DAL LIBANO ALL’EGITTO: LA RIVOLTA CONTRO ISRAELE RIEMPIE LE STRADE ARABE
PROTESTE E RABBIA. DALLA GIORDANIA A BEIRUT, DAL CAIRO ALLA CISGIORDANIA
Montano di giorno in giorno le manifestazioni nei Paesi arabi per sfogare la rabbia nei confronti di Israele, ma non solo. Centinaia di palestinesi hanno manifestato nuovamente a sostegno di Gaza nella Cisgiordania occupata, il giorno dopo che manifestazioni simili erano degenerate in scontri con le forze di sicurezza palestinesi.
Il fulcro delle proteste è stata piazza al-Manara, nel centro di Ramallah, sede dell’Autorità palestinese. Davanti alla sede della presidenza, la folla ha incitato le autorità a porre fine alla “cooperazione in materia di sicurezza” con Israele, in corso da anni. A Nablus, una delle città più militanti della Cisgiordania, i manifestanti hanno sventolato bandiere palestinesi ma, soprattutto, le insegne verdi di Hamas, urlando slogan a sostegno del movimento islamico al potere nella Striscia di Gaza.
A preoccupare la dirigenza della Autorità Nazionale Palestinese è proprio il supporto sempre più evidente del popolo cisgiordano all’organizzazione estremista islamica che governa la Striscia dal 2007 e che avrebbe vinto, e vincerebbe, le elezioni qualora venissero indette. Proprio in seguito a questa annosa consapevolezza, il presidente palestinese Abu Mazen ha sempre trovato il modo per posticiparle. Questa scelta contro il volere dei propri cittadini ha sì incollato alla poltrona l’ottuagenario rais, ma lo ha reso di anno in anno più inviso e, di conseguenza, debole. Molti hanno infatti intonato canzoni contro Fatah (il partito di cui Abu Mazen è leader) e contro lo stesso presidente, oltre a innalzare cartelli con la scritta “abbasso Abbas.” Un giornalista dell’Afp a Nablus ha riferito che le forze di sicurezza palestinesi hanno sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti mentre lasciavano il centro della città. Martedì sera, le forze di sicurezza dell’Autorità palestinese avevano già lanciato lacrimogeni durante una manifestazione a Ramallah. Anche davanti all’ambasciata di Israele in Turchia si sono schierati gruppi di manifestanti per chiederne la chiusura.
Intanto in Egitto, il Paese arabo più popoloso, nonché confinante con la Striscia, migliaia di persone hanno manifestato in solidarietà con i palestinesi intrappolati nella Striscia di Gaza ormai da 12 giorni. Lo si è potuto constatare dalle immagini diffuse dai media locali e dai social. Poco prima della affollata protesta, il presidente Abdel Fattah al-Sisi aveva avvertito: “Se chiedo al popolo egiziano di scendere in piazza, saranno milioni”. Intanto sul versante egiziano al valico di Rafah, al confine con la Striscia, gli operatori umanitari in attesa di entrare si sono riuniti per pregare in memoria delle vittime dell’ospedale dopo il raid sulla cui paternità Israele e Hamas si accusano a vicenda.
Anche nel sud del Libano ci sono state proteste, nonostante il movimento sciita Hezbollah – che di fatto lo governa – non abbia ancora deciso se entrare in guerra con Israele. Beirut è in una posizione molto fragile, stretta com’è tra la contrarietà alla guerra della maggior parte dei libanesi che stanno lottando da tre anni per sopravvivere a causa della devastante crisi economica (oltre alla drammatica rivalità tra i partiti religiosi) e le sollecitazioni provenienti dall’Iran, di cui il Libano è diventato l’appendice sul cruciale mar Mediterraneo e l’unico “confine” con Israele.
Ma è ad Amman, la capitale della Giordania, dove si è svolta la protesta più vasta.
Circa 5 mila manifestanti si sono radunati nei pressi dell’ambasciata israeliana. Il numero dei manifestanti potrebbe aumentare nonostante le forze di sicurezza giordane abbiano bloccato le strade che portano all’ambasciata. Malgrado le restrizioni, si stanno moltiplicando sui social gli appelli a scendere in piazza. Il Re di Giordania è il custode dei luoghi sacri dell’Islam a Gerusalemme e la sua posizione si complica di ora in ora. Per la giornata della preghiera del venerdì, si prevedono ulteriori manifestazioni, ma ancora più partecipate.
(da agenzie)
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