DI MAIO SMENTITO DALLO STUDIO DELLA SOCIETA’ DI ANALISI INTERNAZIONALE BRATTLE: LA PENALE IN CASO DI REVOCA AD AUTOSTRADE E’ DI 23 MILIARDI
SI CALCOLA SUL VALORE DI MERCATO E NON SU QUELLO DI AMMORTAMENTO DEI BENI… TRA QUALCHE ANNO CI RITROVEREMMO A PAGARE UNA PENALE ENORME, EQUIVALENTE A UNA MANOVRA FINANZIARIA
È mezzogiorno quando Luigi Di Maio rompe il protocollo informale del silenzio festivo per rilanciare la battaglia contro Autostrade.
Il riposizionamento durissimo dei Benetton, con lo spettro di un maxi-risarcimento da 23 miliardi a carico dello Stato, è esploso proprio a ridosso di Natale, con i 5 stelle in difficoltà . Leggere i passaggi alla Lega e le dimissioni del ministro Fioramonti.
Il capo politico del Movimento tira un colpo di reni e scrive il suo personale primo punto nel check di maggioranza che ci sarà a gennaio. Eccolo, via Facebook: “Vi ricordate quando tutti dicevano che revocare la concessione ad Autostrade ci sarebbe costato almeno 23 miliardi di euro? I Benetton avevano persino inviato una lettera al governo in cui minacciavano la stessa penale. Peccato per loro, però, che sia una enorme sciocchezza”.
Di Maio accompagna il suo pensiero con lo screenshot di un articolo pubblicato il 24 dicembre da Huffpost. Si parla di una relazione della Corte dei Conti approvata a fine novembre e resa nota il 23 dicembre. Dice che la richiesta di 23 miliardi come indennizzo in caso di rescissione della convenzione tra lo Stato e Autostrade per l’Italia non ha basi legali perchè prevede indennizzi abnormi rispetto alla normale prassi commerciale.
È la parola della magistratura contabile che Di Maio usa per fare da leva su una questione che è economica perchè 23 miliardi sono una manovra e quindi un peso insostenibile per le casse dello Stato.
Ma è anche politica perchè proprio a ridosso di Natale, Giuseppe Conte e la ministra delle Infrastrutture, la dem Paola De Micheli, hanno rilasciato due interviste in cui hanno fatto capire che la questione è ancora aperta. Mentre per Di Maio la questione è chiusa: revoca. E il prima possibile.
Smontare lo spettro del maxi-risarcimento è fondamentale per portare avanti la battaglia politica. Ma la situazione è ingarbugliata anche se la lente viene posizionata sulla partita economica.
Fonti industriali spiegano che Autostrade non ha intenzione di retrocedere dalla posizione espressa con un consiglio di amministrazione straordinario e una lettera inviata a palazzo Chigi, al Mit e al Tesoro.
E anche l’ultima mossa di Di Maio viene contrastata.
Circola uno studio della società di analisi internazionale Brattle che evidenzia come l’indennizzo in quattro Paesi di peso dell’Unione europea (Francia, Spagna, Portogallo e Italia) è calcolato sul valore di mercato dei beni e non sul valore dell’ammortamento dei beni, come intende fare invece il governo con le norme contenute nel decreto Milleproroghe approvato salvo-intese.
Quelle che spianano la strada alla revoca della concessione ad Autostrade, prefigurando la gestione di circa tremila chilometri di strade a pagamento in capo all’Anas.
Il ragionamento è che il parere della Corte dei Conti nulla ha a che vedere con il tema dell’indennizzo con il quale viene messo in correlazione e che è previsto dalla Convenzione in essere e in linea con i sistemi regolati europei.
Anche sui meccanismi di adeguamento delle tariffe, le stesse fonti parlano di un parere della Commissione europea, datato 27 aprile 2018, dove è stabilito che il meccanismo di remunerazione e adeguamento tariffario previsto dalla concessione attuale di Aspi è “ragionevole ed equilibrato”.
La Commissione, tra l’altro, per arrivare a questa decisione ha condotto un’analisi di benchmarking confrontandosi con il contesto europeo delle concessioni.
Il braccio di ferro tra Di Maio e Autostrade va avanti e la questione, tra livello economico e politico, è destinata a restare caldissima fino a quando il governo non arriverà a una decisione. Attesa a gennaio. Come tante altre.
(da “Huffingtonpost”)
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