ECCO I 43 TRADITORI AZZURRI: C’E’ ANCHE VERDINI
CIRCOLA NEI PALAZZI L’ELENCO DEGLI ELETTORI DI FORZA ITALIA CHE AVREBBERO PUGNALATO BERLUSCONI VOTANDO PER MATTARELLA: E’ IL GRUPPO DI VERDINI
Ventotto deputati e quindici senatori: l’ultima pugnalata per Silvio Berlusconi è arrivata da loro. Dai parlamentari di Forza Italia eletti grazie al loro leader. Abbandonato a se stesso.
Dei 101 Franchi Tiratori del Pd che nel 2013 affondarono Romano Prodi non abbiamo mai conosciuto i nomi e non li sapremo mai.
Dei Franchi Soccoritori di Forza Italia che nel 2015 hanno votato per Sergio Mattarella, deviando dalla linea ufficiale del partito (scheda bianca) circola già una lista a meno di quarant’otto ore dal voto.
Una lista sulla cui veridicità è lecito nutrire qualche dubbio. Ma circola già da qualche ora nei palazzi della politica e nelle file di Forza Italia.
Vale per la sua compilazione, per dire del clima che si respira tra gli azzurri, più che per la sua attendibilità .
Un veleno distillato nelle ore decisive dell’elezione presidenziale, tra le 9.30 e le 12 di sabato mattina, durante la quarta votazione, quella decisiva per eleggere Mattarella.
In azione i cronometri (per votare scheda bianca basta un istante, c’è chi come Maurizio Gasparri l’ha sventolata e depositata nell’urna senza neppure piegarla) e le sentinelle addette alla postura dei piedi.
Come ha detto ieri l’azzurra Jole Santelli al “Corriere”, delegata a scrutare i piedi dei colleghi sotto il catafalco: «Chi li teneva verso l’uscita non stava scrivendo, chi invece li girava verso la tavoletta era impegnato a usare la matita».
Nella lista dei Veleni compaiono 28 deputati e 15 senatori.
La somma fa 43 grandi elettori, più o meno quanto sono stati i voti mancanti ai gruppi di Forza Italia rispetto al previsto: le schede bianche sono state 105, i forzisti erano 142.
Tra i deputati: Maurizio Bianconi, Adriano Biasotti, Michela Brambilla, Basilio Catanoso, Nicola Ciracì, Luca D’Alessandro, Monica Faenzi, Sestino Giacomoni, Cosimo Latronico, Piero Longo, Giovanni Mottola, Massimo Parisi, Gianfranco Rotondi, Francesco Saverio Romano, Elivira Savino, Luca Squeri, Elio Vito. Tra i senatori: Bernabò Bocca, Riccardo Conti, Ciro Falanga, Pietro Liuzzi, Eva Longo, Lionello Pagnoncelli, Antonio Razzi, Domenico Scilipoti. E Denis Verdini.
La maggior parte di loro non dice nulla al grande pubblico.
Alcuni hanno dichiarato in pubblico di aver disubbidito, ad esempio il siciliano Romano, tra i più vicini al dissidente Raffaele Fitto, che Mattarella lo votava fin da piccolo nella Dc siciliana.
Oppure Scilipoti che entrando in aula ha annunciato: «Potrei votare per Mattarella».
Primi segnali di frattura all’interno di Forza Italia sulla linea di votare scheda bianca al quarto scrutinio.
“Mattarella? Potrei anche votarlo” ha detto il senatore Domenico Scilipoti entrando alla Camera.
“Fitto chiede l’azzeramento dei vertici di FI? E’ un argomento che si vedrà dopo. Oggi si vota il presidente della Repubblica, domani è un altro giorno” ha aggiunto.
Per il senatore Niccolò Ghedini “nei partiti c’è sempre una fisiologica discussione, è tutto nella norma”.
“La discussione fa parte della vita – aggiunge Maurizio Gasparri – la nostra posizione è quella votata all’unanimità su proposta di Berlusconi”.
Razzi ha preso un voto, chi si scandalizzerebbe se fosse il suo? Sono soddisfazioni. Rotondi prova da anni a rifondare la Dc, come poteva evitare il richiamo della foresta rappresentato dall’ex deputato demitiano?
Ma altri nomi sorprendono e ruotano tutti attorno allo stesso nome: l’amico toscano di Renzi Denis Verdini.
Oltre al potente senatore ci sono anche i verdiniani di più stretta osservanza, al gran completo: l’ex portavoce D’Alessandro, l’ex sindaco di Castiglion della Pescaia Faenzi, il bresciano Conti rinviato a giudizio con Verdini per l’affare dei palazzi in compravendita…
Questo il risultato del moviolone, almeno secondo chi l’ha compilato.
Che aprirà da questa mattina la lunga resa dei conti dentro Forza Italia.
Contro il «duo tragico», come la super-berlusconiana Maria Rosaria Rossi ha definito Verdini e Gianni Letta.
Con la differenza che Letta è un signore fuori dal Parlamento per sua scelta da sempre, mentre Verdini controlla mezzo gruppo parlamentare.
E ha sempre rivendicato la paternità del Patto del Nazareno. Ma questa volta ha fatto i male i suoi conti, essendo stato tradito da Matteo Renzi.
Oppure li ha azzeccati, ma in un modo che non si può confessare.
In ogni caso, a ciascuno il suo complotto e il suo veleno.
La sindrome del teatro Capranica, dove il Pd di Bersani si dissolse due anni fa, oggi si è spostata in Forza Italia.
Nel cuore del cerchio magico berlusconiano.
Marco Damilano
(da “L’Espresso“)
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