E IN EXTREMIS SONO ARRIVATE LE “LISTE PULITE”: ECCO COSA DICE IL TESTO APPROVATO
SULLE FIRME PER LE LISTE RIDUZIONE DEL 75% ALLA CAMERA, AL SENATO SE NE RIPARLA IL 28 DICEMBRE
Un attimo prima delle dimissioni, il governo è riuscito a varare il decreto sull’incandidabilità , il “liste pulite”, che ieri è stato a un soffio dal restare lettera morta per colpa del presidente della commissione Bilancio, il pidiellino Azzollini.
La svolta è arrivata ieri mattina, mentre è ancora in ballo la questione delle firme per le liste: alla Camera sono state ridotte del 75% ma al Senato se ne riparlerà il 28 dicembre e non è escluso l’arrivo di un nuovo decreto.
Intanto, sulle “liste pulite”, per Parlamento e governo il testo si applica a tre categorie: i condannati a pene definitive superiori a 2 anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, di maggiore allarme sociale (mafia, terrorismo, tratta di persone); i condannati per delitti contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, peculato) e coloro che hanno accumulato pene superiori ai 2 anni per delitti non colposi “per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 4 anni”.
In quest’ultimo caso, si tratta di tutte le fattispecie criminose più gravi per le quali è anche possibile applicare la custodia cautelare in carcere (favoreggiamento personale, falso materiale in atto pubblico, stalking, voto di scambio, aggiotaggio, reati fiscali, fallimentari, furto, rapina, truffa, riciclaggio, usura, abusivismo).
Sul fronte della durata, l’incandidabilità alla carica di parlamentare durerà il doppio della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Tradotto: per un’interdizione di 5 anni, il condannato non si potrà candidare per 10.
Senza pena accessoria, l’incandidabilità non potrà essere inferiore ai 6 anni. Idem per gli incarichi di governo.
In tutti i casi, se il delitto è stato commesso con abuso dei poteri o in violazione dei doveri connessi al mandato, lo stop aumentata di un terzo.
Le norme valgono anche per il patteggiamento deciso dopo l’entrata in vigore della legge.
Se la condanna sopravviene durante un mandato, saranno le Camere, come adesso, a valutare le cause sopraggiunte di ineleggibilità e incompatibilità .
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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