione dell’incontro per la presentazione della legge di bilancio, la premier, dopo le sollecitazioni dei due inviati di Repubblica e La Stampa, ha insinuato che i giornalisti siano stati pavidi con i suoi predecessori: “Non eravate così coraggiosi in passato”, è arrivata ad affermare.
Nella stessa occasione ha risposto piccata ad un altro cronista (“È una vita che mi insegnate le cose”) e ha troncato il tempo dedicato riservato alle domande, polemizzando seccata con quanti reclamavano.
Ma il campionario delle intemperanze negli incontri con la stampa è lungo: “Qualcuno deve correggere i suoi titoli”, aveva detto a marzo, quando le domande riguardavano le tragedie dei migranti.
Battibecchi e incursioni che la presidente del Consiglio ha trasferito anche sui social: nel novembre scorso, sull’onda del dibattito seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin, Meloni ha ritenuto di utilizzare Instagram per attaccare personalmente Lilli Gruber, ritenuta colpevole di aver affermato in una puntata di Otto e mezzo, che “in Italia ci sia una forte cultura patriarcale e che questa destra-destra al potere non la stia contrastando tanto”.
La “destra-destra”, d’altra parte, segue lo stile della leader e alimenta il fuoco contro i giornalisti che si occupano di ciò che avviene attorno ai palazzi del potere. E così FdI ha tuonato di recente contro Report ed è arrivata a presentare un’interrogazione all’ad e alla presidente Rai perché le due inchieste sugli interessi della famiglia di Ignazio La Russa e sui presunti legami tra un boss della malavita e il padre di Giorgia Meloni sul sono ritenute dal partito di Meloni un “metodo” e un “teorema” per “spargere fango”. La chiosa, in quel caso è arrivata dalla segretaria dem, Elly Schlein: “Meloni ha superato Silvio Berlusconi: altro che editto bulgaro…”.
(da La Repubblica)
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