DONNA, NEGRA E INCINTA: TRE PAROLE PER SCATENARE L’ODIO
QUEL FIGLIO CHE DEVE ANCORA NASCERE HA GIA’ RICEVUTO UN MANDATO DI MORTE
“Donna, negra e incinta”. Tre parole per scatenare l’odio, il razzismo più becero, la cattiveria frutto di una mala-educazione. Due ragazzi, 19 e 22 anni a Rimini, hanno rapinato, insultato e aggredito una donna incinta al 6 mese di gravidanza.
“Negra di m…, lurida bas…, torna a casa tua”, queste sono le parole che hanno accompagnato una scena che ogni giorno si fa più frequente.
In questi giorni in cui si parla di terrorismo fisico e psicologico, in cui tutti siamo pronti a denunciare, a riempire le nostre pagine di bandiere, di commenti, di verità , per questi episodi che rappresentano la nostra realtà , non pronunciamo molte parole.
Anche questo è una forma di terrorismo generato da sciacalli che abbiamo al potere che inneggiano, incitano e sorridono di fronte ai maltrattamenti di nostri fratelli. Sembra che il colore sia un deterrente per comprendere e tollerare. Includere e integrare. Donna-nera-incinta.
“Negra di m…, ti facciamo abortire” questo è il linguaggio per ignoranti a cui la ragione non è stata prevista nel loro Dna.
La tolleranza è il biglietto da visita con cui gli stati occidentali si presentano agli importanti incontri internazionali per discutere non si capisce mai di cosa.
Come docente, mi chiedo se sto insegnando il pensiero non di una “razza”, ma di un’umanità che non tenta di opprimere un’altra.
Puntare il dito contro neri, gay e donne è razzismo, prendersela con il compagno di classe secchione e mingherlino è bullismo, ricorrere a improbabili teorie scientifiche che provano la superiorità genetica del maschio bianco caucasico è stupidità .
Ma quella donna stesa a terra con suo figlio nel grembo è la rappresentazione di un antico pregiudizio che non finirà mai di accompagnarci.
E non finirà finchè ci saranno parti del potere che pur di spalleggiarsi qualche voto in più, non riescono a vergognarsi di quello che dicono. Per un voto in più, o per una copia in più di giornale, non vogliono vedere che stiamo precipitando in un odio di classe.
Fino a un certo punto è stato inconscio per tante persone, ma ora, da quando tutti gli uomini del mondo hanno acquisito consapevolezza, l’odio è chiarissimo e decifrabile. Quel figlio che deve ancora nascere ha già subito un mandato di morte.
Calci nei suoi occhi, sulle sue mani, sul suo futuro che dovrà conoscere la notte per potersi sentire uguali a tutti gli altri.
Oggi che piangiamo i morti di Barcellona piegati da un terrorismo che abbiamo costruito anche noi, cerchiamo di avere pietà .
Perchè quella donna che a differenza nostra ha la pelle color del sole, le sia riservato una vita che non sia attraversata dalla nostra indifferenza.
Quell’indifferenza che le ha riservato un selciato bagnato da lacrime. Lacrime che accarezzavano il suo grembo pieno di vita.
Claudia Pepe
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply