DI MAIO SAPEVA (O DOVEVA SAPERE): LE STIME INPS CHIESTE DAL MINISTERO SONO ARRIVATE UNA SETTIMANA PRIMA
“LA STAMPA” PUBBLICA I DOCUMENTI, NESSUNA MANINA DELL’ULTIMA ORA
Di Maio sapeva (o doveva sapere) una settimana prima delle stime Inps
I documenti pubblicati dalla Stampa scagionano il presidente Boeri dall’accusa di essere la “manina” del Decreto Dignità
Governare è complicato. Ci sono procedure, autorizzazioni, pareri, nulla osta, relazioni tecniche, bollinature.
Lo ha scoperto Luigi Di Maio al suo primo decreto da ministro del Lavoro, quel Decreto Dignità che ora deve affrontare l’iter parlamentare. E ha denunciato l’esistenza di una “manina” che ha introdotto nella Relazione Tecnica quella stima di impatto negativo del provvedimento pari a 8 mila occupati in meno ogni anni fino al 2028. Una stima dell’Inps, per cui Di Maio ha scaricato tutto sul presidente dell’Istituto, Tito Boeri.
Ci sono carte, pubblicate oggi dalla Stampa, che segnalano tuttavia le colpe del ministro.
Tutto è avvenuto alla luce del sole, secondo quanto dimostrano i documenti resi noti dal quotidiano torinese.
Di Maio poteva sapere, doveva sapere. I suoi collaboratori hanno avuto la stima dell’Inps, da loro richiesta, una settimana prima della pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale.
Tutto inizia il 2 luglio, quando l’ufficio legislativo del Ministero del Lavoro scrive all’Inps per chiedere di predisporre “con la massima urgenza” la platea dei lavoratori coinvolti “al fine di quantificare il minor gettito contributivo”.
Detto fatto: Quattro giorni dopo, il 6 luglio, la segreteria tecnica di Boeri spedisce all’ufficio legislativo del Ministero quanto richiesto.
Mail certificata e testo non lasciano dubbi: al Ministero la scheda che stima impietosamente il calo degli occupati è sul tavolo del Ministero sei giorni prima della bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato, il 12 luglio.
La relazione tecnica verrà ritoccata il giorno prima della pubblicazione in Gazzetta su richiesta della stessa Ragioneria – accade l’11 luglio – ma per ragioni che nulla hanno a che vedere con quella stima.
Nessun giallo, nessun complotto. È solo che governare è complicato e i provvedimenti vanno studiati, letti, conosciuti e custoditi.
Tito Boeri parla in un’intervista alla Repubblica respingendo con forza ogni accusa a suo carico.
“Accusarmi di fare politica è una colossale sciocchezza. Chi mi conosce lo sa: ho sempre detto quello che penso, senza mai preoccuparmi di chi fosse a Palazzo Chigi”.
Il presidente Inps intende completare il suo mandato all’Inps.
“Il mio incarico scade nel febbraio 2019. Fino ad allora io non mi muovo di qui. Ho un mandato, e lo porto a termine. Se mi vogliono cacciare prima, lo facciano. Se no, se ne riparla con l’anno nuovo. Con il M5S ci sono “normali rapporti istituzionali. Di Maio l’ho incontrato due volte, mi è sembrata una persona ragionevole, disposta ad ascoltare. Con Fico ci sono state più occasioni”, dice Boeri. Matteo Salvini “non l’ho mai incontrato, e forse a questo punto è meglio così”. Quanto al ministro dell’Economia Giovanni Tria, “ho condiviso dalla prima all’ultima parola tutti gli interventi pubblici che ha fatto finora”.
(da “Huffingtonpost”)
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