EXPO PRESENTA IL CONTO: PROGETTI TAGLIATI E OPERE PIU’ CARE DI 180 MILIONI
NON SOLO PADIGLIONE ITALIA E’ PASSATO DA 63 MILIONI A 92, ANCHE ALLA PIASTRA DA 165 A 224…. STRUTTURE RIDIMENSIONATE E LE AZIENDE CHIEDONO PIU’ SOLDI
La storia tormentata di Padiglione Italia è lì, in quel palazzo di cinque piani che, con le altre strutture che lo accompagnano, sta provando a scrollarsi di dosso le impalcature dei cantieri per l’apertura del Primo maggio.
Una strada in salita scolpita anche nel prezzo che verrà pagato per costruirlo: 92 milioni, quasi 30 in più (coperti da sponsor, assicura il commissario Giuseppe Sala) rispetto ai 63 iniziali.
Ma non ci sono soltanto i costi impazziti dello spazio simbolo dell’Italia a Expo.
È stata tutta l’Esposizione a dover superare gli ostacoli, a recuperare i ritardi di un avvio affannoso, i contraccolpi delle risse della politica e delle inchieste.
Alla fine, sono arrivate le varianti, il carico delle riverse — come si chiamano tecnicamente le contestazione delle aziende che pretendono soldi extra — gli operai e i mezzi necessari per accelerare i lavori.
Ed è adesso che viene presentato il conto. Un conto ancora aperto e non definito perchè sono ancora aperte le quattro grosse partite che corrispondono agli appalti più complessi che dovranno passare al vaglio del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone e dell’Avvocatura dello Stato.
Già ora, però, considerando anche i lavori aggiuntivi, si potrebbe arrivare a quasi 180 milioni in più rispetto alle basi d’asta iniziali.
E l’escalation potrebbe continuare con l’incognita maggiore: quanto costerà la cosiddetta piastra, l’ossatura di tutto il sito.
È il fronte più delicato: gli importi dei lavori che crescono annullano gli sconti di gara e vanno tenuti sotto controllo.
Perchè, ha ribadito anche Cantone, le richieste di pagamenti presentate da chi ha vinto gli appalti «sono molto, molto più alte» rispetto al principio.
Sala continua a ripeterlo: «Expo in ogni caso costerà meno del budget iniziale».
Si rimarrà comunque sotto il miliardo 200 milioni di fondi pubblici (già tagliato di 300 milioni), ma il pareggio sarà possibile perchè alcuni progetti come le Vie d’acqua erano già state ridotte, i disegni di diversi spazi semplificati, si era risparmiato su altri (18 milioni in meno) come il padiglione Arte e cibo, ad esempio, realizzato alla Triennale e non costruito ex novo sul sito
Ma partiamo dai primi lavori aggiudicati nel 2011 e terminati solo in questi giorni dopo 28 proroghe per «forza maggiore» e 302 per varianti riconosciute.
Si chiamano “rimozione delle interferenze” e sono le opere per preparare l’area all’arrivo dei padiglioni.
A vincere la commessa è stato il colosso delle cooperative Cmc con un ribasso record: 42,8%, da 92,7 milioni a 58,5.
Nel tempo, però, l’impresa ha ottenuto due diverse “aggiunte” salendo a 96 milioni. Adesso il terzo tempo: ci sarebbe un ulteriore accordo per chiudere la partita legale (l’impresa aveva chiesto 140 milioni) e concedere all’incirca altri 40 milioni.
Saranno Avvocatura e Anac a esprimersi, ma il rischio sarebbe quello: più che raddoppiare il prezzo, salendo a 136 milioni totali, 77,5 in più.
Molti appalti, anche minori, sono gravati da varianti per lavori aggiuntivi o cambi di marcia: dalle due passerelle di collegamento alla riqualificazione della Darsena.
Ma i problemi sono altri.
A cominciare dalla piastra: è l’appalto fondamentale (i lavori sono in dirittura d’arrivo) che unisce anche tutti i guai di Expo, dall’attenzione della magistratura all’esigenza di fare in fretta.
Se lo è aggiudicato, tra le polemiche per il ribasso (quasi 100 milioni in meno) la Mantovani, una delle aziende del Mose.
Si è partiti da 165 milioni e in un primo momento si è arrivati a 200: 34,5 milioni che in realtà sono «lavori complementari». Non sono veri e propri extracosti, ma Expo per esigenze di tempo li ha affidati direttamente a Mantovani senza fare un’altra gara e per l’impresa l’importo è comunque salito. E salirà ancora.
Il cda di Expo ha appena spedito all’Anac una proposta di variante: altri 25 milioni. I costruttori però nel tempo avrebbero presentato riserve per l’astronomico importo di 200 milioni. Non verranno mai riconosciute interamente, ma una transazione andrà chiusa. Sala ha sempre assicurato che non si supereranno i 20 milioni extra.
Per altri, l’importo potrebbe essere maggiore. A quanto ci si fermerà ? È questo il dubbio: 245? 260?
Bisognerà chiarirlo, ma la base originaria di 272 milioni è sempre più vicina
Anche la pratica di Palazzo Italia dovrà passare l’esame.
La maggior parte dei 30 milioni in più è rappresentata dai fondi per Italiana costruzioni, impresa “sotto sorveglianza speciale”: 24 milioni di cui 16 per cambi di progetto e 8 per lo sforzo di operai e mezzi. Tutta da sciogliere, invece, la matassa ancora più ingarbugliata delle Vie d’acqua Sud.
L’azienda (la Maltauro) è stata commissariata e, ragionano in Expo, da un lato sarà più semplice chiudere.
Quest’opera verrà realizzata in minima parte. Doveva costare 42,5 milioni, ma i lavori effettivi potrebbero aggirarsi attorno ai 10 milioni.
Anche qui, però, ci sono 35 milioni di richieste aggiuntive dell’impresa: non verranno mai concessi, giurano tutti i tecnici.
Bisognerà trovare un equilibrio, magari pagando a Maltauro solo l’opera realmente fatta e con il “risparmio” riconoscere qualcosa per la rinuncia al resto dell’appalto. Un altro capitolo da chiudere.
Alessia Gallione
(da “La Repubblica“)
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