EVASI 500 MILIONI AL GIORNO. LA UIL: “DEDURRE LE SPESE DA TASSE”
“L’IVA E’ L’IMPOSTA PIU’ EVASA”… 180 MILIARDI L’ANNO PARI ALL’11,2% DEL PIL
L’evasione fiscale corre con le lancette dell’orologio: ogni minuto sfuggono al Fisco 347mila euro che fanno 500 milioni al giorno.
Oltre 180 miliardi l’anno, l’11,2% del Pil.
Come dire che basterebbe dimezzare l’evasione fiscale per azzerrare il debito pubblico in 23 anni, come fosse un mutuo sulla casa.
A elaborare i dati è la Uil in occasione della presentazione di una petizione popolare per arrivare a una “svolta” nella lotta all’evasione fiscale
Il piano presentato passa per “una petizione popolare per raccogliere almeno 500 mila firme per proporre a governo e Parlamento una modifica della legge che preveda di dedurre le tasse rispetto a determinate spese”.
Anche perchè secondo il segretario generale del sindacato, Luigi Angeletti, è “l’Iva è la tassa più evasa”. Questa proposta, ha proseguito, “non è l’unica ma la più efficace per contrastare l’evasione fiscale che in Italia è il vero scandalo, un problema sociale”.
Di qui l’iniziativa della petizione popolare, la cui raccolta di firme partirà il primo maggio e si concluderà il 30 giugno. Le risorse recuperate – per la Uil – devono essere destinate alla riduzione delle tasse: “gli interventi annunciati dall’attuale Governo sono positivi e nei prossimi mesi vanno estesi a tutti i pensionati e a tutti i lavoratori”.
D’altra parte lavoratori dipendenti e pensionati contribuiscono al reddito Irpef per l’86,7% con una forte la simmetria tra i contribuenti soggetti al sostituto dell’imposta e quelli che autodichiarano il proprio reddito: quello medio degli imprenditori è di 21.330 euro a fronte dei 22.080 euro medi del lavoratore dipendente.
La petizione raccoglie cinque proposte, a partire dall’ “estensione del contrasto di interessi” tra consumatori e fornitori “attraverso l’aumento delle detrazioni e delle deduzioni esistenti” prevedendo anche il potenziamento della tracciabilità dei pagamenti. E poi “la riorganizzazione dell’apparato statale attraverso la creazione di una vera e propria struttura per l’accertamento che consenta di prevedere un incremento dei controlli, destinandovi maggiori risorse ed energie umane: il personale addetto ai controlli in Italia è circa la metà della media dei paesi Ocse”.
L’introduzione di una “sanzione che preveda, per chi evade, l’interdizione all’accesso alle agevolazioni fiscali e ad alcuni servizi (dalla retta per l’asilo nido alle tasse universitarie) per un periodo temporale correlato all’entità dei redditi evasi”. Il “potenziamento del ruolo degli enti locali, attraverso un loro effettivo coinvolgimento” nel contrasto all’evasione e l’elevazione “a rango costituzionale dello Statuto dei Diritti del contribuente per assicurare trasparenza, semplificazione degli adempimenti, certezza ed esigibilità dei diritti dei cittadini nel rapporto con il fisco”.
Dall’elaborazione del sindacato emergono poi casi davvero singolari.
Ci sono delle categorie che addirittura dichiarano di perdere reddito: le discoteche, sale da ballo e night club hanno dichiarato un rosso di 1.300 euro, mentre i servizi dei centri per il benessere fisico e gli stabilimenti termali di 4.100 euro.
Lo studio della Uil punta quindi il dito contro lo scarso numero di controlli che l’agenzia delle entrate riesce ad effettuare: difficilmente superano i 200mila l’anno, dato questo che equivale ad una probabilità di controllo approfondito ogni venti anni di attività .
Eppure i controlli non sarebbero neppure così complicati. Basti pensare che dall’analisi dei dati dell’anagrafe tributaria in Italia risultano circolare 594.350 autovetture soggette al superbollo, il 31,7% delle quali possedute da persone che dichiarano redditi inferiori ai 20 mila euro annui.
Uno “sbilancio” che si registra anche per quel che riguarda il possesso di yacht: nella fascia di redditi inferiori ai 20mila euro annui i dati riportati nello studio Uil mostrano come, in questa fascia, ci siano 42mila contribuenti proprietari di natanti superiori ai 10 metri che sono il 42,4% del totale della flottiglia nazionale.
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