ELEZIONI A MILANO: IL PDL TREMA PER LA MORATTI E LA RUSSA VEDE NERO
IL MINISTRO DELLA DIFESA: “BASTEREBBE PENSARE AI VOTI CHE NON ARRIVERANNO DA UDC E FLI”…L’IPSOS DA’ AL PRIMO TURNO LA MORATTI AL 43,8% E PISAPIA AL 42,1%, MA AL SECONDO TURNO VINCEREBBE PISAPIA CON IL 52,4% CONTRO IL 47,6% DEL SINDACO USCENTE
Nel Pdl milanese cresce la paura di non farcela a rieleggere Letizia Moratti.
«Lei pensa ancora di vincere al primo turno, ma se lo sogna – si sfogava dagli Stati Uniti il ministro della Difesa e coordinatore nazionale del partito, Ignazio La Russa – Basta prendere i voti delle precedenti elezioni e sottrarre quelli dell’Udc e del Fli: basta un 5 per cento in meno e si è già sotto il 50».
Per una volta, La Russa è d’accordo con Gianfranco Fini, il quale avrebbe detto che Berlusconi sarebbe «molto preoccupato per i sondaggi milanesi» che darebbero alla Moratti solo il 42 per cento.
Anche il sindaco di Milano è preoccupata. Teme una fuga di voti moderati dopo lo scandalo dei manifesti con la scritta ‘Via le Br dalle Procure’ ideati da Roberto Lassini, candidato nella lista del Pdl al consiglio comunale.
Per questo motivo, ha puntato i piedi durante un faccia a faccia con il coordinatore lombardo pidiellino Mario Mantovani e chiesto il ritiro della candidatura di Lassini.
Il Pdl milanese è sotto choc.
Una nuova tegola è caduta sul partito proprio dopo che Silvio Berlusconi domenica al teatro Nuovo aveva chiesto ai suoi di «fare un salto di qualità » nella campagna elettorale per Milano.
Mentre procede l’inchiesta sulla denuncia dei Radicali per le firme false raccolte a sostegno del listino di Roberto Formigoni alle ultime elezioni regionali, nel Pdl è in atto una guerriglia interna che rischia di compromettere non solo il clima della campagna elettorale, ma anche l’esito.
Un tutti contro tutti che riguarda anche la gestione del partito in Lombardia.
La Lega con Matteo Salvini ha già avvisato gli alleati pidiellini che passerà queste settimane «a parlare di Milano, non di magistrati, di Br, di intercettazioni».
Un sondaggio Ipsos realizzato a fine marzo dava il seguente scenario: Moratti al 43,8% con Pisapia che la tallona al 42,1% al primo turno.
Al secondo turno vincerebbe Pisapia con il 52,4% con la Moratti al 47,6%.
Decideranno gli incerti e l’area del non voto: 35,5% al primo turno, 46,4% al secondo.
Pesa il buon successo al primo turno del candidato del Terzo Polo, Manfredo Palmeri, con oltre l’8%, sostenuto da finiani e dall’Udc di Tabacci.
Al ballottaggio come si orienteranno?
“Ci penseremo quando sarà il momento – risponde il senatore Giuseppe Valditara di Fli – ora lavoriamo per arrivarci noi al secondo turno. La linea è quella di non stringere accordi nè con la Moratti, nè con Pisapia, poi vedremo. Di sicuro non sosterremo la Moratti”.
Al ballottaggio si dà per scontato che anche i leghisti non correranno in massa per sostenere la signora.
Molti ricordano che nel 1999 Massimo D’Alema fu travolto proprio da elezioni amministrative andate male e dovette lasciare la guida del governo.
Il rischio che la Lega, in caso di sconfitta, faccia suonare la campanella di fine lezioni, ha messo in allarme il premier.
Ma essersi posto come capolista stavolta potrebbe rivelarsi un boomerang: nessuno potrà dire “io non c’ero”.
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