EMERGE LA VERITA’ SULLA MANCATA PRESENTAZIONE DELLA LISTA DEL PDL IN LAZIO
LE RAGIONI PER CUI MILIONE SI E’ ASSENTATO E HA PERSO TEMPO…. BERLUSCONI NON DOVEVA RACCONTARE BUGIE E COSTRUIRE SU QUESTE LA TEORIA DEL COMPLOTTO…I SILENZI DI MOLTI E IL MISTERO DELLE TELEFONATE
Pensiamo sia venuto il momento, a elezioni terminate, che i vertici del centrodestra, premier in primis, alla prima occasione televisiva chiedano scusa ai propri elettori, non solo per non aver fatto trovare loro il simbolo del Pdl nella scheda elettorale nella provincia di Roma, ma per aver raccontato una versione di comodo, manipolato l’informazione, accusato ingiustamente magistrati e carabinieri in servizio, aver addirittura costruito una teoria del complotto inesistente e su di essa aver creato la marcia dei 130.000 a Piazza San Giovanni.
Militanti presi in giro, perchè nessun complotto aveva impedito la presentazione della lista, ma solo problemi interni al Pdl romano.
Per evitare di ammettere di aver sbagliato e per non volersi assumere le proprie responsabilità , si sono fatti otto ricorsi inutili, alimentando una campagna elettorale di odio e contrapposizione che non aveva senso.
Si è addirittura fatto un “decreto interpretativo” per tentare di condizionare i giudici, quando si sarebbe dovuto con umiltà chiedere semplicemente scusa. Non si urla dal palco in malafede che “si vuole impedire agli elettori del primo partito italiano di esercitare il loro diritto democratico al voto”, quando si sa che ciò è stato impedito solo dalla dabbenaggine dei propri dirigenti e non da un manipolo di congiurati.
Intanto partiamo da una anomalia unica in Italia: in tutti i partiti esiste una direzione nazionale che, con un congruo anticipo, ratifica le liste a maggioranza, adottando nel caso le opportune correzione.
Se così fosse stato anche per il Pdl, l’incaricato avrebbe semplicemente potuto presentarsi il primo giorno della consegna delle liste con l’elenco approvato e il cellulare staccato.
Invece le trattative da mercato delle vacche sono andate avanti per tutta la notte precedente con un vergognoso “togli e metti” da parte dei notabili romani.
La lista è stata all’alba modificata per l’ennesima volta: sono stati cancellati con un blitz tre nomi: quello di Samuele Piccolo, l’ex An mago delle preferenze e quindi candidato pericoloso per qualcuno, e quelli di De Lillo e Palozzi, ex Forza Italia.
Ma Piccolo, annusata la trappola, non si fidava e si è presentato in tribunale. Milione, con i faldoni delle firme sotto il braccio, se lo è trovato davanti ed è nata una discussione: Milione è uscito due volte, ma Piccolo non mollava.
A questo punto Milione è stato a lungo al cellulare ponendo a diversi personaggi il quesito: “Lo devo inserire o no?”.
La farsa è andata avanti per un’ora e quando Milione ha cercato di rientrare ormai era troppo tardi, le consegne erano terminate.
Ora qualcuno dovrebbe dirci chi sono stati gli interlocutori di Milioni, a che titolo sono intervenuti, come si sono permessi, per interessi personali, di impedire di fatto la presentazione della lista nei tempi previsti.
Confermarci se è vero che il Pdl delle province era alla fine ben felice della brutta figura e che, nella lista, facevano la parte del leone gli uomini di Alemanno, Rampelli e Augello che avevano agito in stretto contatto con un referente di livello di area Forza Italia.
Sono queste le risposte che l’elettorato del Pdl pretende dal suo vertice, non di vedere premiati con un assessorato magari proprio gli artefici del vergognoso pasticcio che ha leso il loro diritto al voto.
E sarebbe il caso in futuro che il partito si desse delle regole civili, non che le liste possano essere manomesse a pochi minuti dalla loro presentazione. Questa vicenda va chiusa in modo degno con delle scuse e una ammissione di responsabilità .
Non basta vincere nella vita, bisogna saperlo fare con onestà e con dignità .
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