È RIPARTITA LA PROCESSIONE A GEMONIO A CASA DEL “SENATUR” PER ORGANIZZARE LA FRONDA INTERNA A MATTEO SALVINI: ENTRO FINE MARZO DOVREBBE NASCERE UN’ASSOCIAZIONE CHE RILANCI I TEMI CARI AI PADANI E RIUNIRE I MOVIMENTI FEDERALISTI
IN ASSENZA DI TERZO MANDATO, LA LIGA VENETA POTREBBE CORRERE DA SOLA CON UN FEDELISSIMO DEL “DOGE”. CHE UFFICIALMENTE NON SI ESPONE, MA SENTE REGOLARMENTE UMBERTO BOSSI
A Gemonio, dove vive Umberto Bossi, campanello e telefono del Senatur suonano con una certa insistenza. Il tonfo leghista in Sardegna e le difficoltà di governo hanno risvegliato la rivolta del Nord contro Matteo Salvini, al punto che in molti si sono riuniti di nuovo intorno al Capo, vuoi per qualche consiglio vuoi per avviare un nuovo progetto, stavolta (si spera) con miglior fortuna rispetto al Comitato Nord.
Il vicepremier, tra mille fuochi, cerca compromessi: se FDI lascerà il Veneto alla Lega anche per il dopo-zaia, Salvini si è detto disposto a “mollare” la guerriglia sul terzo mandato. Proposta, però, bocciata dalla premier.
Quello veneto è il fronte più caldo per la Lega. Non solo perché la presidente del Consiglio non è intenzionata a concedere il terzo mandato a Luca Zaia, ma anche perché FDI ha fatto sapere di volersi prendere il Veneto nel 2025, che significa colpire il cuore della Lega. Salvini ha chiesto a Zaia di correre alle elezioni europee per trainare la lista della Lega, ma lui non sembra intenzionato. Vuole rimanere presidente della Regione fino al 2025 e poi si vedrà.
Nel frattempo tra Treviso e Venezia la Liga Veneta si organizza: negli ultimi giorni i vertici del partito locale avrebbero chiesto a Zaia la disponibilità di far correre un suo fedelissimo con la “lista Zaia”, anche a costo di spaccare il centrodestra contro Fratelli d’italia. Lui, fanno sapere fonti del partito, avrebbe acconsentito.
È in questo quadro che Zaia nelle ultime settimane ha sentito di nuovo Bossi. Chi gli è vicino racconta che non è andato a Gemonio perché “non è nel suo stile, si sarebbe venuto a sapere subito”, ma le telefonate col Senatur sono regolari. Stesso discorso vale per Attilio Fontana, governatore lombardo che qualche giorno fa a La Stampa ha chiesto un partito “più concreto”.
E da Bossi è andato pure il ministro Roberto Calderoli, ansioso di confrontarsi con il fondatore sulla riforma dell’autonomia. Ma a Gemonio tornano soprattutto i leghisti con un piede (o entrambi) fuori, che cercano in Bossi una sponda per disarcionare Salvini.
Qualcosa si muove. Entro fine marzo dovrebbe nascere un’associazione per rilanciare i temi cari ai padani con l’obiettivo di riunire sigle, partiti e movimenti della galassia federalista, nati soprattutto dopo la trasformazione della Lega in un partito nazionale.
A coordinare i lavori ci saranno, tra gli altri, Paolo Grimoldi e Roberto Castelli. Con loro, a Gemonio, si è visto pure l’ex parlamentare Marco Reguzzoni: “Ci sono contatti costanti tra militanti ed ex militanti – dice al Fatto – e la ragione è che il partito persevera negli errori fatti. Mi dite cosa c’entra Vannacci con noi?”.
L’associazione – uno dei nomi ipotizzati è “Patto per il Nord” – potrebbe vedere coinvolti pure Roberto Mura e Giuseppe Leoni, decani del partito che fu. E che chissà se tornerà mai.
(da agenzie)
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