DOPO LE EUROPEE LA MELONI LASCERÀ LA PRESIDENZA DEL PARTITO DEI “CONSERVATORI E RIFORMISTI”, PER AVERE LE MANINE LIBERE PER MOLLARE VOX E POLACCHI, DETESTATI DA PPE E LIBERALI-SOCIALISTI, E AVERE COSI’ UNA CHANCE PER ENTRARE NELLA STANZA DEI BOTTONI DELLA COMMISSIONE EUROPEA
SENZA LA PRESIDENZA DEI CONSERVATORI, NON AVRA’ PIU’ ALCUN PROBLEMA DI RAPPRESENTARE I DUE PARTITI REIETTI: IO PARLO PER ME, NON PER GLI ALTRI
Giorgia Meloni lascerà la presidenza del partito dei “Conservatori e riformisti”. Lo farà il prossimo giugno, dopo le elezioni europee. «La stiamo sottoponendo a un forte stress psicofisico. Le abbiamo chiesto troppo», conferma Nicola Procaccini, copresidente del gruppo al Parlamento europeo e fedelissimo della premier
Meloni era stata confermata alla presidenza di Ecr nel dicembre del 2021, una volta scaduto il suo mandato, su pressione delle delegazioni degli altri Paesi membri, che premevano per mantenere la sua guida, pochi mesi dopo la vittoria elettorale in Italia, pensando di poter sfruttare il ritorno di immagine di un premier conservatore eletto in uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea.
Della successione non si è ancora discusso apertamente, per non destabilizzare il gruppo in vista delle Europee, ma il grande favorito sembra essere il leader del Partito democratico civico Petr Fiala, anche lui alla guida del suo governo, in Repubblica Ceca. Un modo, questo, utile anche a liberare Meloni da una posizione ambigua, in cui si trova costretta a parlare con i suoi alleati sia da Presidente del consiglio che da membro dell’opposizione al Parlamento europeo. «È costretta a cambiare il lessico, ma le sue idee restano sempre quelle. Anche “troppo coerente” come scherzo spesso con lei», assicura Procaccini.
Alle prossime elezioni, a Bruxelles, «il baricentro si sposterà ancora di più verso il centrodestra», ragiona Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI al Parlamento europeo. «Il nostro gruppo dovrebbe crescere dagli attuali 57 a 82 europarlamentari, secondo gli ultimi sondaggi».
Eppure sarà fondamentale costruire nuove alleanze per scardinare – il tandem tra Popolari e Socialisti che ha guidato finora l’Ue. Viene quindi vista da Procaccini come «una forzatura» quella di Antonio Tajani di «mettere dei paletti, escludendo fin da ora possibili alleanze con il Front National di Marine Le Pen e con i tedeschi di Alternative für Deutschland».
Anche perché al Parlamento europeo le maggioranze sono sempre molto fluide, se si esclude il voto con cui si elegge la presidenza della Commissione Ue. «E la Lega soffre il cordone sanitario che le è stato messo attorno. Un cordone molto forte e molto ingiusto […] ». Poi, certo, con Le Pen e Afd – ammette il copresidente di Ecr – ci sono delle «differenze forti sul futuro europeo nella Nato, così come sul sostegno alla guerra in Ucraina o su questioni di bilancio europeo, ma su tanti altri temi abbiamo spesso votato insieme».
(da La Stampa)
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