“DI MAIO ANNULLI LA GARA ILVA O È UN QUAQUARAQUÀ”: CALENDA SFIDA DI MAIO IN TV
CANTONE SI SMARCA DAL M5S: “GOVERNO NON MI USI PER ANNULLARE LA GARA” … CALENDA RIVELA: “I RILANCI DI ACCIAITALIA FATTI A GARA CHIUSA, L’AVVOCATURA CERTIFICO’ CHE NON POTEVANO ESSERE ACCETTATI”
Il “pasticcio” su Ilva lo fa la politica. Che litiga, giorno dopo giorno, sul futuro della più grande acciaieria d’Europa – un tassello fondamentale dell’intero sistema industriale italiano – e dei suoi lavoratori.
Continua la bagarre fra Luigi Di Maio e Carlo Calenda, con il primo che, ricevuta la lettera dell’Anac che solleva dubbi sull’aggiudicazione del gruppo siderurgico accusa il suo predecessore per il “pasticcio” della gara, e il secondo che lo sfida a singolar tenzone in tv.
“Caro @luigidimaio mercoledì sarò a ‘In Onda’. Facciamo un bel confronto posato e costruttivo su Decreto ‘Dignita e Ilva?” è la proposta lanciata via Twitter da Carlo Calenda.
“Dice balle. La stessa Anac spiega che la gara è valida e non ci sono gli estremi per annullarla. L’unico modo per farlo è invocare l’interesse generale. Di Maio può farlo in qualsiasi momento, così come potevo farlo io. Certo, questo lo esporrebbe a delle conseguenze, compresa l’eventuale richiesta di risarcimento da parte della società vincitrice. Se Di Maio pensa che sia illegittima annulli la gara”. […] “Sono solo “chiacchiere che servono a prendere tempo rispetto alla promessa elettorale di chiudere l’Ilva e all’incapacità adesso di gestire questa situazione”.
Sul rilievo espresso da Di Maio, secondo cui l’offerta di Acciaitalia era la migliore, Calenda replica:
“Pochi ricordano che la cordata AcciaItalia l’ha fatta Cdp su richiesta del governo. Dunque sul piano teorico quello che dice Anac è comprensibile ma sul piano pratico è un rilievo inesistente. Tutti noi volevamo che Cdp vincesse altrimenti non l’avremmo fatta scendere in campo, ma non al punto da truccare una gara. Ho chiesto un parere all’avvocatura dello Stato sulla possibilità di tenere in conto i rilanci fatti a gara chiusa da AcciaItalia. Il parere è stato negativo”.
L’unica strada per permetterle di migliorare l’offerta, prosegue Calenda, “era annullare la gara e ripartire”, ma l’Avvocatura disse che “questo ci avrebbe esposto al rischio di una causa da parte di Mittal, la necessità di rifinanziare l’amministrazione straordinaria, noi valutammo per almeno 300 milioni, e perdere molti mesi. Il tutto per 50 milioni in più, perchè tale era il rilancio di AcciaItalia? Siamo seri”.
Chi non ci sta a essere messo in mezzo alla contesa politica è Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione. Il suo parere sulla gara per Ilva, dice in un’intervista al Corriere della Sera, non non può giustificarne l’annullamento perchè “non contiene soluzioni che, invece, vengono lasciate al governo che dovrà effettuare autonome valutazioni”.
“Quando il ministro Di Maio, che è da sempre fautore della massima trasparenza, pubblicherà la nostra nota e la sua richiesta sarà tutto più chiaro. Una decina di giorni fa ho incontrato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Fra le altre cose mi ha parlato della vicenda Ilva e di possibili criticità nella gara, anticipandomi che ci avrebbero chiesto un parere. Ho prospettato che forse non eravamo competenti ma lui ha evidenziato profili di nostra spettanza. Non abbiamo fatto accertamenti, nè potevano farli. Nel parere spieghiamo che abbiamo agito per spirito di leale collaborazione istituzionale e sulla scorta dei dati fornitici, solo per esprimere una posizione giuridica”.
(da “Huffingtonpost”)
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