EUROPA, MIGRANTI E PD: TUTTE LE GIRAVOLTE DELLA LEGA PUR DI STARE AL GOVERNO CON DRAGHI
SOLO UNO STRUMENTO PER AUMENTARE CONSENSI SALENDO SUL CARRO DEL VINCITORE
Matteo Salvini è diventato europeista. Il leader della Lega, con una serie di giravolte che gli hanno permesso di atterrare direttamente sul governo di Mario Draghi ancor prima che questo si formi, ha cambiato idea su un paio di questioni negli ultimi giorni. Temi a cui il Carroccio deve anche la propria fortuna politica, dalle posizioni sovraniste nei confronti dell’Europa, allo scetticismo verso l’euro, fino al cavallo di battaglia del contrasto all’immigrazione.
Ora Salvini, in un’opera di trasformazione camaleontica, sembrerebbe però deciso a smussare alcune delle sue posizioni in modo da riuscire a incastrarsi in un esecutivo guidato dall’ex governatore della Bce. Governo che, come hanno detto tutti i partiti al termine delle consultazione, vedrà il proprio primo pilastro in una cornice fortemente europeista.
Fino a qualche mese fa sarebbe parso impossibile pensare a un governo di matrice europeista sostenuto da Salvini. Che lo scorso aprile, nel pieno della pandemia di coronavirus, descriveva l’Europa parlando di “fame, morte e sacrificio”, dicendo di essere anche pronto a “salutare, se serve, senza nemmeno ringraziare”. Del resto, in Europa la Lega detiene la presidenza del gruppo Identità e democrazia, formato da un miscuglio di nazionalismo, sovranismo ed euroscetticisimo.
L’operazione di chirurgia estetica fatta dalla Lega nelle ultime ore, però, non può nascondere totalmente l’opportunismo di questa decisione.
Cambiare casacca e unirsi ai sostenitori di Mario Draghi è l’unico modo che ha Salvini in questo momento per mettere mano ai 209 miliardi del Recovery Plan e (soprattutto) per non trovarsi alla prossima tornata elettorale ad affrontare un asse giallorosso rafforzato dall’esperienza di governo con l’uomo su cui gran parte dell’elettorato, compreso quello di Forza Italia, sembra convergere.
Ci sono una serie di indizi che mostrano le ultime dichiarazioni di Salvini sull’Europa per quello che sono: uno strumento politico di chi coglie l’opportunità di aumentare i propri consensi e balzare sul carro del vincitore.
Partiamo dall’affermazione sull’Europa. Al termine del secondo giro di consultazioni, Salvini, giustificando l’inaspettata svolta europeista, ha detto:”A me interessa sì stare in Europa, ma per difendere gli interessi italiani. Come i tedeschi difendono il loro interesse, noi vogliamo stare in governo che non svende i nostri interessi in Europa. Non per sovranismo, ma per buonsenso”.
Difficile però pensare di appartenere a una comunità , perchè questo è l’Unione europea, solamente per fare i propri interessi personali. Se è questa l’idea di europeismo di Salvini, è chiaro che è legata alle circostanze politiche di questo preciso momento, ma nulla di più. La Lega è e rimane un partito sovranista.
L’altro grande tema su cui Salvini ha cambiato retorica è quello dell’immigrazione. Le politiche messe in campo dal leader della Lega quando era ministro dell’Interno chiaramente non potrebbero mai esistere in seno a una maggioranza dove siedono il Partito democratico (che nel programma presentato alle consultazioni chiede la cancellazione della Bossi-Fini e l’introduzione dello ius culturae) e dagli altri partiti di sinistra.
Allora Salvini si è affrettato a rassicurare: “Sull’immigrazione noi chiediamo che ci sia una gestione di tipo europeo, con un modello di buona gestione e contrasto al traffico di esseri umani”.
Peccato però che in Europa la Lega spesso e volentieri si sia rifiutata di sedersi ai tavoli in cui si discuteva del Regolamento di Dublino (assenza sulla quale Salvini si è rifiutato di commentare in passato) e che nessuna norma europea comprenda stalli in mare e respingimenti.
(da agenzie)
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