DOPO AVER SFASCIATO IL CENTRODESTRA, SALVINI PRONTO A FAR SALTARE ANCHE IL TAVOLO CON IL M5S
SA SOLO FARE OPPOSIZIONE E SPARARE BALLE, HA PAURA DI GOVERNARE PERCHE’ FINIREBBE CHE GLI ITALIANI LO INSEGUIREBBERO COI FORCONI FINO AL CONFINE
“La battaglia con l’Ue è difficile. Per intraprenderla bisogna avere delle coperture, non dico tanto ma almeno dagli alleati di governo! Se non è così, è meglio non partire, meglio lasciar perdere…”.
Mentre a Montecitorio procede il tavolo tecnico di Lega e Cinquestelle sul ‘contratto di governo’, un alto dirigente del Carroccio sfoga con Huffpost tutto il suo pessimismo sulle trattative in corso.
Un pessimismo diffuso in tutto lo stato maggiore della Lega in una giornata che sembra condita di tutti gli ingredienti necessari per favorire la rottura più che l’intesa. Matteo Salvini ormai la mette in conto: se per venerdì non ci sarà un accordo con Luigi Di Maio sul programma di governo, soprattutto sui punti caldi europei come conti pubblici e immigrazione, il leader della Lega è pronto a rompere.
E a quel punto verrebbe disdetta anche la consultazione della base nei gazebo convocati in piazza in tutt’Italia per il weekend.
Insomma, a sentire le fonti leghiste, alla consultazione popolare Salvini potrebbe anche non arrivarci.
Nel senso che il suo obiettivo è presentare un ‘contratto di governo’ soddisfacente, in modo da farselo approvare dall’elettorato. Se così non sarà , sarà lui il primo a dirlo. E niente gazebo.
Oggi non è per niente contento, come ieri al Quirinale, del resto. Ma oggi c’è di più. Sembra che a Bruxelles sia scattato il “monito ad orologeria”, dicono i suoi, sospettando degli avvertimenti lanciati quasi all’unisono dal commissario all’immigrazione Dimitris Avramopoulos e dal vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis.
Il primo spera che “col nuovo governo in Italia non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria”. Il secondo rinnova l’invito a “ridurre il debito”. “Avvertimenti che puntano a estrometterci dall’avventura di Palazzo Chigi…”, dicono i leghisti
Salvini non ha aspettato molto per rispondere. Il punto è che Di Maio non ha fatto altrettanto. Ed è questo il punto che incrina tutta l’impalcatura del governo gialloverde: si sta scolorendo sempre più, fino a scomparire come ipotesi.
I leghisti non si sorprendono dei moniti di Bruxelles. Troppo prevedibili. Sono invece rimasti sconcertati dall’approccio dei pentastellati sui temi europei ai tavoli tecnici. Pensavano di avere dei compagni di viaggio in sintonia con le loro battaglie e invece no. “Troppo morbidi sia sull’immigrazione che sulla necessità di sforare i parametri del deficit — ci dice un esponente del Carroccio — Siamo rimasti perplessi. E allora come vogliono farlo il reddito di cittadinanza? Se è così, mancano i presupposti per un’azione comune”.
Alcuni annusano aria brutta già dalla scorsa settimana, da quando hanno capito che il passo di lato di Silvio Berlusconi si sarebbe tradotto in opposizione: insostenibile per Salvini che ancora oggi non vuole rompere l’alleanza di centrodestra.
Per altri, tipo Giancarlo Giorgetti, plenipotenziario di Salvini e personalità di buona diplomazia nella Lega, la situazione ha cominciato a prendere una brutta piega nel weekend. Ma è stato poi l’incontro con Sergio Mattarella ieri al Colle a far crollare le speranze, a meno di miracoli dei prossimi giorni.
Con il presidente “non c’è feeling”, spiegano in anonimato i leghisti, “non gli piacciamo”.
E qui poi si fanno strada sospetti che nei ragionamenti del Carroccio diventano puntuti dati di realismo su cui si sta impostando la nuova linea: quella della exit strategy dal governo con i pentastellati.
La diffidenza di Mattarella nei confronti della Lega viene interpretata come il terminale dei no europei ad un esecutivo con Salvini ai posti di comando di dicasteri importanti come il Viminale, per dire, o con un esponente del Carroccio all’Economia. Lo stesso schema viene usato per spiegare i toni morbidi scelti da Di Maio: “Si è ritagliato il ruolo di garante della compatibilità di questo governo con l’Ue. Ma allora, se non si può cambiare, se non si possono chiudere i porti agli sbarchi di immigrati, meglio lasciare perdere”, la conclusione dei leghisti è sempre la stessa.
Lo dice chiaramente il responsabile economico del Carroccio, Claudio Borghi: “Se questa avventura parte è chiaro che parte in un ambiente ostile, che non avremo alleati”, quindi “devi essere sicuro che devi poter stare spalla a spalla. Se partiamo deve essere chiarissimo che abbiamo le risorse per fare le cose, che i soldi ci devono essere”.
E deve essere altrettanto chiaro “che i trattati Ue vanno ridiscussi”. Su questo la posizione del Movimento non combacia perfettamente “sennò – aggiunge – non avremmo punti rossi”, vale a dire i punti del contratto sui quali non c’è accordo e che vengono rimandati ad un nuovo confronto tra i leader.
“Ma deve essere chiaro che serve accordo anche sui metodi, e i metodi passano anche per la revisione dei trattati”, conclude Borghi.
Ed ecco il senatore Alberto Bagnai: “In una fase di lieve ripresa chiedere di raggiungere la parità di bilancio strutturale è fuori ogni logica. Noi non siamo disposti ad accettare più alcuna disparità di trattamento”.
Insomma, in questi giorni Salvini è impegnato ad alzare il tiro per capire quanto può incassare sulle questioni europee. Se può incassare.
“Gli italiani votandoci si sono espressi chiaramente sul tema immigrazione — dice il capogruppo al Senato Marco Centinaio – Non siamo intenzionati ad accettare alcun monito dall’Europa”
“Il punto è l’Europa: il potere sta lì, non nelle capitali. Quindi se non si fanno lì le battaglie, non ha senso…”, insiste Lorenzo Fontana, fresco di mandato a Strasburgo, appena eletto alla Camera.
Dunque, Salvini e Di Maio, che tanto si piacevano subito dopo il 4 marzo, stanno scoprendo di non essere fatti l’uno per l’altro.
Un flirt, nulla di più. In tutto questo caos, la questione del premier è scemata di pari passo con l’andamento negativo delle trattative sul programma. Più distanze ci sono, più è difficile trovare una personalità che si immoli per mediare: con quali assicurazioni di riuscita?
Se le attuali quotazioni basse del nuovo governo prevarranno, se ci sarà la rottura, la Lega si prepara all’opposizione di un governo del presidente, se Mattarella proverà con questa mossa.
Obiettivo: ritorno al voto insieme alla coalizione di centrodestra e un Berlusconi riabilitato, ricandidabile.
La scelta di alzare il tiro sui temi europei è già un annuncio di campagna elettorale e sa di sfida anche per l’alleato Silvio.
(da “Huffingtonpost”)
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