DOPO TRE MESI DI BLOCCO ILLEGALE, MALTA LIBERA LA SEA WATCH 3: “PRONTI A TORNARE A SALVARE VITE UMANE”
DAL 2 LUGLIO ERA BLOCCATA NEL PORTO DE LA VALLETTA SENZA ALCUNA MOTIVAZIONE GIURIDICA … AVEVA TUTTI I DOCUMENTI IN REGOLA, MA DA’ FASTIDIO ALL’INTERNAZIONALE CRIMINALE RAZZISTA
Dopo 115 giorni di blocco nel porto della Valletta, la nave Sea-Watch 3 della omonima Ong tedesca stamattina ha ripreso il mare e i suoi responsabili hanno già annunciato che verrà nuovamente schierata nel Mediterraneo centrale, nel tratto di mare davanti alla Libia divenuto quello più pericoloso e mortale.
La nave, assieme alla Seafuchs della Ong Sea-Eye, il 2 luglio scorso era stata fermata in porto dalle autorità di Malta, nelle ore in cui era esploso il caso di un’altra nave umanitaria, la Lifeline della omonima Ong, che con circa 200 migranti a bordo era stata finalmente autorizzata ad attraccare alla Valletta dopo il «solito» rimpallo tra autorità di diversi Paesi sulla titolarità del soccorso in mare.
La Lifeline fu posta sotto sequestro dalla magistratura come «corpo di reato» (e lo è ancora), le altre due imbarcazioni furono invece fermate ufficialmente per controlli sullo Stato di bandiera che, per entrambe, è l’Olanda.
Già dopo un mese, dai Paesi Bassi era arrivata a Malta la documentazione che la Sea Watch 3 era regolarmente registrata nei propri registri navali e per gli scopi di ricerca e soccorso in mare.
Nonostante ciò, alla nave non era stato concesso da Malta di riprendere la navigazione.
Fino a stamattina alle 7, quando è uscita dal porto della Valletta, destinazione la Spagna dove sono previsti lavori di manutenzione e il rifornimento di viveri e materiali per una nuova missione.
Perchè i responsabili della Ong lo hanno già annunciato: «Siamo pronti a tornare in mare – dice la portavoce per l’Italia della Ong, Giorgia Linardi – Non ci fermiamo e questo non deve essere percepito come una sfida o jun affronto alle presenti politiche bensì un atto di resposanbilità civile». Qualche girono fa era stato concesso al loro piccolo aereo da ricognizione, il Moonbird, di riprendere il volo.
«Da quando la nostra nave è stata fermata – dice Johannes Bayer, presidente della Ong Sea Watch – più di 500 persone sono annegate nel mar Mediterraneo, probabilmente assieme a molte altre di cui nessuno sa nulla, visto che in quella zona che è divenuto il confine più mortale del mondo, non c’è nessuno che racconti il loro destino».
Attualmente, nel Mediterraneo centrale (la rotta Libia-Italia) non ci sono navi di Ong. La nave «Mare Ionio» della appena varata missione Mediterranea, è rientrata in porto e comunque le sue dimensioni non le consentono di prendere a bordo molte persone. La Aquarius di Sos Mediterranee e Medici senza Frontiere è ferma nel porto di Marsiglia in attesa che uno Stato le conceda la bandiera dopo che anche Panama gliel’aveva ritirata (secondo le due Ong su pressione dell’Italia) mentre restano ancora a Malta le altre due navi, Lifeline e Seefuchs.
È sotto sequestro da oltre un anno nel porto di Trapani la Iuventa della ong Jugend Rettet. Infine, le due navi della catalana Proactiva Open Arms sono state rischierate nel Mediterraneo occidentale, nella rotta Marocco-Spagna divenuta da mesi la più utilizzata dai migranti. «la Sea-Watch 3 è attualmente la più grande e meglio equipaggiata nave civile di soccorso nel Mediterraneo centrale – dice il comandante della nave Pia Klemp -. Siamo più che sollevati che la nave sia stata finalmente liberata da questa farsa politica».
(da “La Stampa”)
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