E LA CORDA PROTETTIVA FINI’ IN BOCCA AL LEONE NELLA CHIESA DEL ‘300
NAPOLI: LE STATUE DI SAN GIOVANNI A CARBONARA, GIOIELLO GOTICO-RINASCIMENTALE
Hic sunt leones. Ma decisamente sviliti. Siamo nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, risalente al Trecento, scrigno d’arte di Napoli.
E i leoni di marmo alla base della quattrocentesca cappella Miroballo, proprio di fronte all’ingresso, sono finiti a reggere, tra le fauci, i manici delle corde protettive che vietano ai visitatori di toccare il monumento.
Peccato che proprio l’atto di preservare l’opera da possibili danneggiamenti, con questa strana «trovata», diventi pericoloso per l’opera stessa.
Insomma, dobbiamo sperare che i poveri leoni non ci rimettano qualche prezioso dente.
Annachiara Alabiso, responsabile per la Soprintendenza della Chiesa trecentesca, raro esempio di mistura d’arte rinascimentale e tardo-gotica, si dice «stupefatta dell’accaduto.
È una novità assoluta, nulla può essere fatto senza chiedere l’autorizzazione, figuriamoci una cosa del genere.
Sono stupita, solo una settimana fa ho visitato la chiesa e non c’era nulla di tutto ciò. Chiamerò immediatamente il parroco per chiedere spiegazioni e mi recherò sul luogo per accertarmi che tutto torni alla normalità .
Ringrazio il Corriere del Mezzogiorno per l’attenzione che mostra verso i beni della città . E anzi continuiamo insieme a tutelarli».
Nel 2010 San Giovanni a Carbonara finì al centro delle polemiche per una grave vicenda d’infiltrazioni d’acqua piovana, denunciata dal Comitato Portosalvo, che minacciava addirittura la «Crocifissione» del Vasari, il maestro del Cinquecento, allievo di Michelangelo.
Per fortuna poi c’è stato il recupero e il ripristino dei luoghi, grazie anche a un finanziamento stanziato dalla Provincia di Napoli nel 2011.
E pure la tela è nuovamente esposta nel presbiterio della chiesa, accanto al maestoso monumento sepolcrale dedicato a re Ladislao, in attesa che la cappella Seripando possa riaccoglierla. San Giovanni a Carbonara, situata nel cuore del centro antico, con l’inconfondibile scalinata in piperno a doppia rampa realizzata nel Settecento da Ferdinando Sanfelice, è una delle chiese più belle e ricche di storia della città per la straordinaria presenza di tesori d’arte ed imponenti monumenti funebri.
Eretta nel trecento, fu ampliata nel quattrocento da re Ladislao, che proprio qui scelse di essere sepolto. E sua sorella Giovanna ne rispettò le volontà regalandogli il meraviglioso monumento che accoglie il visitatore.
Guai dunque a non preservarla. E a non visitarla.
Valeria Catalano
(da “il Corriere della Sera”)
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