E UMBERTO ROVINA LA FESTA A BOBO, L’ULTIMO PSICODRAMMA LEGHISTA
PARTITO SULL’ORLO DEL SUICIDIO, ORMAI LA LEGA DIVENTA FILIALE DEL BERLUSCONISMO… MARONI PUNTA ALLA REGIONE LOMBARDIA PER ASSICURARSI UN DECENNIO DI POTERE… E BOSSI POTREBBE PUNTARE A UNA SCISSIONE
Muoia Bossi con tutti i filistei del nuovo corso leghista.
L’affascinante suicidio della Lega Nord, in corso ormai da mesi, è precipitato in uno psicodramma collettivo, con tanto di scena madre.
Proprio nel giorno dell’atteso congresso che doveva segnare la rinascita dal fango degli scandali.
Si doveva celebrare l’incoronazione di Bobo Maroni, con la benedizione di Bossi. Ma in tre minuti il Senatur ha fatto il presepe allestito dai maroniani e ha trasformato il Maroni day in un personale “Vaffa-day” ai successori, un addio amaro e polemico.
Due schiaffoni del fondatore hanno preceduto e seguito il discorso d’insediamento di Maroni, molto programmatico, piuttosto lungo, un po’ noioso.
Il vecchio leone invece ha dato spettacolo.
Nel primo intervento Bossi ha distribuito una serie di pesanti messaggi alla nuova reggenza leghista.
Un misto di accuse dirette e allusive, ironie sui moralizzatori con la scopa in mano, sospetti feroci di complotto ordito all’interno della Lega, perfino minacce di scissione («se non ci fosse più questa Lega, ci sarebbe un altro movimento»), i cui bersagli mai nominati ma evidentissimi erano Maroni e i suoi grandi elettori veneti, Zaia e Tosi. Tanto che Zaia è intervenuto per fermarlo, ricordando che il nuovo statuto è stato approvato all’unanimità .
E qui Bossi ha tirato il primo schiaffo: «Vado a vedere se mi avete imbrogliato».
Gli ha voltato le spalle e se n’è andato.
Dopo l’arringa di Maroni, il Senatur è tornato sul palco per prendersi l’ultima parola e raccontare la famosa storia delle due madri davanti al re Salomone.
Metafora chiarissima, dove la madre buona (Bossi), pur di salvare la vita del bambino conteso (la Lega), lo cede alla madre usurpatrice (Maroni).
Due belle mazzate, non c’è che dire.
Ora, il passaggio di consegne fra Bossi e Maroni sarebbe stato arduo anche con alle spalle un partito unito e solidale, ma così diventa un suicidio politico.
Perchè la Lega è stato il più personale dei partiti, il più dipendente dalla figura del capo e fondatore, dal quale discendeva la stessa identità del movimento.
Più delle idee, dei progetti e dei sogni, più del federalismo e della secessione, del mito Padania e di «Roma ladrona», la Lega è stata per vent’anni l’immagine riflessa di Umberto Bossi.
Un uomo delle valli con una canottiera azzurra, il sigaro appeso al sorriso strafottente, e sullo sfondo le villone di Berlusconi e i palazzi del potere.
Prima di ieri, era problematico sostituire questa immagine rozza e potente con quella di un avvocato della Varese bene, simpaticamente innocuo, con l’hobby del sax e una collezione di vezzosi occhialini colorati.
Ma dopo la maledizione del fondatore, diventa impossibile
Nella migliore delle ipotesi, la Lega di Maroni può provare a blindarsi nelle roccaforti locali, diventando una filiale provinciale del berlusconismo.
Sembra più o meno questo il progetto del nuovo direttorio composto da Maroni, Zaia, Tosi e Salvini. Se Berlusconi accetta di mollare Formigoni, nella primavera prossima Bobo Maroni si candiderà alla successione del governatore in Lombardia per il centrodestra.
L’elezione non è affatto scontata, ma la Lega punta sul solito masochismo del centrosinistra e sull’aiuto esterno di Grillo, che potrebbe abbassare di molto la quota necessaria per vincere.
Con il governo delle regioni dove si producono due terzi del Pil nazionale, la Lega di Maroni potrebbe quindi garantirsi un altro decennio di potere.
Niente più sogni di gloria e miraggi rivoluzionari, s’intende, ma ancora posti, soldi, poltrone importanti, sia pure nella ridotta, ma comoda dimensione di un partito «catalano».
Stare al governo in Lombardia e in Veneto, ma all’opposizione a Roma, sarebbe la condizione ideale per proseguire anche nella stagione maroniana il gioco fortunato della Lega di lotta e di governo, un piede dentro e uno fuori le istituzioni. Il punto debole di questo progetto è che si fonda sull’alleanza con Berlusconi, al quale della sopravvivenza della Lega e perfino del Pdl, non frega nulla.
A Berlusconi interessa non far fallire le proprie aziende e quindi stare al governo, con chiunque
Nella peggiore delle ipotesi, la nuova Lega rischia di implodere in una guerra per bande locali e di consegnare altre quote di voti a Beppe Grillo, fino alla completa estinzione.
I segnali ci sono già . La minaccia di Bossi di fondare un nuovo movimento non è affatto campata in aria.
Il Senatur tiene famiglia, com’è noto, e controlla ancora un pezzo del movimento.
Se i successori non gli daranno una quota di nomine, lui ha chiesto il 20 per cento, è pronto a chiamare le truppe alla rivolta.
Nel caos dei prossimi mesi, è difficile prevedere come e dove andrà a finire la Lega. Conta anche la sorte e Maroni finora non è stato un principe fortunato.
Ha lanciato la candidatura alla vigilia di una tremenda batosta elettorale, si insedia nel fuoco delle polemiche.
Perfino il giorno del congresso, deciso da mesi, coincide con una giornata storta per la Lega, quella della finale di calcio, col Paese imbandierato di tricolori.
Curzio Maltese
(da “La Repubblica”)
Commento del ns. direttore
PROMEMORIA PER GLI ONOREVOLI DI FUTURO E LIBERTA’: E’ INTOLLERABILE CHE UNO STRISCIONE COME QUESTO NON VENGA RIMOSSO DALL’AUTORITA’ DI POLIZIA, COSTITUENDO VILIPENDIO ALLA NAZIONE… O CI PENSA MANGANELLI O QUALCHE FUNZIONARIO SI BECCA UNA DENUNCIA PER OMISSIONE DI ATTI D’UFFICIO
In quasiasi manifestazione pubblica se qualcuno srotolasse uno striscione con l’indicazione di uno Stato straniero accompagnato dalla parola “Merda”, gli autori verrebbero immediatamente fermati, identificati e denunciati per vilipendio di Stato estero.
Solo in Italia, al congresso di un partito rappresentato in Parlamento e che usufruisce del contributo pubblico degli Italiani, viene permesso di veicolare il messaggio “Italia merda” senza che nessun funzionario dello Stato intervenga per sequestrare l’oggetto di un reato e denunciare i responsabili.
Siamo all’assurdo che lo stesso neo-segretario della Lega, ex ministro degli Interni dello Stato italiano, lo veda e non ne ordini la rimozione, diventando correo morale nel reato.
E’ tempo che si ponga fine a queste manifestazioni di cialtronismo: o ci pensa Manganelli sussurrando il consiglio all’orecchio vellutato della Votino in fase preventiva o i funzionari di Stato presenti vengano denunciati per omissione di atti d’ufficio e il questore rimosso.
Questo chiediamo ai parlamentari di Futuro è Libertà , prima che qualcuno alla prossima occasione si incazzi e provveda da solo.
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