EUGENIO SCALFARI: “RENZI E’ UN SEDUTTORE CHE SI CREDE STATISTA”
E’ SOLO PEGGIORATO AL MOTTO DI “NOI SIAMO BRAVI RAGAZZI E NESSUNO CI PUO’ FERMAR”
Parlando di Matteo Renzi, del suo governo, della montagna di problemi che si sono accumulati sulle sue spalle, debbo dire che li porta molto bene, non perde l’allegria, le battute, la mossa.
La mossa per lui è importante, gli viene spontaneamente e riesce quasi sempre a bucare il video delle tivù e le prime pagine dei giornali.
Pensate: sono tre giorni che i media hanno tra gli argomenti principali la decisione di Renzi di non andare al “salotto buono” di Ambrosetti a Cernobbio.
Ci saranno cinque dei suoi ministri, due o tre premi Nobel, i principali industriali italiani e la stampa di mezzo mondo ma lui ha deciso che andrà a Brescia per festeggiare la ripresa d’attività d’una azienda che aveva avuto alcuni incidenti di percorso.
Tre giorni e ancora se ne parla. Mi sembra incredibile
Mi piace citare un passo scritto da Giuliano Ferrara sul Foglio di venerdì: «Non vorrei che tutti gli elogi alle grandi doti di comunicatore, per Renzi oggi come per Berlusconi ieri, alludano all’artista compiaciuto di sè che prende il posto dello statista. Finchè non faremo un discorso alla nazione, sorridente quanto si voglia, ma pieno di verità , non ce la caveremo. Renzi ha già metà del piede nella tagliola che in Italia non tarda mai a scattare».
Così Ferrara. Personalmente mi auguro che la tagliola non scatti perchè allo stato dei fatti non abbiamo alternative. L’ho scritto più volte.
Criticavo Renzi per parecchi errori compiuti ma al tempo stesso dicevo: votate per lui, che altro si può fare?
Erano in vista le elezioni europee del 25 maggio dove infatti prese il 40,8 per cento dei voti. Non certo per merito mio, ma ne fui contento sperando che cambiasse. Invece è peggiorato.
È un artista della comunicazione come scrive Ferrara, io lo definirei un seduttore come Berlusconi, ma tutti e due si credono statisti e questo è il guaio grosso del paese
L’ultimo mutamento renziano è stato quello dell’annunciazione (meglio che chiamarla “annuncite”, come dice lui) del programma dei mille giorni che durerà fino alla fine della legislatura
Vi ricordate la fase dell’annunciazione? Un giorno diceva: nel prossimo giugno faremo la riforma del lavoro e in un mese la porteremo a termine; io ci metto la faccia, se non si fa me ne vado.
Il giorno dopo annunciava per il mese di luglio la semplificazione della pubblica amministrazione con le stesse parole e metteva sempre la faccia in gioco.
Il giorno successivo annunciava per settembre la riforma della scuola.
Idem come sopra
La sola volta in cui riuscì fu la prima approvazione della riforma costituzionale del Senato: la voleva per l’8 agosto e l’ottenne. Quella era a mio avviso una sciagura e si vedrà nei prossimi mesi se e come finirà , ma la ottenne anche perchè ci furono i voti di Berlusconi.
Due seduttori uniti insieme possono fare uno statista ma di solito di pessima qualità . Dunque dall’annunciazione ai mille giorni, perchè si è capito che in un mese una riforma che mira a cambiare una parte dello Stato non è neppure pensabile.
La faccia non ce l’ha messa. È una fortuna perchè oggi ci troveremmo senza un governo, senza un programma, schiacciati dalla recessione e della deflazione proprio nel momento in cui spetta all’Italia ancora per tre mesi la presidenza semestrale dell’Unione europea.
È una fortuna, ma anche una sciagura perchè il nostro Renzi, che snobba Cernobbio (e chi se ne frega), adesso interferisce anche con Draghi.
All’esortazione di fare subito almeno la riforma del lavoro per trattare con la Commissione (e con la Merkel) una dose accettabile di flessibilità , ha risposto: «Subito? Ma che dice Draghi? Ci vuole il tempo che ci vuole per una riforma di quell’importanza». Ma lui non ci aveva messo la faccia per farla in un mese
Io so in che modo la si può far subito: con i voti di Berlusconi il quale altro non vuole che stare nella maggioranza non solo per le leggi costituzionali ma anche per quelle economiche. Per tutte.
E non pretende nemmeno che Renzi glielo chieda.
Anzi, Renzi dirà che non chiede niente a nessuno, è un bravo ragazzo e nessuno lo fermerà .
Ma Berlusconi si sente un santo, anzi un padre della Patria che vuole marciare con tutti gli altri fino al 2018.
Così poi lo vedremo inserito nell’album della storia d’Italia accanto ai volti di Mazzini, Garibaldi e Cavour.
Uno schifo, ma temo assai che finisca così.
Eugenio Scalfari
(da “La Repubblica”)
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