DOPO LA TRAGEDIA DI CUTRO I VERTICI DELLA GUARDIA COSTIERA HANNO GETTATO LA MASCHERA
DALL’ONORE “DI CHI SALVA LE VITE IN MARE” ALL’ACCUSA VERGOGNOSA ALLE ONG DI FARE TROPPI SOCCORSI E TELEFONATE DI SEGNALAZIONE
Un mese dopo la tragedia di Cutro la Guardia costiera, o meglio i suoi vertici, hanno gettato la maschera. E il volto che è venuto fuori non è certamente degno della difesa dell’“onore di chi salva le vite in mare” che, prima ancora che a Giorgia Meloni, sta a cuore all’Italia intera che la generosità, l’abnegazione, il coraggio delle donne e degli uomini della Guardia costiera ha imparato ad apprezzare negli anni in cui ogni soccorso effettuato, ogni motovedetta che tornava in porto piena di bambini, donne, uomini, strappati al mare era una medaglia al petto. Quella Guardia costiera mai e poi mai avrebbe concepito l’idea di accusare le Ong di “sovraccaricare con continue chiamate i sistemi di comunicazione del centro nazionale di coordinamento dei soccorsi”.
In altri tempi, dal Comando generale delle Capitanerie di porto avrebbero soltanto detto “grazie” agli occhi delle Ong che, in questo weekend di flussi inarrestabili che ha messo a nudo tutta l’inadeguatezza del sistema di soccorso nel Mediterraneo, hanno dato il loro contributo nell’avvistare barchini e gommoni in difficoltà, segnalandone stato e posizione a tutte le autorità marittima interessate, Imrcc di Roma compreso.
Così come è loro dovere, come è previsto dalla legge del mare, dalle convenzioni internazionali e, per ultimo, anche dalla legge Piantedosi che obbliga le Ong a comunicare immediatamente alle autorità italiane qualsiasi informazione e operazione, pena multe, sanzioni e sequestri.
Ne ha pagato il conto la nave Louise Michel, rea di avere fatto troppi soccorsi, “complicando il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi”, leggiamo ancora nella nota con cui domenica pomeriggio il comando generale della Guardia costiera (dopo settimane di imbarazzante e sconcertante silenzio sui mancati soccorsi di Cutro) ha sentito l’esigenza di manifestare tutto il suo fastidio per le troppe segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà arrivate nel weekend da parte delle Ong che, ovviamente, al comando di Roma volevano solo dare una mano e dal comando di Roma volevano solo farsi coordinare.
Come è sempre stato fino al 2018 e come, ancora ieri, Mediterranea Saving Humans è tornata a chiedere con una lettera inviata alla premier Giorgia Meloni, al governo tutto e, per conoscenza, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Poche semplici parole per riaffermare un concetto di evidente buon senso: “ Basta guerra alle Ong, al soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili”. Un appello a salvaguardia del “bene supremo del soccorso verso chi non ha colpe e chiede il nostro aiuto”.
Dell’apporto della flotta umanitaria, in assenza di una missione di soccorso italiana o europea e con l’estate in vista, il governo sa bene di non potere fare a meno se si vuole evitare che si ripetano tragedie come quella di Cutro che, a questo punto, è sempre più evidente non sia stata solo una tragica fatalità.
Colpa degli scafisti (diciamolo subito per tacitare il coro di un governo che continua a non dare risposte alle tante domande ancora in piedi) ma colpa anche del clima di insofferenza per i troppi soccorsi e della linea della priorità della difesa dei confini da queste migliaia di disgraziati che partono verso l’Italia.
Ed eccola qui l’ultima di Piantedosi sul “fattore attrattivo di un’opinione pubblica che annovera l’accettazione di questo fenomeno”. I migranti, dunque, deciderebbero di salire su un barcone diretto in Italia perché convinti di essere bene accolti.
Insomma, ormai fatta a pezzi dai numeri la tiritera leghista delle navi ong come pull factor, il ministro dell’Interno ha sentito il bisogno di trovare un’altra giustificazione al fallimento della politica di un governo che agli italiani aveva promesso di fermare gli sbarchi. E allora ecco il nuovo colpevole, l’opinione pubblica italiana che — a detta di Piantedosi — sarebbe favorevole al fenomeno migratorio. Ma come, signor ministro, l’opinione pubblica italiana non è forse la stessa che ha eletto il suo governo credendo alla favola dei blocchi navali prima, dei porti chiusi poi, degli sbarchi selettivi, dei carichi residuali e che ora, sgomenta, guarda il pallottoliere impazzito degli sbarchi?
(da La Repubblica)
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