ECCO LA “GIL”, LA MISURE ANTI-POVERI TRAVESTITA DA RIFORMA DELL REDDITO DI CITTADINANZA
MENO FAMIGLIE AIUTATE, MENO SOLDI E PER MENO TEMPO, PENALIZZATO CHI HA PIU’ FIGLI
Gil. A qualcuno la sigla ricorderà quella, cara alla destra più nostalgica, della “Gioventù italiana del littorio”, ma stavolta Gil sta per “Garanzia per l’inclusione”, lo strumento che dal 1° gennaio 2024 sostituirà il Reddito di cittadinanza o, per dirla meglio, che depotenzierà di molto il sussidio anti-povertà.
Più che una riforma, infatti, è un taglio drastico mascherato dal cambio di nome. La bozza del decreto è pronta e contiene una quarantina di articoli: per molti versi ricalca le indiscrezioni circolate alcune settimane fa, ma questa volta sembra fare sul serio.
La Garanzia per l’inclusione dovrebbe raggiungere poco più di 700 mila nuclei, un numero molto inferiore rispetto a quelli coinvolti dal Reddito di cittadinanza. Per ottenerla sarà infatti necessario un Isee di massimo 7.200 euro, parecchio più basso rispetto ai 9.360 euro che sono la soglia attuale. A restringere ancora di più la platea ci saranno anche altri requisiti: la Gil potrà essere percepita solo da famiglie che abbiano almeno un minore, un anziano con più di sessant’anni o una persona con invalidità. Si tratta di quelle categorie che in un primo momento il governo Meloni aveva individuato come “non occupabili”. Dal testo, però, emerge una novità: anche i componenti di queste famiglie potranno essere considerati “occupabili” e in tal caso essere obbligati a firmare il patto per il lavoro.
Il beneficio sarà massimo di 500 euro al mese, più il contributo all’affitto di massimo 280 euro, in questo caso come il Reddito di cittadinanza. §
La durata sarà invece inferiore: dopo i primi 18 mesi potrà essere richiesta nuovamente, ma percepita solo per altri 12 mesi.
Il requisito della residenza diventa al contrario più generoso: non più dieci anni, come nel caso del Reddito di cittadinanza, ma cinque. Va ricordato che si tratta di un passaggio obbligato, visto che sul tema pende una procedura d’infrazione della Commissione Ue.
La Gil, al netto del taglio, perpetua i difetti del Reddito di cittadinanza individuati dagli esperti. A partire dal contributo all’affitto, che come detto rimarrà di massimo 280 euro e così facendo penalizza le famiglie numerose che, dovendo vivere in case più grandi, spesso pagano canoni più alti.
Peggiora, se possibile, la cosiddetta “scala di equivalenza”, il meccanismo con cui il sussidio aumenta al crescere del numero di componenti della famiglia: il Reddito di cittadinanza prevedeva che l’assegno aumentasse di 100 euro per ogni minore, ora crescerà di 75 euro dopo il primo figlio minorenne e di 50 euro dal secondo in poi.
Gli esperti di politiche contro la povertà suggerivano invece il contrario, cioè di rendere più generoso il meccanismo per le famiglie numerose.
Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà, al Fatto la spiega così: “Se la scala di equivalenza cambierà in questo modo e non ci sarà un riequilibrio con altri interventi, per esempio con l’assegno unico, ci troviamo di fronte a una situazione che regredisce rispetto al passato”. In ogni modo, l’Alleanza vuole aspettare il testo ufficiale per una valutazione complessiva e chiede di essere consultata dal governo.
Che ne sarà ora di tutti quelli che stanno per perdere il Reddito di cittadinanza? Le persone senza disabili, minori o anziani in famiglia potranno ricevere per un solo anno un nuovo sussidio chiamato Gal (Garanzia per l’attivazione lavorativa), di soli 350 euro al massimo. Secondo le stime riguarderà 213 mila famiglie.
L’intenzione iniziale del governo era di togliere del tutto il Reddito di cittadinanza a queste persone – nel 2023 potranno riceverlo solo per sette mesi – ma poi ha dovuto fare dietrofront e riconoscere comunque un sussidio: probabilmente il motivo è che l’orientamento dell’Unione europea in materia di redditi minimi – raggiunto in riunioni con la presenza anche della nostra ministra Marina Calderone – contempla l’inclusione dei soggetti “occupabili” in questo tipo di sussidi.
Quanto ai controlli contro i cosiddetti “furbetti”, questi vengono demandati all’Ispettorato del lavoro e ai carabinieri con la conferma delle sanzioni penali previste dalla precedente legge. L’impressione è che a falcidiare la platea non sarà una maggiore efficienza nelle verifiche, ma semplicemente l’aver aggravato – una sorta di punizione preventiva dei poveri – i requisiti di accesso.
(da il Fatto Quotidiano)
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