DI PIETRO COME LASSIE: “TORNA A CASA, TONINO”
L’IDV PERDE ALTRI TRE PEZZI E ORA DI PIETRO PUNTA SU BERSANI: MA NON ERA UNO ZOMBIE?
Questioni di prospettiva. E qui non c’entra il dito e la luna che Antonio Di Pietro rievoca spesso per farsi capire meglio.
Qui è questione di prospettiva, appunto, e di numeri che vengono meno nel Parlamento che sta per andare a casa.
L’elenco va aggiornato, e per l’ex magistrato è una buona notizia: i deputati Giovanni Paladini e Gaetano Porcino (in passato beccato a un incontro con un uomini della ‘ndrangheta, ma non indagato) lasciano il partito e raggiungono l’ex capogruppo Idv, Massimo Donadi, che prepara e presenta il nuovo movimento politico in direzione Pd. A cascata, abdicano anche la moglie di Paladini, Marilyn Fusco (consigliere in Liguria) e il vicepresidente ligure Niccolò Scialfia.
La cinquina si completa con il senatore Stefano Pedica, che lamenta “confusione” e rivendica un ruolo di comando nel Lazio.
Il partito, che Di Pietro stringe tra le mani convocando l’assemblea nazionale per il 15 dicembre, non fa girare le scope di memoria leghista, ma festeggia il cesto che si ripulisce e le mele marce (si riferiscono a Porcino) che vanno via.
Di Pietro scrive una lettera per lanciare la costituente per una nuova Italia dei Valori. Quella vecchia, quella di Maruccio, Scilipoti e Razzi, è morta con la puntata di Report: “Certo, è un momento difficile, ma è anche il momento della verità . È arrivata l’ora e l’occasione per capire — una volta per tutte — chi nel nostro partito ci sta perchè ci crede e chi ci sta perchè gli conviene e fino a quando gli conviene”.
Prima scopre il lato duro e poi apre (delicatamente) a Pier Luigi Bersani: “È anche il momento di mostrare i muscoli — prosegue — vale a dire che bisogna realizzare un’Assemblea generale molto partecipata che sappia proporsi all’opinione pubblica con determinazione e spirito unitario”.
Ecco che Di Pietro comincia a sistemare le beghe di partito (e le accuse che l’hanno travolto) e avvia il corteggiamento al Pd: tre emissari, Leoluca Orlando, Luigi Li Gotti e Fabio Evangelisti, dovranno dialogare con il segretario democratico e il centrosinistra che, a primarie ancora in gioco, comprende Sel di Nichi Vendola e il Psi di Riccardo Nencini.
Di Pietro non andrà ai gazebo di domenica, non dichiara preferenze ufficiali, però invita i suoi elettori a scegliere fra gli oppositori a Mario Monti: facile intuire che Bersani e Vendola siano i candidati indicati senza alzare la voce, ma così per rafforzare il corteggiamento, incassato il no di Beppe Grillo e, soprattutto, dei militanti del Cinquestelle.
L’operazione è riuscita. Bersani apprezza: “La decisione dell’Idv di consentire ai propri elettori di contribuire alle primarie del centrosinistra è una scelta che va sottolineata, voglio solo ribadire sull’Idv quello che ho sempre detto in questi mesi: è stata l’Idv a scegliere un’altra strada. Dopo la vicenda del governo Monti — aggiunge — l’Idv evidentemente si è data un’altra prospettiva e questo ha reso impossibile costruire assieme l’appuntamento delle primarie”.
L’ex magistrato, per le prossime elezioni, vuole (e non può fare il contrario) selezionare meglio i deputati e i senatori.
Un po’ accetta le polemiche che l’hanno indebolito in questi ultimi mesi, e i sondaggi ne sono testimoni, e un po’ spera che l’Idv non sia rottamata: “È estremamente necessario assicurare una forte partecipazione al fine di dimostrare che l’Idv c’è ed esiste ancora ed è fortemente determinata a rilanciare la propria azione politica nel territorio”.
Il tono si fa quasi drammatico: “Supplico tutti coloro che credono nel partito a partecipare in massa. Va fatta la riorganizzazione della classe dirigente, attraverso una nuova fase congressuale che dovrà portare a una più capillare democratizzazione delle strutture di partito e a una maggiore trasparenza della propria gestione”.
Di Pietro va controcorrente, il tempo a disposizione non lo aiuta e nemmeno la parziale freddezza di Bersani.
Quella Italia dei Valori che aspirava al 10 per cento di share, e stringeva alleanze con il Pd e Sel sul palco di Vasto, non esiste più.
Anche se l’ex magistrato vuole recuperare dei pezzi, mentre altri pezzi dicono addio.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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