“E’ UNA LEGGE TRUFFA”: TUTTI I DUBBI DEI COSTITUZIONALISTI
AINIS, CAPOTOSTI, DE SIERVO, SARTORI: LISTE BLOCCATE E PREMIO TROPPO ALTO
Niente preferenze e soglia per il premio di maggioranza troppo bassa.
All’indomani della presentazione dell’Italicum sono questi i due punti della proposta di legge elettorale di Matteo Renzi che sollevano i dubbi di esperti e costituzionalisti. Da Ugo De Siervo a Michele Ainis, da Cesare Mirabelli a Piero Alberto Capotosti fino a Marco Travaglio, ecco gli interventi sui giornali di oggi.
Piero Albero Capotosti sul Messaggero:
La formula che si propone di adottare comprende sia un’alta soglia di sbarramento ai partiti per accedere al riparto dei seggi, sia un forte premio di maggioranza. E soprattutto si deve rilevare che l’obiettivo di fondo di questa riforma pare essere quello di assegnare ad una sola coalizione o anche partito la maggioranza assoluta, con una forte sovrarappresentanza parlamentare e un’altrettanta sottorappresentanza delle altre forze politiche. Si va cioè ad incidere, sul profilo della governabilità , sul profilo della raprresentanza parlamentare. [..] Anche il Porcellum si poneva gli stessi obiettivi e i risultati concreti sono stati davvero deludenti in tutte e tre le legislature di applicazione
Cesare Mirabelli intervistato sulla Stampa:
Mi pare un punto critico, ancorchè facilmente emendabile, prevedere una soglia molto bassa, al 35%, per far scattare un premio di maggioranza elevato del 18 o del 20%. Finora si era sempre ragionato di una soglia minima del 40 o del 45%. C’è il rischio che un premio così elevato non sia ragionevole.
Giovanni Sartori intervistato sul Messaggero:
Un pasticcio su un pasticcio su un pasticcio [..] Intanto partiamo dal nome: Italicum è ridicolo. Le definizioni Mattarellum e Porcellum le ho inventate io ma perchè erano i nomi degli autori di quei meccanismi elettorali. Italicum invece ricorda un treno, o giù di lì [..] Annovera una serie di toppe messe l’una sull’altra, tutte sbagliate. Da tempo sostengo che è falso che il maggioritario determini il bipartitismo nel nostro Paese [..] La verità è che il maggioritario rinforza un doppio turno che c’è ma non produce un doppio turno che non c’è. E infatti il Mattarellum ha prodotto una quarantina di partiti, alcuni composti da un persona sola. Quanto al premio di maggioranza che scandalizza tanti, ricordo che quando la Dc provò ad inserirlo nel 1953 su impulso del presidente del Senato, Meuccio Ruini, le sinistre gridarono alla legge truffa. Ma in quel caso il premio scattava per un partito che aveva già avuto il 50 più uno dei voti! Dunque nessuna truffa: ingrandiva la maggioranza che però aveva già dimostrato nei numeri di essere tale. Ora invece si stanno inventando sistemi che trasformano la minoranza in una maggioranza: si ripete, seppur in maniera più blanda lo concedo, la truffa di prima”.
Ugo De Siervo intervistato su Repubblica:
Il sistema viene configurato come proporzionale, ma lo è solo fino a un certo punto, perchè se una lista o una coalizione raggiunge almeno il 35% dei voti scatta un forte premio di maggioranza, che fa raggiungere la maggioranza assoluta degli eletti anche a chi abbia conseguito poco più di un terzo dei voti. Altra cosa sarebbe stata se la percentuale richiesta fosse stata più alta: non ci sarebbe stato il rischio di forti contestazioni politiche che potrebbero manifestarsi in un Parlamento che premia troppo la lista che ha conseguito più voti. [..] (Sulle preferenze) Secondo la Corte se ne potrebbe fare a meno, ma forse dare una preferenza in collegi piccoli non espone il sistema politico ai rischi che spesso vengono rappresentati.
Michele Ainis sul Corriere:
La rappresentatività del Parlamento. È il punto su cui batte e ribatte la Consulta, nella sentenza con cui ha arrostito il Porcellum . Significa che i congegni elettorali non possono causare effetti troppo distorsivi rispetto alle scelte dei votanti, come accadeva con un premio di maggioranza senza soglia. E il premio brevettato da Renzi? 18%, mica poco: fanno quattro volte i seggi della Lega, recati in dono a chi vince la lotteria delle elezioni. Crepi l’avarizia, ma in questo caso rischia di crepare pure la giustizia. [..] Terzo: la sovranità . Spetta al popolo votante, non certo al popolo votato. Da qui l’incostituzionalità delle pluricandidature, dove il plurieletto decideva l’eletto; ma su questo punto Renzi tace, e speriamo che non sia un silenzio-assenso. Da qui, soprattutto, l’incostituzionalità delle liste bloccate. Tuttavia la Consulta ha acceso il verde del semaforo quando i bloccati siano pochi, rendendosi così riconoscibili davanti agli elettori. Quanto pochi? Secondo la scuola pitagorica il numero perfetto è 3; qui invece sono quasi il doppio. Un po’ troppi per fissarne a mente i connotati. C’è infatti un confine, una frontiera impercettibile, dove la quantità diventa qualità . Vale per il premio di maggioranza, perchè il 40% dei consensi sarebbe di gran lunga più accettabile rispetto al 35%. E vale per le liste bloccate, che si sbloccherebbero aumentando i 120 collegi elettorali. In caso contrario, il prestigiatore rischia di trasformarsi in un illusionista. Ma gli sarà difficile illudere di nuovo la Consulta, oltre che gli italiani.
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano:
Cosa c’è che non va? Le liste bloccate sopravvivono intatte al Porcellum, sottraendo la scelta agli elettori e lasciando ai segreatri di partito il potere di vita o di morte sugli eletti, anzi sui nominati, perpetuando le nomenklature dei fedelissimi e dei mediocri a scapito degli indipendenti e dei migliori. Renzi obietta che anche le preferenze sono una schifezza, e ha ragione: quando gli italiani poterono decidere con il referendum del 1991, le abrogarono limitandole a ua sola per ridurre i costi delle campagne elettorali (primo movente di Tangentopoli) e spezzare le cordate che consentivano il voto di scambio e il controllo mafioso e clientelare dell’elettorato.
(da “Huffingtonpost”)
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